di Carmelo Fucarino
Carmelo Fucarino |
Sullo
splendido Red Carpet dell’Hard Rock Cafe di Hollywood il 9 novembre 2016 ha
sfilato Gianni Ephrikian, compositore e direttore di orchestra italiano, in
occasione del premio ricevuto in riconoscimento del suo talento e delle qualità
artistiche della sua produzione. Per l’Associazione Producer’s Choise Honors si
è trattato di un anno particolare: ha compiuto venticinque anni di attività,
che ha voluto festeggiare con un premio speciale del LAMA
(Los Angeles Music Awards). La selezione ha coinvolto tutti i più di
2000 candidati che si sono cimentati in questo concorso del Venticinquennale di
attività. Gianni Ephrikian si è classificato
fra i Top Ten della categoria di migliore produttore musicale del
venticinquennale (Best of 25 LAMA Music Producer1991-2016).
Compositore
e direttore d’orchestra, Gianni è figlio d’arte. Il padre Angelo Ephrikian, di
origine armena e figlio della diaspora in conseguenza del terribile genocidio, perpetrato
tra il 1915 e il 1916, esecrato recentemente da Papa Francesco, fu giustamente
definito “l’archeologo degli spartiti”. Egli infatti ebbe il merito di avere
dissepolto, dall'inizio del 1947 fino alla sua
prematura morte nel 1982, dalla polvere ammuffita degli archivi della
Biblioteca di Torino i manoscritti originali
autografi delle partiture di Antonio Vivaldi, ben 520 capolavori eclissati del
"Prete Rosso", lì sepolti dopo una rocambolesca avventura di lasciti.
Fu un'opera, lunga ed infaticabile, giustificata dalla sua passione ed
esperienza nel dar vita e voce allo straordinario patrimonio di musica barocca
attraverso un titanico lavoro di trascrizione manuale e di revisione critica degli
spartiti. Ne testimoniano la sovrumana impresa il suo Istituto Italiano Antonio
Vivaldi del 1947, il corpus dell’intera opera strumentale pubblicata da
Ricordi, le registrazioni della sua casa discografica Arcophon sorta nel 1960.
Fu anche raffinato direttore di orchestra dell’AIDEM di Firenze, dei Filarmonici
di Bologna e dei Solisti della Scala e compositore di eccellenti opere
strumentali, attività certificate dai prestigiosi riconoscimenti nazionali ed
internazionali (biografia di Alessandra Cruciani, in Dizionario
Biografico degli Italiani, Volume 43, 1993).
Il
figlio Gianni Ephrikian non avrebbe potuto seguire altra strada con questo eccezionale
input. Però, compiuti da bambino gli studi di teoria, solfeggio e pianoforte,
nonostante fin dalla nascita fosse vissuto immerso nella musica barocca, sul
finire degli anni ’50 fu preso dalla malia di quella musica nuova che
trascinava i giovani di quell’epoca e si inserì in quel clima rivoluzionario
del rock and roll. L’esperienza dei gruppi rock lo assorbì per alcuni anni e lo
condusse a sperimentare vari strumenti, la batteria, la chitarra, il basso
elettrico. Era l’immersione in quella frenesia musicale che aveva incantato i
giovani della sua età. Era la preparazione alla ricerca musicale che nei primi
anni Settanta avrebbe condotto alla sua vera passione, quella per la musica
orchestrale che emerse e si impose nella sua attività e nella sua professione
di musicista. Aveva trovato la sua vera strada che non ha più abbandonato.
Quella spensierata scorribanda giovanile gli sarebbe stata comunque di base, avrebbe
gettato dei semi e prodotto le radici che sarebbero maturate e trasformate
nella nuova ricerca musicale. La prima esigenza fu la costituzione di uno
studio di registrazione ad altissimo livello tecnologico, per potere registrare
con una certa libertà ed indipendenza. Il secondo passo fu la formazione di un
gruppo concertistico. Ovvie le difficoltà iniziali, il graduale ampliamento di
organico, dal piccolo quartetto fino a giungere alla formazione di una vera e
completa orchestra strumentale. È stata non solo una questione di maestri che
sapessero impegnarsi in un’attività così ardua e in un piccolo paese di
provincia, di confine ed eccentrico, alla periferia delle linee di
programmazione musicale nazionale, come Treviso. Si trattò anche di entrare nel
complesso strumento compositivo delle partiture e dell’orchestrazione e di
trovare partecipazione e collaborazione di artistici, che sono stati numerosi e
in tanti generi musicali. Superate queste difficoltà, il momento di
consolidamento e di progettazione stabile è stato la creazione di una sua etichetta
discografica, la Holly Music, sotto la cui sigla ha prodotto svariate
compilation, da lui orchestrate e dirette. A dare nuovo slancio è stato l’incontro
con il chitarrista Massimo Scattolin e con il clarinettista Fabio Battistelli che
hanno propiziato la creazione di una propria orchestra, la “Venetian Dream
Ensemble”, che riassume il luogo mitico, quello esistenziale della musica vivaldiana
(chi non ricorda lo strappacuore Anonimo
veneziano di Benedetto Marcello) e le speranze, possiamo dire, i loro “sogni
nel cassetto”. Da qui è nato il cd “Sensations”, 14 brani composti da Gianni
Ephrikian e Massimo Scattolin, orchestrati e diretti da Gianni. Essi sviluppano
dei temi e dei ritmi coinvolgenti attraverso un loro originale sound. Inoltre
intessono una varietà di soluzioni armoniche e di coinvolgimenti emotivi.
L’avvio è dato dalla malinconia di “Angeli”, per poi distendersi in una sequenza
in cui si alternano la fuga pianistica di “Vertigo”, la dolcezza sognante del “Love
Theme”, la insistente voce della primavera, quasi al centro della compilation
l’omaggio alla città dei sogni, Venezia a piena orchestra, accompagnata dal
primo piano dei tocchi della chitarra, per perdersi nell’inno a canto aperto
all’Oceano, o fra l’ondeggiare dei Pensieri
al vento e le modulazioni vibranti di “Trasparenze”, per un improbabile
nostalgico e triste ritorno “Verso casa” Ma ognuno può ricavare riverberi e risonanze
e accenti del proprio profondo, nell’alternarsi di pathos e mediazioni sonore.
La particolarità della musica sta proprio nella soggettività del sentire
empatico.
Ma
è soprattutto nuova nel panorama italiano la sua produzione concertistica, la
cui qualità artistica è stata riconosciuta e premiata proprio ad Hollywood. Non
saprei a quale dare la precedenza nelle preferenze delle sue tre “suites for
brass, orchestra and electric guitar”. Quell’attacco di Water for Africa (6,62), dal bassissimo fino all’esplosione, il
lacerante richiamo di una natura ostile, fino alla ricerca del bene che si
dispera nel rintocco e si oscura nella voce cupa dei tamburi per riprendere poi
quel tema triste e angoscioso, insistente ritmato dai suoni amorfi della
batteria, una estenuante visione di dune e deserto, di visi e anime perdute che
alla fine appaiono in una sequenza vocale, puro suono che si autoesalta e poi
scompare sotto l’incalzare cupo e sonoro degli ottoni e il dialogo incalzante
dei violini che prolunga in crescendo quella brama di vita e di esistenza. L’inno
alla terra attraverso il suo arcano respiro (The breath of the earth, 5,12), che tante suggestioni melodiche e
artistiche ha suscitato, procede invece glorioso e possente nel tripudio degli
ottoni nel loro dialogare che afferma la bellezza della vita e si complica
negli accordi della chitarra, nella liquidità dell’organo, un dialogo che vuole
affermare attraverso il battito della batteria, l’intrusione di chitarra
languida e le trombe osannanti la grandiosità della Terra, espressa in quel
sottotitolo esplicativo “orchestral documentary nature”. Sognante l’avvio della
chitarra e sottofondo orchestrale riverberante di Pensieri nel vento (3,49) per poi scompigliarsi in insistenti suoni
di piano, in una diversa esposizione rispetto al brano della compilation, ampia
e distesa, dialogante come l’ingarbugliarsi di pensieri sognanti. Per chi vuole
immergersi nell’atmosfera spagnola basta abbandonarsi alle interpretazioni del
Concierto de Aranjuez e del Double Concert di Astor Piazzolla, con il tocco
della chitarra di Massimo Scattolin.
Di
ritorno dagli States il sindaco di Treviso ha voluto offrire in dovuto omaggio il
Teatro Comunale, per accogliere il figlio carico di allori e per far conoscere ai
suoi concittadini la sua musica, ma anche per ricordare i suoi figli benemeriti,
- pochi ormai ricordano Giovanni Comisso, premio speciale Viareggio del 1952
con Capricci italiani e Premio
Strega del 1955 per Un gatto attraversa la strada. È stata l’occasione
per dare un segno di riconoscenza a tutta la famiglia, a cominciare dal
padre ingombrante e grandioso, e aggiungere anche la figlia non meno celebre
che ha riempito il cuore di un’intera generazione con le sue coinvolgenti
interpretazioni, la Laura Ephrikian delle nostalgie giovanili di tante
generazioni di italiani.