lunedì 1 febbraio 2016

“Insorgenza” di Natale a Rozzano: considerazioni

di Carmelo Bonvegna    

      Le “Insorgenze”  furono le rivolte popolari che scoppiarono in Italia contro la dominazione napoleonica a partire dal 1796. Una pagina negletta dalla storiografia ufficiale e quasi inesistente nei testi scolastici che, quando ne fanno cenno, la  interpretano o in chiave di pre-risorgimento o di pre-lotta di classe: la prima è la  nazional-fascista che vide gli “insorgenti” di Binasco, Pavia, Arquata Scrivia, Lugo in Romagna, quelli delle “Pasque Veronesi”,  i “Lazzaroni” napoletani, i “Sanfedisti” calabresi, i toscani di “Viva Maria!” come Italiani combattenti contro lo “straniero” francese; la seconda, la marxista, che li immaginò  “sfruttati” delle “classi subalterne” che prendevano fucili e forconi contro i “padroni” delle “classi dominanti”.
          Ambedue le interpretazioni sono falsate perché non tengono conto della Religione che nelle “Insorgenze” fu, invece, fondamentale: il “basso popolo”, infatti, insorse al suono delle campane come nella Vandea francese, per difendere la proprietà dai saccheggi degli invasori ma soprattutto la Religione che le armate francesi e i giacobini italiani chiamavano “superstizione”. I morti furono decine di migliaia!
          Qualcuno ha paragonato l’“Insorgenza” a un fiume carsico che ogni tanto ripolla e riemerge nella Storia della nostra Nazione; in tal modo se ne è voluta vedere una continuazione nelle rivolte del Sud (1861-63) – per disprezzo dette “brigantaggio” – contro i Piemontesi che, guarda caso, anch’essi chiamavano “superstizione” la Religione dei “cafoni” meridionali; altri la protende addirittura fino al “18 Aprile 1948”, cioè alla vittoria elettorale cattolica contro il socialcomunismo, cosa  che fu sentita da molti come vera e propria Liberazione.
          Aggiungendo un po’ di personale fantasia, ho pensato ad una “insorgenza” a proposito di ciò che è accaduto a Rozzano prima di Natale: vi è stato un coro unanime del “basso popolo”, appunto, contro chi sembrava volesse abolire la Festa nelle scuole, l’alfonsiano “Tu scendi dalle stelle”, il presepio, Gesù Bambino…, insomma quelle cose “sacre” alla Fede e alla “magia” dei ricordi che per Natale ci fanno tornare al piccolo mondo antico dell’infanzia, alle preghiere con la mamma e alle favole raccontate dai nonni accanto al focolare... È sembrato, infatti, alla stragrande maggioranza dei “semplici”, frequentatori o no di chiese, impolitici per definizione e lettori improbabili di giornali, che qualcuno – “cattivo” – avesse tentato di abolire tutto ciò; ed è bastata questa percezione per scatenare una protesta popolare in cui si minacciarono – io ho visto – non “reazioni bieche di estremisti” come racconta il VIVIROZZANO di dicembre, ma raccolte di firme, assembramenti di genitori davanti alle scuole, irruzioni e perfino cortei;  anche politici locali sono subito accorsi  a “difendere” il Natale “negato”, forse gli stessi che nel 2010 avevano votato contro l’ostensione del Crocifisso nell’Aula consiliare e nel 2013 le “unioni civili senza distinzione di sesso”. I gazzettieri/giornalisti e tutte le televisioni hanno fatto il resto creando ciò che alcuni chiamano già col titolo di “i fatti di Natale a Rozzano”.

          Ora, passata l’Epifania, è giusto fermarsi a riflettere su quanto è accaduto. Occorre – “a mio debol parere” – procedere da una constatazione: è sotto gli occhi di tutti che il “Padrone del mondo” e le dipendenti consorterie “massoniche” stanno tentando con ogni mezzo la cancellazione del “sacro” e della “Religione”, creando un clima di ostracismo perfino nei confronti di Dio che vogliono bandire (v. “la Repubblica” del 9-III-2015: “La democrazia deve chiedere l’esilio di Dio”). Così – stringendo l’obiettivo sul nostro argomento – dirigenti, insegnanti, alunni  non possono non risentire di tale clima nella Scuola; e a chi vi sta dentro, salvo singoli “eroici furori”, conviene adeguarsi “pro bono pacis” o quieto vivere, pena il biasimo, l’ironia e l’emarginazione più o meno larvata: il presepio, la festa, la canzoncina o la poesia natalizia, il Bambinello sono soltanto dettagli “annuali” nel panorama generale di indifferenza o di aperta ostilità nei confronti della Religione Cattolica. Se questi “dettagli” a Rozzano hanno suscitato la “rivolta” inaspettata e spontanea, è quasi un miracolo da meditare e studiare. Ciò, infatti, dimostra che il cosiddetto “popolo”, sempre tirato in ballo dai suoi difensori “d’ufficio”, non è ancora pronto per il completo rifiuto del sacro e resta duro, nonostante politici, intellettuali della carta stampata e comparse delle televisioni facciano a gara per renderlo malleabile al loro verbo.
           Detto questo, aggiungo che i genitori e i nonni “insorti” contro un preside che non hanno mai visto né conosciuto, forse non si sono ancora accorti che nelle classi dei loro figli e nipoti è da decenni che si “festeggia” solo un “natale sanamente laico”, come dicono lorsignori, cioè una sorta di baraonda buonista dicembrina coi “cingombè” e “babbinatale”, lontani anni luce dal Natale vero: brave maestre non nominano Gesù Bambino se in aula c’è l’alunno di religione diversa che, immaginano, potrebbe essere “discriminato” e altre, per l’occasione, preferiscono ripiegare sulla favola di Pinocchio… Del resto perché criticarle se anche qualche vescovo  vuol fare “passi indietro” e preti confusi non celebrano la messa in scuole…“cattoliche” per non urtare alunni di altre religioni! E, tuttavia, io credo che la cancellazione, vera o presunta, del “Tu scendi dalle stelle” sia cosa del tutto secondaria rispetto a ciò che di “sacro” nelle scuole le suddette massonerie si apprestano a demolire e che genitori e nonni probabilmente ignorano; questi, infatti, non sanno che si tenta di introdurre nelle classi anche la “teoria del gender”, secondo la quale il sesso non viene dato dalla natura fin dalla nascita – maschio e femmina –  ma dalla “cultura” successiva; in parole povere, anche la Scuola si prepara ad insegnare agli alunni come scegliere se essere… maschi o femmine! Teoria che il grande Papa Francesco ha chiamato, giustamente, “sbaglio della mente umana” (Discorso del 21-III- 2015)
           Così stando realmente le cose, e per tornare al Natale “negato”, non c’è da stupirsi se alcuni “primi della classe” nelle scuole – è dal “1968” che, con la loro saccenza, imperversano nei collegi, consigli, commissioni e concionano e criticano e organizzano “progetti” costosi e “mostre” e decidono a nome di tutti, anche dei “cattolici” che, intimiditi da tanto attivismo, “non compariscono” direbbe Machiavelli…! – costoro, spinti dall’humus generale a-religioso, credono sia arrivato il momento di fare un passo avanti verso la futura e completa cancellazione di cui dicevo; e, puntuali, ad ogni dicembre, provano a trasformare il Natale in “festa dell’inverno” o “della luce” o “di fine anno”. Intendiamoci, “nihil novi” se è vero che già la rivoluzione in Francia (1792), poco prima delle nostre “Insorgenze” aveva rimosso il calendario cristiano, cambiando il nome ai mesi e aveva portato in Notre Dame una donna discinta, simbolo della “dea Ragione”; cose riproposte, poi, dai sistemi totalitari del XX secolo: vedi le carnevalate pagane che nazional-socialisti organizzarono in Germania dopo il 1933 con donne nude su carri allegorici o la completa abolizione delle feste religiose e la demolizione delle chiese nei paesi comunisti…
          Intendo dire che del Natale vero – quello del “Puer natus in Bethlehem Juda in diebus Herodis regis”  – nella gran parte della nostra società (non nelle scuole soltanto!) non c’è rimasto quasi niente se non le folle agitate nei supermercati aperti anche il 25 Dicembre per “la corsa all’ultimo regalo”, gli “auguroni” incrociati per non si sa bene chi o che cosa, il “cenone” pantagruelico della notte del 24, i film melensi e a sfregio della decenza detti perfino “di natale”...
          Concludo. Ciò che sbalordisce è che questo “niente”, secondo lorsignori, dovrebbe avere un “peso” nel discorso della “multicultura” e del “dialogo” magari per frenare il…terrorismo islamista: così, da un lato  l’Islam,  religione forte e lanciata, e dall’altro noi occidentali col “niente” in mano, denudati volontari del nostro Cristianesimo e dei suoi valori, i simboli, la sua storia di venti secoli, la sua civiltà e la sua forza; noi a cui hanno insegnato solo le orazioni della “nuova religione” come “tolleranza”, “libertà”, “democrazia”, “integrazione”! Ma forse qualcuno, dopo aver fomentato la “corruzione” nella nostra società, spera che, a contatto con l’Occidente, si corrompa anche l’Islam e si riduca – volontario! – al nostro “niente” fatto di  pacifismo,  femminismo, sesso, droga, pance piene, movida notturna, privacy, disordine morale, sfascio della famiglia vera e creazione di un’altra innaturale, eutanasia anche dei bambini, divorzio “lampo”, omosessualismo, figli di “due mamme” e senza padri o di “tre” persone, utero in affitto, perdita di identità, vuoto, nichilismo… Fra queste belle cose ci sono anche  i “valori” di cui ha parlato Renzi nella conferenza di fine anno?
          Domande: e se la “corruzione” degli islamici non sortisse l’effetto sperato e rimanesse un sogno dei corruttori occidentali? E se quelli si rivoltassero a tale ignobile tentativo? Io penso che il nostro “niente”/“identità perduta” provocherà, prima, meraviglia e sconcerto nei musulmani consapevoli e, poi, disprezzo; non oso pensare cosa potrà provocare nella mente malata dei barbuti di “Allah akbar!” e nella frazione degli accoltellatori muniti di kalasc e tritolo!
          Se crediamo nel Dio Bambino, quello del Natale vero, ci conviene  
pregarLo –  in ginocchio – affinché liberi noi dalle “male occasioni”.

Nessun commento:

Posta un commento