lunedì 11 maggio 2015

Il Fisico (Enea) Baldacchini intervistato sulla Sindone, " È ancora impossibile riprodurre quel telo"

di Francesco Agnoli

Sono assai numerosi gli scienziati che nel corso degli ultimi decenni si sono interessati alla Sindone e hanno cercato di comprendere l’origine di questo oggetto, così studiato ma così ancora misterioso. Siamo nel 2015, e riprodurre quel telo è ancora impossibile. Tra i tanti che hanno accostato la Sindone, vuoi per curiosità, vuoi per fede o altro, si segnala un gruppo di fisici attivi presso il prestigioso centro di ricerca Enea (Ente per le Nuove Ricerche, l’Energia e l’Ambiente) di Frascati.

Giuseppe Baldacchini è uno del gruppo: a lui appartiene un interessante documento, reperibile in rete (http://www.sindone.info/BALDAKI1.PDF), dal quale segnaliamo solo alcune notazioni: “La Sindone è un lenzuolo di lino antico…sul quale ci sono molti segni tra i quali una debole immagine corporea (IC) frontale e dorsale, e macchie di liquidi organici e inorganici. Negli ultimi decenni è stato scoperto che la IC non è un disegno o una pittura eseguita con tecniche conosciute… La Ic è assente in alcuni punti quali la parte destra della faccia e della fronte e altre parti del corpo (solo recentemente se ne è spiegata la ragione che è collegata alle formalità rituali della sepoltura e alla natura fisica della formazione della IC); -La IC contiene informazioni tridimensionali (i dipinti e le foto sono generalmente piatti e, a parte le difficoltà tecniche di riproduzione, non si spiegano i motivi che possono aver indotto l’ipotetico falsario a creare un simile effetto, inutile e sconosciuto nella storia dell’arte); -La Sindone non contiene tracce di liquidi e gas putrescenti (questi segni sono prodotti dopo circa 40 ore dalla morte, e quindi il corpo non c’era già più prima di allora ma non troppo prima, per via delle macchie di sangue che hanno richiesto del tempo per formarsi per la liquefazione del sangue già coagulato, processo di emolisi); -Il corpo non è stato rimosso manualmente (non ci sono tracce di trascinamento in corrispondenza delle macchie di sangue)…”.
Abbiamo posto a Baldacchini alcune domande.
D) - Come è nata la sua passione per la fisica?
R) - La mia vera passione da giovane era il mare da solcare sulle navi militari, ed infatti volevo andare all’Accademia navale di Livorno. Quando questo sogno si è infranto, allora sono passato alla scienza, fisica, per via dei consigli di un amico di famiglia che mi aveva fatto vedere cosa facevano i fisici. Mi so poi accorto che la molla che mi spingeva era la curiosità … che ho ancora oggi.
D) - I greci, i primi ad occuparsi di fisica, delle cose fisiche, concepirono subito, già con Pitagora e poi con Platone, la necessità di andare “oltre le cose fisiche”, cioè alla metafisica. Perchè secondo lei ciò che nasce e muore, che diviene, rimanda all’”oltre”?
R) - La natura è molto complessa e la filosofia ha sempre cercato la via più diretta per spiegarla. La scienza ha iniziato a spiegare le cose semplici e poi sempre più complicate, ma sinceramente non sono sicuro che potrà spiegare tutto. Ma è sempre meglio spiegare qualche cosa che nulla. Comunque la strada da percorrere è molto lunga.
D) - Esiste un pregiudizio diffuso, un luogo comune radicato: che tra scienza e fede vi sia contrasto. Questo nonostante la storia ci insegni il contrario: i padri della scienza sono stati per lo più uomini di grande fede religiosa (si pensi solo a Boyle, Galilei, Newton, Cartesio, Stenone, Maxwell, Planck…), e non di rado anche sacerdoti. Perché secondo lei?
R) - Secondo me non c’è mai stato alcun contrasto tra scienza e fede, anche perché si muovono su due piani diversi che forse un giorno si incontreranno. Quello che c’è stato nel passato, talora, è stata una lotta di potere tra uomini di fede e uomini di cultura/stato/altro che a seconda del periodo storico hanno cercato di imporre le proprie idee/convinzioni. Insomma religione e scienza sono state travolte da una lotta politica alla quale non appartenevano e non appartengono. Semplicemente per vivere gli uomini hanno dovuto accettare una religione o un regime, che oggi a noi sembra assurdo, ma basta vedere quello che ancora succede in buona parte del mondo. Io personalmente sono un cattolico che non vede alcuna contraddizione tra il credo e le leggi della fisica che conosciamo. Quest’anno è morto il padre del laser e premio Nobel Charles Hard Townes, che era un cristiano convinto.
D) - Lei si è occupato di Sindone, cioè di un oggetto misterioso che rimanda, più di ogni altro, all’”oltre”. A riguardo di esso ha dichiarato: “L’unico fenomeno conosciuto in Fisica che conduca alla sparizione completa della massa con produzione di energia equivalente è il processo di annichilazione materia-antimateria (AMA), che oggi può essere riprodotto solo a livello subatomico nei laboratori di particelle elementari, ma che è stato invece dominante subito dopo il Big Bang, cioè negli istanti iniziali di esistenza del nostro universo”.
Cosa ci può dire dai suoi studi?
R) - Alla fine, con le conoscenze a mia disposizione fino a questo momento, io penso che la Sidone sia veramente il lenzuolo funebre che avvolse Gesù Cristo. Mi rendo conto che questa affermazione apre uno scenario inquietante, ma i fatti sono fatti e vanno accettati per quello che sono.
D) - Infine, la teoria del Big bang, da lei citata. Fu proposta dal sacerdote cattolico belga Georges Edouard Lemaître nel 1931, è ancora oggi fonte di notevoli discussioni filosofiche e teologiche: se l’universo non c’era, ed è nato, quale è la Causa di ciò?
R) - Il Big Bang è una teoria che spiega quello che è accaduto all’universo dal momento della sua nascita in poi, ed anche il poi, cioè il tempo, è nato con il Big Bang. Come sia accaduto, non si sa: potrebbe essere stato frutto del caso (quantistico) o dell’intervento di una intelligenza (Dio). Al momento la scienza non può esprimersi su questo punto, ma se si accetta il punto, allora esisteva prima un campo energetico quantistico, il tempo di sant’Agostino. E’ ancora difficile pensare oltre, ma secondo me è altamente probabile che tutti noi con l’universo si faccia parte di un esperimento più grande che non comprendiamo perché ci siamo dentro e non possiamo osservarlo dall’esterno. Io personalmente mi sento a mio agio in questo esperimento cosmico, e a questo riguardo la fede cattolica mi aiuta non poco. Qua e là ho usato il termine cattolico per me stesso, e non cristiano, perché questo secondo termine è troppo generico al giorno d’oggi. Ho conosciuto cristiani che pensano che Cristo sia un personaggio mitologico mai esistito, mentre io sono rimasto al concilio di Nicea o giù di lì, dove hanno coniato, mi sembra il termine cattolico. 

La Croce quotidiano, 6 maggio 2015

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