giovedì 23 luglio 2015

L’identità sessuale colpita dall’ideologia di genere

di Domenico Bonvegna

Nel dicembre del 2010, il professore Mauro Ronco, professore ordinario di Diritto Penale presso l’università degli Studi di Padova, in un intervento organizzato dall’UGCI (Unione Giuristi Cattolici Italiani) a Palermo, partendo dal tema dell’identità sessuale e l’identità della persona,  ha spiegato egregiamente che cos’è l’ideologia di genere, il Gender, successivamente l’intervento del professore Ronco è stato pubblicato sulla rivista trimestrale, Cristianità (gennaio-marzo 2011 n.359).
Il professore inizia con un’affermazione paradossale: “l’ideologia postmoderna dei ‘diritti umani’ sta distruggendo la persona umana”. E’ una drammatica verità dei nostri tempi. Il fondamento di questi diritti sono stati creati nelle due Conferenze internazionali organizzati dall’ONU: quella del Cairo sulla Popolazione e lo Sviluppo del 1994e la IV Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulle donne, tenutasi a Pechino nel 1995. Nelle conferenze è stato definito che ogni atto libero del soggetto o che presta consenso, viene trasformato in “diritto umano”. Tra questi nuovi diritti scaturiti dalle due conferenza, c’è quello del “diritto alla salute riproduttiva” al Cairo, e il “diritto di genere”, che vuole sostituire la realtà della differenza sessuale fra l’uomo e la donna a Pechino.
Per il professore Ronco è importante interessarsi di questi pretesi “diritti”, perché sconvolgono il quadro tradizionale dei diritti umani e pongono in dubbio la stabilità etica e giuridica, nonché l’esistenza stessa della società. Infatti la tutela della vita e della persona, oggi secondo il Magistero della Chiesa sono minacciate da una cultura violenta che può essere benissimo definita cultura di morte. Per una sintetica ricostruzione storica di questi “nuovi diritti”, segnalo un interessante studio di Eugenia Roccella e Lucetta Scaraffia, Contro il Cristianesimo, Piemme (2005); le due giornaliste sostengono che i diritti umani sono stati trasformati in una nuova ideologia, addirittura in una religione laica, che va a sostituire le confessioni cristiane. Pertanto individuano una specie di deriva verso un “pensiero unico”, di credo totalitario e fondamentalmente nichilista, perché privo di chiari fondamenti teorici.
La “salute riproduttiva”: la Conferenza del Cairo del 1994.
Nell’intervento Mauro Ronco prima prende in esame la questione della “salute riproduttiva”, discussa nella Conferenza del Cairo nel 1994. Per Ronco c’è stato nella storia un odio contro la generazione umana, in particolare a partire dal secolo XIX. Per comprendere le decisioni prese nella Conferenza occorre vedere quali sono i presupposti storici e teorici. In particolare Ronco fa riferimento al modello del femminismo della prima metà del secolo XX°, alla figura carismatica di Margaret Sanger. Essa proponeva una separazione fra sessualità e procreazione, attraverso sistemi di controllo delle nascite. In pratica proponeva una sessualità senza implicazioni generative e soprattutto intendeva migliorare la razza. Pertanto per le donne “inidonee”, povere, deboli di mente, incapaci di utilizzare la contraccezione, proponeva la segregazione e la sterilizzazione. Dunque nell’opera della Sanger si intravede un incontro fra eugenismo e femminismo.
Ben presto il femminismo radicale supera l’istanza eugenistica della separazione fra sessualità e generatività per passare a quella individualistica ed edonista, sostanzialmente “assolutizzando nella sessualità la dimensione del piacere dilatando l’attitudine a usare il sesso come strumento per la soddisfazione carnale e psicologica”, superando le responsabilità generative. Per il professore Ronco, studiare la Singer è importante perché sì si può “spiegare il passaggio da un eugenismo scientista, a suo modo autoritario, a un eugenismo libertario, basato sulla libertà di scelta, come diritto assoluto della donna di liberarsi dalla schiavitù della riproduzione”. Infatti secondo il professore Ronco, “la donna, in quanto proprietaria del suo corpo e della sua sessualità, dovrebbe godere del piacere fornito dal corpo come un diritto assoluto. Ella non sarebbe libera se non nella misura in cui può decidere liberamente se essere madre o non esserlo: l’accesso alla contraccezione e l’aborto sarebbero diritti individuali strumentali alla realizzazione del suo diritto di scelta e di libertà”. Pertanto, continua Ronco,“dall’incontro fra diritto di scelta assoluto e il diritto alla salute è nato il post-moderno diritto fondamentale ‘alla salute riproduttiva’, che è stato definito nella Conferenza Internazionale del Cairo sulla Popolazione e sviluppo. Precisiamo che le risoluzioni della grande assise, presentate ai Governi e all’Onu, non sono mai state sottoposte al controllo democratico dei Parlamenti dei singoli Paesi.
In pratica al Cairo si cerca di realizzare il contenimento demografico, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, introducendo il concetto dei diritti riproduttivi dell’individuo, soggetti peraltro a continuo incremento, in funzione dell’estensione delle tecnologie artificiali riproduttive e antiriproduttive. In questo modo si arriva a
negare “il diritto alla vita del concepito, vuoi nell’utero vuoi in provetta; la separazione totale fra la sessualità, vista esclusivamente nel momento ludico e di soddisfazione fisio-psichica, e la fecondità”. Si arriva alla pretesa del diritto ad avere un figlio “sano”, “diritto”, che significa anche fare selezione prenatale. Praticamente per il professore Ronco, “il controllo tecnologico sulla vita è l’orizzonte finalistico della salute riproduttiva; il ‘diritto’ arbitrario di scelta individuale, alimentato dalla sensualità e dall’orgoglio, è lo strumento di cui lo scientismo si avvale per ottenere il controllo potestativo sulla vita umana, che si arroga il ‘diritto’ per giudicare quale vita meriti e quale non meriti di vivere”.
In sintesi il nuovo modello etico è legato alla libera scelta individuale, pertanto, l’interesse ad avere o non avere un figlio, fondano il diritto a ogni forma di contraccezione, anche abortiva, nonché alla sterilizzazione, all’aborto “sicuro”. Al centro sta sempre l’interesse alla salute, intesa come condizione di pieno benessere fisico e psicologico della donna, tutto questo comportasecondo il professore Ronco, “il “diritto” all’aborto; l’interesse ad avere un figlio, come e quando si vuole e con chi si vuole, fonda il “diritto” alla riproduzione artificiale; infine, l’interesse individuale ad avere un figlio sano e l’interesse sociale a evitare i costi per la cura dei soggetti fisicamente e psichicamente inadeguati fondano il “diritto” alla selezione prenatale, nonchè la distruzione degli embrioni dotati di qualità inferiori”.
Il “diritto di genere”: la Conferenza di Pechino del 1995.
La conferenza di Pechino ha compiuto un ulteriore passo nella stessa direzione di quella del Cairo. Fondando il concetto di “genere”, come pilastro normativo, politico, sociale ed economico, del nuovo ordine mondiale. In pratica è a Pechino che queste lobby mondiali, agenzie dell’Onu, hanno elaborato una Piattaforma di Azione, contenente l’invito ai governi a “diffondere l’Agenda di Genere”in ogni programma politico e in ogni istituzione sia pubblica che privata.“Oggi siamo sotto gli effetti ricollegabili all’attuazione dell’”Agenda di Genere”, dettata a Pechino nel 1995. Scrive Ronco. E’ una agenda che non è mai stata sottoposta all’esame del Parlamento, ed è quasi sconosciuta ai vari popoli del mondo, ignari della subdola strategia dei promotori.
Monsignor Schooyans, membro onorario della Pontificia Accademia Pro Vita, ha descritto con lucidità, già nel 1997, “la coalizione ideologica del gender, ovvero il complesso delle istanze filosofiche e culturali che, in un’ottica di ostilità alla vita...”. In questa ideologia Schooyans intravede frammenti di socialismo e di liberalismo, volti a ‘giustificare’ la decostruzione dei fondamenti della vita sociale nel disprezzo della vita umana”.

Per il momento mi fermo al prossimo intervento.

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