sabato 31 ottobre 2015

Quando anche con la gastronomia si può fare cultura

di Vittorio Riera

Raramente mi è capitato di andare a inaugurazioni di tipo sia culturale sia commerciale, alle une perché, confesso questo mio limite, mi sentirei un pesce fuor d’acqua dal momento che in genere partecipano persone di quel bel mondo cui chi scrive non appartiene, alle altre, perché tutto in genere si risolve  in uno scambio di saluti e di auguri con i proprietari del punto vendita, con un brindisi o con la consumazione di qualche dolcino.
Domenica sera però, nel quartiere Uditore, ho assistito a qualcosa di inusitato, direi quasi di incredibile. Ero stato invitato ad assistere alla inaugurazione di uno dei tanti punti gastronomici che da tempo pullulano nella nostra città e che si aprono a rotazione direi quasi continua. Sono andato malvolentieri convinto che anche stavolta tutto si sarebbe risolto nella solita ‘manciata’ di qualche fetta di pizza o di ‘sfincione’ magari sapientemente condita per l’occasione all’interno del punto vendita messo su alla buona. E invece no. Son dovuto ricredermi. Intanto la folla: un centinaio di persone di tutte le età sostava in maniera composta sul marciapiedi o occupava una buona metà della carreggiata, folla che si apriva per lasciare passare persone che portavano piante o semplicemente un mazzo di fiori; e poi il negozio che sapeva di esaltazione dell’igiene e nel contempo di una raffinata eleganza e di una adeguata illuminazione. 
Tra il centro gastronomico e il marciapiede un ampio spazio con dei tavoli dove, si supponeva, sarebbero stati messi i ‘pezzi’ di rosticceria o le ‘ali’ di pollo o che so altro da consumare. Non era vero niente, perché, ad un tratto, la folla è stata come tagliata da quattro o cinque – non ricordiamo bene –  belle alte e slanciate figure tutte vestite di bianco e con sulla testa un alto cilindro pieghettato pur esso bianco. Si è udito da più parte sussurrare: Ecco, sono arrivati i camerieri.  Altro che camerieri. Maestri pasticceri erano, veri e proprio giganti – anche nella persona – della pasticceria e della ghiottoneria palermitana per non dire sicula o addirittura internazionale. 
Ed è stato un piacere vederli subito all’opera questi giganti del gusto nel confezionare en plein air, per così dire, una torta del diametro di circa mezzo metro. Sembrava di assistere a una sinfonia muta, perfetta, tanto e tale era il sincronismo col quale operavano. Sembrava che si fossero allenati prima, che si fossero assegnati ruoli: chi si occupava di preparare gli strati di torta, chi di spalmarvi la crema, chi di far cadere in essa coriandoli di cioccolato, chi di lisciare il bordo della torta, chi infine … ma qui interrompiamoci per un attimo perché siamo giuntial tocco finale della decorazione. Ecco farsi avanti alcuni chef, armatio soltanto delle mani guantate, o di sacco decoratore. È il momento di dare sfogo alla creatività, all’inventiva supportata da una cultura facilmente individuabile. Ci sembra, infatti di potere individuare sulla parte superiore della torta certo barocchismo per via dell’abbondanza della frutta candita sapientemente disposta a formare gradevoli e armoniose volute con le ciliegine torno torno tutte disposte a eguale distanza l’una dalle altre. A questa atmosfera facevano da contrasto i pacati disegni sui bordi che richiamavano lo stile floreale del miglior Liberty palermitano.
Che dire ancora? C’è da sperare che queste manifestazioni d’arte – che non è soltantoarte pasticciera – si possanoripetere ad ogni anniversario del nuovo punto vendita cui non si può non augurare un felice esito dell’investimento, perché approfittare anche dell’occasione della inaugurazione di un centro gastronomico per investire in sapere, in cultura, è sapere investire. E chi sa che da quei bambini e ragazzi che assistevano rapiti alla precisione, alla sincronia con cui gli chef lavoravano non nasca qualche maestro pasticciere destinato a superarli.

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