martedì 15 novembre 2016

La Riforma protestante culla del razionalismo e dell’esoterismo moderni

di Corrado Gnerre

Pochi sanno che la Riforma protestante ha dato un contributo notevole alla nascita tanto del razionalismo quanto dell’esoterismo moderni. Vediamo come. Una premessa: le notizie contenute in questo articolo sono principalmente tratte dalle ricerche di un grande studioso di Lutero, il tedesco Theobald Beer.
Partiamo, prima di tutto, dalle definizioni di razionalismo e di esoterismo.
Il razionalismo è una corrente filosofica con la quale si pretende ridurre la realtà alle possibilità conoscitive della ragione umana.
L’esoterismo è una concezione filosofico-religiosa secondo la quale i riti e gli insegnamenti più segreti di una dottrina sarebbero rivelati a pochi privilegiati, cioè ai cosiddetti “iniziati”. L’esoterismo è convinto che l’elemento della contraddizione, presente nella realtà, sia solo in superficie; se si va in fondo alla realtà stessa, queste contraddizioni si dissolverebbero. Insomma, un conto è la realtà così come essa appare; altra sarebbe l’essenza profonda della realtà stessa.
La Riforma e il razionalismo moderno
Il contributo del Protestantesimo allo sviluppo del razionalismo riguarda soprattutto due campi: l’antropologia e il pensiero politico.
Partiamo dall’antropologia. Qui la Riforma propone un vero e proprio antropocentrismo conoscitivo, ovvero una sorta di convinzione secondo cui il soggetto umano può creare la verità.
Questo antropocentrismo conoscitivo si esprime in tre convinzioni tipicamente protestanti: l’abolizione del Primato Petrino (negazione dell’autorità del Papa), l’abolizione del sacerdozio ministeriale e il libero esame delle Scritture (rifiuto del Magistero).
Riguardo, invece, l’altro punto, cioè il pensiero politico, va detto che il Protestantesimo apre la strada al laicismo che si esprime soprattutto attraverso due convinzioni luterane: la salvezza solo attraverso la Fede e il rifiuto della tradizionale dottrina cristologica.
La salvezza solo attraverso la fede apre la strada al laicismo, perché se è solo la fede a salvare e non le opere, allora le realtà del mondo o sono totalmente da rifiutare o da accettare così come sono, senza nessuna pretesa di cambiamento. Insomma, è questa una convinzione che paralizza qualsiasi agire cristiano nel mondo, per cui il mondo stesso o va totalmente rifiutato (da qui il settarismo di alcune comunità protestanti) o accettato senza problemi (da qui il laicismo di altre comunità protestanti).
Ma anche il rifiuto della tradizionale dottrina cristologica apre la strada al laicismo. Secondo il già citato Theobald Beer ci sarebbe un lato oscuro di Lutero che solitamente non viene evidenziato, ovvero il suo rifiuto della tradizionale dottrina cristologica dell’unione ipostatica (duplice natura, umana e divina, in un unico soggetto, divino). Lutero – sempre secondo Beer – afferma che Cristo sarebbe composto ma non costituito di natura umana e di natura divina. Cioè natura umana e divina si sarebbero unite accidentalmente in Cristo. Una tale affermazione significa una negazione dell’unità personale di Cristo, l’ammissione di due persone in Cristo e la sottomissione al diavolo della persona umana di Cristo stesso. L’umanità e le cose umane, pertanto, non sarebbero mai totalmente sanabili. Lutero, infatti, scrive che Cristo opera per la nostra salvezza: “Sine humanitate cooperante”. E in un commento alla lettera ai Galati, del 1531, sempre Lutero scrive: “(…) altro è l’Abramo che crede, altro l’Abramo che opera, altro il Cristo che opera (…) distingui queste cose come il Cielo e la Terra. (…) Che l’umanità di Cristo sia sottomessa al diavolo è testimoniata dal fatto che l’umanità di Cristo finisce con la morte”.

La Riforma e l’esoterismo moderno
Theobald Beer ci dice che su molti punti del suo pensiero Lutero ricorre allo Pseudo-Ermete Trismegisto. Di chi si tratta? Sotto il nome di Hermes Trismegisto comincia a circolare in epoca ellenistica (III secolo a.C.) un insieme di scritti a sfondo occultistico-astrologico che si ritenevano rivelati dal dio Hermes (Mercurio) “tre volte grandissimo”, appunto “trismegisto”.
E’ verosimile che Lutero possa aver avuto un’attrazione per lo Pseudo-Ermete. Non dimentichiamo che siamo nel secolo XVI, cioè il secolo in cui si “ritorna” alla cultura pagana e in cui si riscopre la prisca philosophia; e non è improbabile che anche Lutero ne abbia avvertito l’attrazione.
Ma vediamo adesso dov’è il contributo del Protestantesimo allo sviluppo dell’esoterismo moderno. Si possono a riguardo individuare almeno cinque tracce: di gnosi (la salvezza attraverso la conoscenza), di prometeismo (la possibile autosufficienza dell’uomo), di impersonalità del divino, di elitarismo (la salvezza è per pochi iniziati), di tensione palingenetica (la realtà deve essere radicalmente trasformata).
Iniziamo con le prime tracce: quelle di gnosi. Nel Luteranesimo queste sono evidenti nell’intellettualismo teologico (la verità divina può essere conosciuta solo da chi studia) e nell’intellettualismo etico (la morale s’identifica con la conoscenza). L’intellettualismo teologico è l’esito inevitabile del rifiuto del Magistero. Venendo meno l’adesione all’autorità magisteriale come mezzo di conoscenza della verità, tutto si riduce a conoscenza individuale; ma ciò favorisce chi sa, e così l’intellettuale ha più opportunità rispetto all’analfabeta. E’ una sorta di deriva gnostica. L’intellettualismo etico è invece effetto della salvezza solo attraverso la fede. Una simile convinzione favorisce la conoscenza sulla pratica della virtù. Insomma, la salvezza solo attraverso la fede somiglia molto alla salvezza solo attraverso la conoscenza, facendo a meno della pratica della virtù. Questo rapporto con Dio solo attraverso la fede è espresso da Lutero con una frase desunta da Ermete Trismegisto. All’obiezione cattolica che propone la frase di san Paolo “Fides charitate formata” (“La fede informata dalla carità”), Lutero risponde che “la relazione fra Dio e l’uomo è come una linea toccata da una sfera. La sfera incontra la linea sempre in un sol punto”. Questo punto è la fede.
Veniamo alle seconde tracce: quelle di prometeismo. Queste, nel Luteranesimo, sono evidenti soprattutto nel rifiuto dell’autorità religiosa, che è poi ravvisabile nel rifiuto del Magistero, che consequenzialmente segna il rifiuto del concetto di autorità in campo conoscitivo.
Terze tracce: di impersonalità del divino. Queste sono ravvisabili soprattutto nella convinzione luterana secondo cui il peccato non compromette la salvezza. Tale convinzione richiama la teoria nominalistica del bene e del male e quindi la possibilità che in Dio possa esserci anche il male. Questa tendenziale (perciò parliamo di “tracce”) concezione impersonale del divino che aveva Lutero è confermata dalla ripresa di alcune espressioni sempre di Ermete Trismegisto. Nella II tesi luterana, per esempio, si legge: “Dio è una sfera infinita il cui centro è ovunque…”. Così come è evidente in una tendenziale negazione del concetto di “persona” (negazione che costituisce una contraddizione rispetto all’antropocentrismo conoscitivo tipico della Riforma). Lutero, riprendendo lo Pseudo-Ermete, scrive: “Non è in noi l’immagine della sostanza di Dio, ma solo in Dio stesso, poiché solo Dio conosce la propria forma”. Ciò di fatto è la negazione dell’anima individuale.
Quarte tracce: di elitarismo. Queste sono evidenti soprattutto nella tensione settaria, che a sua volta è esito della salvezza solo attraverso la fede, che, a sua volta ancora, fa ritenere il mondo come qualcosa da cui separarsi. Qui va richiamato quello che abbiamo già detto a proposito del laicismo. Se è solo la fede a salvare e non le opere, allora il mondo o è totalmente da rifiutare o è da accettare così com’è, senza nessuna pretesa di cambiamento. Si sviluppa, pertanto, uno spirito settario, cioè di segregazione dal mondo.
Quinte e ultime tracce: di tensione palingenetica. Anche queste sono evidenti nella convinzione luterana della salvezza solo attraverso la fede, che fa ritenere il mondo come qualcosa che deve essere totalmente rivoluzionato. L’esoterismo, in quanto monismo gnostico (il mondo è un’espressione del divino), non può non sfociare in una sorta di spirito palingenetico per far sì che ritorni ad essere una sola cosa con l’origine divina. Anche il Protestantesimo ha in sé una palese tendenza apocalittica, ciò perché, rifiutando il rapporto ragione-fede, è costretto o ad accettare la realtà così com’è o a rifiutarla totalmente; insomma la realtà non è soggetta ad un criterio di giudizio della fede. Dunque, la contraddizione del reale si risolverà con la sua trasformazione che dovrà necessariamente avvenire nei tempi ultimi.

da: www.riscossacristiana.it

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