sabato 18 marzo 2017

Al Castello Beccadelli di Marineo dal 19 Marzo la pittura naif di Ciro Puccio

di Ciro Spataro

Sin dai tempi più antichi l’uomo si è posto una domanda fondamentale:  chi sono io?  Ma spesso non ha trovato la risposta giusta. In realtà l’obiettivo centrale della vita è quello di scoprire la propria identità e di capire la vera vocazione di ognuno di noi.
   Ho fatto queste considerazioni guardando la produzione pittorica di Ciro Puccio che, subito dopo essere andato in pensione, si è buttato a capofitto in una nuova esperienza di vita, realizzandosi nella pittura.
   In questa bella avventura culturale è stato stimolato dalla nipote Federica, con la quale ha instaurato una vera e propria simbiosi e così, a 64 anni, Ciro si è di nuovo messo in gioco utilizzando le proprie risorse mentali con colori e pennelli scoprendo il vero senso dell’esistenza nella pittura naif.  E ciò ha potuto farlo con passione ed energia, trovando l’equilibrio interiore nell’armonia della natura.
   Da questo punto di vista, Ciro  Puccio non segue alcun movimento estetico, ma sicuramente mosso da un  impulso espressivo, con l’intento di rappresentare la realtà come essa è, riuscendo a conferire alle sue opere una suggestiva dimensione in cui confluiscono verità e sogno, memoria e invenzione di nuovi “paesaggi dell’anima” come lui stesso li chiama.
   Quella di Puccio è una spontaneità creativa che risulta una catarsi liberante per l’artista; ecco perché spesso le opere si presentano prive del senso della proporzione, realizzate quasi d’istinto, ma cos           ì originali da catturare la simpatia del fruitore.
   Dal 19 Marzo al 9 Aprile, l’artista presenta, al Castello Beccadelli di Marineo, un ciclo di circa cinquanta dipinti in cui prevalgono paesaggi naturali, e vedute marine, soprattutto di Ustica, che danno una piacevole sensazione di serenità.  Come non citare allora i temi di alcune opere che l’artista presenta con ingenuità disarmante? Il vecchio furgone dei gelati e dei panini del cognato, chiamato “miraggio”, messo in primo piano davanti il mare di Ustica, la donna che raccoglie le olive immersa nel paesaggio agreste, il carretto siciliano del padre, le case della masseria “Acqua del Pioppo” rivisitate secondo l’impianto di fine Ottocento.
   C’è una freschezza nel linguaggio pittorico di Ciro Puccio in specie quando fa palpitare luoghi, case, ambienti che affiorano nei suoi ricordi, per cui se dovessi definire “ I paesaggi dell’anima” dell’artista marinese, utilizzerei una sola frase: la forza della semplicità.

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