martedì 14 luglio 2015

Mussolini inedito (1942) sapeva della fine imminente

di Aldo A. Mola

Dalla congerie di diari, quaderni e appunti di Mussolini (contraffatti, bruciati, finiti chissà come o dove) Fabio Andriola, direttore di “Storia in Rete” e mussolinologo di talento, fa emergere il “Diario” del 1942, forse autentico (la prudenza è d'obbligo, com'egli stesso osserva) messogli a disposizione da un collezionista disinteressato (erba rara in un mondo avido e pettegolo). Lo scoop è stato salutato da una manciata di recensioni e interviste su fogli amici e dal compatto silenzio delle “vestali della memoria”, come Gianpaolo Pansa ha bollato i custodi del politicamente corretto.
Cosa non piace della scoperta di Andriola? Tutto, a partire dall'Autore, che non è un accademico in caccia di prebende ma uno studioso in cerca di verità. Non solo. Il Mussolini affiorante dal Diario non è un “nazifascista”, cui contrapporre la stucchevole Resistenza perfetta di Giovanni De Luna: egli, piuttosto, annota dubbi sui gerarchi (in primis il genero, Galeazzo Ciano) e fastidio per Rommel, Göring, Ribbentrop e per Hitler, logorroico allucinato. Il Duce non pare nemmeno “fascista”, se per fascismo s'intende una dottrina statica: nell'anno del Ventennale perduto e dell'Eur da inaugurare, egli rimaneva “l'uomo in cerca” di cui scrisse Renzo De Felice, dalla formazione carducciano-socialista-libertaria, impastata di sentimenti e corriva ai sentimentalismi.
Ma perché Mussolini tenne un diario? “Scrivo queste poche note semplici e insignificanti che qualcuno un giorno leggerà con stupore e forse con noia” (27 gennaio 1942). Chiuse l'anno con una previsione azzeccata: “Ora sotto di me si è aperto il precipizio”. Sette mesi dopo, le forzate dimissioni, poi la RSI, la guerra civile, l'esecuzione sommaria (tuttora avvolta nel mistero) con l'epilogo della “macelleria messicana” di Piazzale Loreto deplorata da Ferruccio Parri ma allestita per cancellare frettolosamente vent'anni di storia d'Italia che l'agenda del 1942 concorre a riscrivere, senza conformismo e paura della verità.


Da: l’Editoriale del “Giornale del Piemonte”, 12 luglio 2015

Nessun commento:

Posta un commento