Grazie a lettere, documenti mai visti e nuove testimonianze Cristina Battocletti compone un ritratto inedito del fondatore di Adelphi, Bobi Bazlen, partendo da Trieste, dove è nato nel 1902: la scoperta di Svevo, di Kafka e Musil, il carteggio inedito con Pier Antonio Quarantotti Gambini, i retroscena del legame reciso con il poeta Umberto Saba e la figlia Linuccia. L'ombra lunga di una città, che ha lasciato un segno indelebile nell’uomo che ha cambiato il volto della cultura europea del '900.
"Bobi
Bazlen è
un nome astruso, sconosciuto ai più, e pur con quel cognome poco italiano
è stato uno degli uomini che maggiormente hanno influenzato la cultura
del nostro paese nel dopoguerra. Sfuggente, misterioso, è
rimasto un’icona nell’ombra” così inizia la ricognizione di una delle
figure che hanno dato avvio al Novecento, fondatore assieme a Luciano Foà di
Adelphi, consulente di Einaudi e delle più importanti case editrici
italiane.
Cristina
Battocletti, grazie
all’accesso a centinaia di documenti inediti e privati, racconta
come Bobi Bazlen (Trieste
1902 - Milano 1965) sia all’origine della scoperta di Italo Svevo e della
pubblicazione di molta letteratura mitteleuropea fino ad allora sconosciuta,
tra cui Franz Kafka e Robert Musil. Capace di leggere indifferentemente in
tedesco, italiano, inglese e francese indovinava il valore dei libri in base al
fatto che avessero “il suono giusto”. Affascinato da oroscopi e mappe
astrologiche, aveva una cultura vastissima che si spingeva fino
all’antropologia e all’arte primitiva. Di madre ebrea e padre cristiano
evangelico, da adulto abbracciò il taoismo e le filosofie orientali.
Imprendibile, misterioso, bizzarro anche nel vestiario, è rimasto sempre
nell’ombra. Chi era dunque, Roberto, Bobi, Bazlen? Perché ha lasciato fantasmi
irrisolti? Perché era amato da tanti, come la poetessa Amelia Rosselli, e
avversato da altri, come il regista Pier Paolo Pasolini e lo scrittore Alberto
Moravia? Una vita piena di passioni, amicizie profonde e frequentazioni di
intellettuali come Elsa Morante, sofferenze, sullo sfondo della grande storia
del Novecento. Dalle mattinate passate nella bottega di Umberto Saba al dialogo
ininterrotto con Eugenio Montale, alle correzioni alle poesie del Nobel Eugenio
Montale, all’avventura della psicoanalisi, con Edoardo Weiss e Ernst Bernhard,
di cui fu uno dei primi pazienti. Questo libro racconta un Bazlen inedito,
partendo da Trieste che lasciò a 32 anni senza farvi (forse) più ritorno.
Cristina
Battocletti,
nata a Udine, è vice responsabile della “Domenica” del Sole 24 Ore. Critica
cinematografica, ha pubblicato il suo primo testo, selezionato al Grinzane
Cavour, nei "Racconti del sabato sera" (Einaudi, 1995). Ha
scritto a quattro mani la biografia di Boris Pahor, "Figlio di nessuno"
(Rizzoli, 2012), Premio Manzoni come miglior romanzo storico. Nel 2015 ha
pubblicato il romanzo "La mantella del diavolo" (Bompiani), che ha
vinto il Premio Latisana per Il Nord Est ed è stato finalista ai Premi Bergamo,
Rapallo e Asti.
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