martedì 30 giugno 2015

Attualità di Giovannino Guareschi "A MORTE IL RISPARMIO" URLO' LA FORMICA

di Giovanni Lugaresi
"… E’ la formica” spiegò la nonna. “E’ la buona formica che lavora tutta l’estate per mettere da parte roba. E così, quando viene l’inverno, la brava formichina è tranquilla, mentre la cicala, che ha trascorso tutta l’estate cantando, deve andare da lei a implorare un po’ d’aiuto. E la formica le risponde: ‘Se hai cantato, adesso balla!’. Bisogna sempre lavorare e risparmiare, bambino mio. Il risparmio…”.
“A morte il risparmio!” urlò la formica. “Peste e dannazione a chi ha inventato la Giornata del Risparmio, i salvadanai e la previdenza! Ho lavorato trent’anni come una negra economizzando il centesimo, mi sono fatta a costo di spaventosi sacrifici un gruzzoletto per la vecchiaia, ed ecco il magnifico risultato: le mie cinquantamila lire valgono oggi come settantacinque lire di prima della guerra!… E debbo andare io a elemosinare dalla cicale la quale, adesso, fa soldi a palate perché – avendo trascorso i suoi giorni guardando il panorama – ora tutti vengono da lei a farsi descrivere le albe rugiadose e i tramonti di fuoco e i placidi meriggi e le profumate notti del felice tempo che fu. Adesso chi ha in magazzino articoli di nostalgia fa quattrinoni!… Abbasso il risparmio!… Abbasso i capitalisti!… La proprietà degli altri è un furto!…”.
E si allontanò cantando inni sovversivi”… E’ un passo della “Favola di Natale” di Giovannino Guareschi, scritta in un lager nazista nei giorni precedenti il 25 dicembre 1944, musicata da Arturo Coppola, letta nelle baracche dei compagni di prigionia, quindi, nel dopoguerra pubblicata da Rizzoli, rappresentata, incisa su disco e audiocassetta con la voce recitante di Gianrico Tedeschi, anch’egli reduce dai campi di concentramento.

Nella Notte Santa, il figlio Albertino, con la nonna e il cane Flik, preceduti da una lucciola che illumina la strada, escono di casa per andare a trovare l’internato militare (IMI) 6865.
Tra fantasia e realtà, poesia e fede, con l’aggiunta di immancabili note umoristiche, lo scrittore, prigioniero dei nazisti dopo l’8 Settembre, per avere mantenuto fede al giuramento fatto al suo Re, si inventò questo viaggio avventuroso, ricco dunque di incontri, di imprevisti, della piccola comitiva familiare. Ci sono tante scene interessanti, emblematiche, ci sono apologhi e metafore.
Ma perché abbiamo scelto questo libro e questo passo benché lontani dalla ricorrenza del Natale?
Perché quel passo è… in quel determinato libro, e si presenta di una attualità straordinaria. Paiono scritte per l’oggi, quelle espressioni.

Con la Giornata del Risparmio siamo cresciuti anche noi della generazione della guerra; al risparmio ci hanno esortato a suo tempo genitori, parenti, educatori, politici, e gente del genere. Per arrivare dove, adesso? Ma allo stesso traguardo della povera formichina incontrata da Albertino e la cui virtù veniva messa in risalto dalla nonna.
A che pro abbiamo risparmiato? Non ci conveniva spendere tutto, scialacquare dandoci alla bella vita?
Che frutto danno quel che in lunghi anni di lavoro (nostro e/o dei nostri genitori) abbiamo messo da parte?
Abbiamo acquistato (o l’abbiamo ereditata dai nostri vecchi) una casa? Ce la stanno demolendo con pesantissime tasse, simili a bombe sganciate da aerei nemici, mentre sono invece… aerei di casa nostra.
Lasciamo i risparmi in un conto corrente bancario? Ma una volta conveniva tenerne anche parecchi, perché l’interesse era adeguato, conveniente. Adesso invece? Devi pagare tu perché la banca ti tenga i soldi! Bolli, commissioni; manca soltanto tu debba pagare l’aria condizionata degli uffici quando entri… Investi in titoli? Bravo! Anche lì ci sono balzelli: bancari? No, ti dicono, è lo Stato che impone. Comunque sia, il bastonato resti tu.
Acquisti un lingotto d’oro? A che cosa ti serve? Resta lì e un giorno, magari, quando vorresti vendere, il prezzo del prezioso metallo è giù.
No, decisamente non conviene risparmiare, mettere da parte, perché non sai come muoverti per investire. Il mondo va a rovescio e in questa Italia diventata stato di polizia, occhiuto e prepotente, dove trovi sempre qualcuno che ti controlla, e dove la fantasia al potere viene esercitata soltanto per inventarsi accrescimenti di dispendiose, ignobili burocrazie, e modi per impoverirti, non vale la pena mettere da parte qualcosa. E’ il tempo delle cicale, tanto è vero che per primo chi ci governa sperpera, ignora che cosa significhi oculata amministrazione, canta, canta e canta ancora. Poveretta, la formica che non potrà più presentarsi, più dire nulla, perché sarà già morta… di fame e di sete.

La formica, cioè il ceto medio chiamato a pagare per l’insipienza, l’incapacità (anche cialtroneria?) di chi, avendo un qualsiasi potere, ne approfitta a tutti i livelli. E non ci vengano a raccontare che è il sistema liberale, capitalista che comporta più tasse. Sono enormi balle. Un liberale “doc” come Luigi Einaudi diceva che qualsiasi imbecille è capace di mettere tasse. Infatti…
Guareschi, sempre attuale, per concludere, e purtroppo! Non avrebbe immaginato che 71 anni dopo la sua “Favola di Natale” la protesta della formichina sarebbe stata di una attualità stringente.


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