di Domenico Bonvegna
Nel
dicembre del 2010, il professore Mauro Ronco, professore ordinario di
Diritto Penale presso l’università degli Studi di Padova, in un intervento
organizzato dall’UGCI (Unione Giuristi
Cattolici Italiani) a Palermo, partendo dal tema dell’identità sessuale e l’identità della persona, ha spiegato egregiamente che cos’è l’ideologia di genere, il Gender,
successivamente l’intervento del professore Ronco è stato pubblicato sulla rivista
trimestrale, Cristianità (gennaio-marzo 2011 n.359).
Il
professore inizia con un’affermazione paradossale: “l’ideologia postmoderna dei ‘diritti
umani’ sta distruggendo la persona umana”. E’ una drammatica verità dei
nostri tempi. Il fondamento di questi diritti
sono stati creati nelle due Conferenze internazionali organizzati dall’ONU:
quella del Cairo sulla Popolazione e lo
Sviluppo del 1994e la IV Conferenza
mondiale delle Nazioni Unite sulle donne, tenutasi a Pechino nel 1995.
Nelle conferenze è stato definito che ogni atto libero del soggetto o che
presta consenso, viene trasformato in “diritto
umano”. Tra questi nuovi diritti scaturiti dalle due conferenza, c’è quello
del “diritto alla salute riproduttiva”
al Cairo, e il “diritto di genere”,
che vuole sostituire la realtà della differenza sessuale fra l’uomo e la donna
a Pechino.
Per
il professore Ronco è importante interessarsi di questi pretesi “diritti”,
perché sconvolgono il quadro tradizionale dei diritti umani e pongono in dubbio
la stabilità etica e giuridica, nonché l’esistenza stessa della società.
Infatti la tutela della vita e della
persona, oggi secondo il Magistero della Chiesa sono minacciate da una
cultura violenta che può essere benissimo definita cultura di morte. Per una sintetica ricostruzione storica di questi
“nuovi diritti”, segnalo un interessante studio di Eugenia Roccella e Lucetta
Scaraffia, Contro il Cristianesimo, Piemme
(2005); le due giornaliste sostengono che i diritti umani sono stati trasformati
in una nuova ideologia, addirittura
in una religione laica, che va a
sostituire le confessioni cristiane.
Pertanto individuano una specie di deriva verso un “pensiero unico”, di credo totalitario e fondamentalmente
nichilista, perché privo di chiari fondamenti teorici.
La “salute
riproduttiva”: la Conferenza del Cairo del 1994.
Nell’intervento
Mauro Ronco prima prende in esame la questione della “salute riproduttiva”,
discussa nella Conferenza del Cairo nel 1994. Per Ronco c’è stato nella storia
un odio contro la generazione umana,
in particolare a partire dal secolo XIX. Per comprendere le decisioni prese
nella Conferenza occorre vedere quali sono i presupposti storici e teorici. In
particolare Ronco fa riferimento al modello del femminismo della prima metà del
secolo XX°, alla figura carismatica di Margaret Sanger. Essa proponeva una
separazione fra sessualità e procreazione, attraverso sistemi di controllo
delle nascite. In pratica proponeva una sessualità senza implicazioni
generative e soprattutto intendeva migliorare la razza. Pertanto per le donne
“inidonee”, povere, deboli di mente, incapaci di utilizzare la contraccezione,
proponeva la segregazione e la sterilizzazione. Dunque nell’opera della Sanger
si intravede un incontro fra eugenismo e
femminismo.
Ben
presto il femminismo radicale supera l’istanza eugenistica della separazione
fra sessualità e generatività per
passare a quella individualistica ed edonista, sostanzialmente “assolutizzando nella sessualità la
dimensione del piacere dilatando l’attitudine a usare il sesso come strumento
per la soddisfazione carnale e psicologica”, superando le responsabilità
generative. Per il professore Ronco, studiare la Singer è importante perché sì
si può “spiegare il passaggio da un
eugenismo scientista, a suo modo autoritario, a un eugenismo libertario, basato
sulla libertà di scelta, come diritto assoluto della donna di liberarsi dalla
schiavitù della riproduzione”. Infatti secondo il professore Ronco, “la donna, in quanto proprietaria del suo
corpo e della sua sessualità, dovrebbe godere del piacere fornito dal corpo
come un diritto assoluto. Ella non sarebbe libera se non nella misura in cui
può decidere liberamente se essere madre o non esserlo: l’accesso alla
contraccezione e l’aborto sarebbero diritti individuali strumentali alla
realizzazione del suo diritto di scelta e di libertà”. Pertanto, continua
Ronco,“dall’incontro fra diritto di
scelta assoluto e il diritto alla salute è nato il post-moderno diritto
fondamentale ‘alla salute riproduttiva’”,
che è stato definito nella Conferenza Internazionale del Cairo sulla
Popolazione e sviluppo. Precisiamo che le risoluzioni della grande assise,
presentate ai Governi e all’Onu, non sono mai state sottoposte al controllo
democratico dei Parlamenti dei singoli Paesi.
In
pratica al Cairo si cerca di realizzare il contenimento
demografico, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, introducendo il
concetto dei diritti riproduttivi
dell’individuo, soggetti peraltro a continuo incremento, in funzione
dell’estensione delle tecnologie artificiali riproduttive e antiriproduttive.
In questo modo si arriva a
negare
“il diritto alla vita del concepito, vuoi
nell’utero vuoi in provetta; la separazione totale fra la sessualità, vista
esclusivamente nel momento ludico e di soddisfazione fisio-psichica, e la
fecondità”. Si arriva alla pretesa del diritto ad avere un figlio “sano”,
“diritto”, che significa anche fare selezione prenatale. Praticamente per il
professore Ronco, “il controllo
tecnologico sulla vita è l’orizzonte finalistico della salute riproduttiva; il
‘diritto’ arbitrario di scelta individuale, alimentato dalla sensualità e
dall’orgoglio, è lo strumento di cui lo scientismo si avvale per ottenere il
controllo potestativo sulla vita umana, che si arroga il ‘diritto’ per giudicare quale vita meriti e quale non
meriti di vivere”.
In
sintesi il nuovo modello etico è legato alla libera scelta individuale,
pertanto, l’interesse ad avere o non avere un figlio, fondano il diritto a ogni
forma di contraccezione, anche abortiva, nonché alla sterilizzazione,
all’aborto “sicuro”. Al centro sta sempre l’interesse alla salute, intesa come condizione di pieno benessere
fisico e psicologico della donna, tutto questo comportasecondo il
professore Ronco, “il “diritto”
all’aborto; l’interesse ad avere un figlio, come e quando si vuole e con chi si
vuole, fonda il “diritto” alla riproduzione artificiale; infine, l’interesse
individuale ad avere un figlio sano e l’interesse sociale a evitare i costi per
la cura dei soggetti fisicamente e psichicamente inadeguati fondano il
“diritto” alla selezione prenatale, nonchè la distruzione degli embrioni dotati
di qualità inferiori”.
Il “diritto di
genere”: la Conferenza di Pechino del 1995.
La
conferenza di Pechino ha compiuto un ulteriore passo nella stessa direzione di
quella del Cairo. Fondando il concetto di
“genere”, come pilastro normativo, politico, sociale ed economico, del nuovo
ordine mondiale. In pratica è a Pechino che queste lobby mondiali, agenzie
dell’Onu, hanno elaborato una Piattaforma
di Azione, contenente l’invito ai governi a “diffondere l’Agenda di Genere”in ogni programma politico e in ogni
istituzione sia pubblica che privata.“Oggi
siamo sotto gli effetti ricollegabili all’attuazione dell’”Agenda di Genere”, dettata a Pechino nel 1995. Scrive Ronco.
E’ una agenda che non è mai stata sottoposta all’esame del Parlamento, ed è
quasi sconosciuta ai vari popoli del mondo, ignari della subdola strategia dei
promotori.
Monsignor
Schooyans, membro onorario della Pontificia
Accademia Pro Vita, ha descritto con lucidità, già nel 1997, “la coalizione ideologica del gender, ovvero
il complesso delle istanze filosofiche e culturali che, in un’ottica di
ostilità alla vita...”. In questa ideologia Schooyans intravede frammenti
di socialismo e di liberalismo, volti a ‘giustificare’ la
decostruzione dei fondamenti della vita sociale nel disprezzo della vita
umana”.
Per
il momento mi fermo al prossimo intervento.
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