lunedì 29 febbraio 2016

49° Edizione del Premio Aqui Storia

Il Premio Acqui Storia, giunto alla 49° edizione, rappresenta uno degli appuntamenti culturali più attesi dell’anno, non solo in Italia. Anche per l’edizione attuale la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria si conferma partner fondamentale dell’iniziativa.
L’edizione passata ha riscosso un grande successo, visto l’elevata qualità delle opere vincitrici, dei personaggi insigniti dei Premi speciali e dei presentatori Mauro Mazza ed Antonia Varini che hanno condotto la cerimonia, oltre che del crescente interesse sul premio documentato tutto l’anno sui più importanti quotidiani e settimanali, italiani e stranieri. Alla cerimonia erano presenti storici, giornalisti, fotografi e inviati speciali delle più importanti reti televisive non solo nazionali, Autorità civili e militari, parlamentari, diplomatici, tanta mondanità e diversi esponenti del jet set internazionale.
I vincitori nelle rispettive sezioni previste dal regolamento del Premio sono stati: Franco Cardini con il volume “L’appetito dell’Imperatore. Storie e sapori segreti della storia” Mondadori e Paolo Isotta con “La virtù dell’elefante. La musica, i libri, gli amici e San Gennaro” Marsilio, nella sezione storico divulgativa., Antonio De Rossi con il volume “La costruzione delle Alpi. Immagini e scenari del pittoresco alpino (1773-1914), Donzelli editore sezione storico – scientifica ed infine Licia Giaquinto viene premiata nella sezione romanzo – storico per il volume “La Briganta e lo sparviero” Marsilio Editori.
Il premio Testimone del Tempo 2015, che rappresenta il momento più prestigioso della manifestazione, è stato assegnato a cinque figure di straordinario rilievo nel panorama artistico e culturale contemporaneo: Dario Ballantini, Pietrangelo Buttafuoco, Italo Cucci, Maria Rita Parsi e Antonio Patuelli. Luca Barbareschi è stato designato quale Testimone dell’Ambiente. Tutti questi personaggi hanno riscosso uno straordinario successo nel rinnovato teatro Ariston di Acqui Terme sabato 17 ottobre scorso.
Il premio “LA STORIA IN TV 2015” ha voluto rendere omaggio a Gigi Marzullo, il premio Speciale alla carriera è stato conferito a Giuseppe Galasso uno dei più importanti storici viventi italiani.
La “macchina” organizzativa del Premio Acqui Storia riparte nel 2016 con la pubblicazione e la stampa della brochure della 49° edizione, un appuntamento sul quale si concentra l’attenzione di Autori ed Editori, stampa e televisioni (bando scaricabile anche dal sito www.acquistoria.it e info@acquistoria.it).
Potranno concorrere al Premio le opere a stampa di autori italiani e stranieri pubblicate in Italia nel 2014, nel 2015 o nel 2016 su argomenti di storia dal XVIII secolo ad oggi per quanto riguarda le sezioni storico-scientifica e divulgativa, e su argomenti storici di qualsiasi epoca per quanto riguarda la sezione dedicata al romanzo storico.
Le Case editrici possono inviare le opere concorrenti entro il 31 maggio 2016; fra queste i giurati individueranno entro il mese di luglio i 5 finalisti per ogni sezione e per l’autunno i vincitori delle tre sezioni a cui andrà un premio di 6.500 euro cadauno. La manifestazione mette in gara pubblicazioni che affrontano tematiche di storia: possono concorrere sia romanzi storici che saggi scientifici, sia opere di taglio maggiormente divulgativo, di autori italiani e stranieri.
Alle tre prestigiose Giurie accademico-scientifiche si affianca un Gruppo di 60 Lettori che esprimono una valutazione sui volumi che accedono alla fase finale del Premio e, tramite i Rappresentanti, concorrono alla designazione dei tre vincitori nelle rispettive sezioni, insieme ai vari giudici togati.
Con la promulgazione del bando di concorso 2016 sono riconfermati i due premi speciali La Storia in TV e Testimone del Tempo.
Come anticipato da Carlo Sburlati, Responsabile Esecutivo della manifestazione e del gemello Premio Acqui Ambiente, la cerimonia di consegna dei vari riconoscimenti si terrà ad Acqui Terme, presumibilmente sabato 15 ottobre.
Fin dagli esordi, il Premio intende onorare il sacrificio a Cefalonia di circa 2000 fra ufficiali e soldati italiani della Divisione Acqui. Dopo quasi cinquant’anni di attività, l’Acqui Storia è uno dei più prestigiosi premi letterari del panorama culturale italiano ed internazionale, senz’altro il maggiore per quanto riguarda la storia sui libri ed al cinema ed in Tv e continua ad essere sostenuto dagli enti promotori: la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, massimo ente finanziatore del premio, la Regione Piemonte, la Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, il Comune di Acqui Terme, Assessorato alla Cultura, cui fa capo la concreta organizzazione della manifestazione.
L’Acqui Storia vanta il Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati e del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo.

giovedì 18 febbraio 2016

Presentazione del libro "Vita segreta di Emilio Salgari" di Corrado Farina


Riforma Franceschini. Valorizzare le Culture promuovendole

Di prossima uscita un libro dal titolo: “Riforma Franceschini. Valorizzare le Culture promuovendole” di Pierfranco Bruni per conto del Sindacato Libero Scrittori Italiani e per i tipi di Pellegrini.

Si tratta di un  Instant Book che attraversa il concetto di cultura e bene culturale alla luce della Riforma attuata dal Ministro dei Beni e attività culturali e il turismo Dario Franceschini con il pensiero scientifico e tecnico del prof. Giuliano Volpe, grande vesperto di patrimonio storico.

Pierfranco Bruni, storico di beni culturali e più volte rappresentante della cultura italiana all’estero, (già rappresentante del Ministero nell’Unesco) e studioso attento dei fenomeni socio - antropologici dei beni culturali  con incarichi come esperto del Mibact, oltre ad essere un funzionario dello stesso dicastero, come archeologo direttore coordinatore, e si occupa da anni del Progetto delle Etnie e Mediterraneo con numerosissime pubblicazioni e notevoli  risultati scientifici, avendo rivestito anche l’incarico di Presidente del Comitato Nazionale sulle Minoranze storiche, (diversi sono i suoi testi pubblicati proprio sul patrimonio storico e archeologico sino al commento del Codice dei beni culturali con il patrocinio del Mibact e l’attuale dibattito sulla Riforma Franceschini lo ha visto e lo vede protagonista, come esperto, nella valorizzazione e promozione della cultura italiana), propone una lettura importante della Riforma Franceschini sia dal punto di vista delle innovazioni amministrative sia nella interpretazione delle culture come fenomeni che devono confrontarsi con una progettualità che ha come riferimento la valorizzazione e la promozione, con l’obiettivo di considerare il bene culturale come vero sviluppo della Nazione.

Pierfranco Bruni, Vice presidente del Sindacato Libero Scrittori Italiani (Sindacato che si è occupato e si occupa di culture dei beni culturali in un confronto costante con il Ministero) nel suo Instant Book, oltre a riprendere il discorso sviluppato con “Beni culturali. Risorse e identità” (2005 e successive edizioni) insiste sull’importanza della Riforma Franceschini puntando l’attenzione sia sulla autonomia dei Musei sia sulla geopolitica dei territori con la suddivisione delle Soprintendenze.

Nel suo testo sottolinea che “la Riforma è un vero punto di riferimento nella modernità delle culture senza mai perdere di vista le identità storiche, le civiltà di appartenenza, i radicamenti antropologici dei vari comparti dei beni culturali”.

Si tratta, secondo Pierfranco Bruni, con la sua esperienza oltre trentennale di collaborazioni con le Università italiane ed estere proprio nel campo dei beni culturali garantendo sempre il prestigio del Ministero, di una “ottimo modello per creare sviluppi comparati al sistema Italia proprio attraverso il legame risorse e vocazioni. L’intelligenza di Franceschini, dice Bruni, sta nel porre all’attenzione le culture senza creare compartimenti statici”.

Da questo punto di vista pone Bruni accanto al Ministro Franceschini nella difesa delle culture come modelli reali di economia delle risorse vocazionali.


“Riforma Franceschini. Valorizzare le Culture promuovendole” di Pierfranco Bruni è un testo che si apre a ventaglio sia sui beni culturali sia sulle culture come modelli di investimento.

lunedì 15 febbraio 2016

Presentazione dei volumi di Serena Lao e di Salvatore Pasqualetto. Consegna dei Premi Salvator Gotta per la cultura 2016


Ovidio verso il bimillenario della morte

Grande successo e brillantissimo live act lo scorso giovedì 11 febbraio a palazzo Sora dove Pierfranco Bruni, Neria De Giovanni e Maria Milvia Morciano hanno presentato a Roma la Cartella dedicata ad Ovidio con la quale si avviano le Celebrazioni sul Bimillenario della morte del poeta latino.
La Cartella è costituita, con una veste elegante, da nove schede redatte dagli studiosi ed esperti di letteratura che rileggono le arti amatorie e le metafore di Ovidio, nato in Italia e morto in Romania.
Il suo linguaggio latino costituisce una indicazione precisa che è quella della ripresa della cultura classica attraverso poeti che hanno rappresentato punti di riferimento.
Il lavoro, presentato a Roma a Palazzo Sora, Corso Vittorio Emanuele, 217, in una serata nella quale si è fatta rivivere la lingua latina e una contestualizzazione greca e italiana.
Per salvare la cultura italiana occorre ripartire dal latino. Il lavoro verrà presentato anche in Romania in occasione del Bimillenario della morte di Ovidio.
L'obbiettivo è quello di aprire un articolato dibattito con lo scopo di salvare la classicità della cultura italiana.
La classicità, secondo Bruni e De Giovanni, bisogna cercare di recuperarla attraverso la proposta di una tradizione che ha come base sia la forza linguistica sia quella estetica. Soprattutto la lingua latina ha una marcata matrice letteraria che permette da dare un senso alla classicità del testo. Questo, ha detto la Morciano, significa però che occorre scavare nei testi. Dalla classicità archeologica a tutto il Novecento italiano.
Una iniziativa importante che nasce all’interno del Progetto Etnie, curato Pierfranco Bruni, del Ministero beni attività culturali e turismo con la con collaborazione del Sindacato Libero Scrittori Italiani.

domenica 14 febbraio 2016

La sacralità dell'ordine temporale nel pensiero di Plinio Corrêa de Oliveira

che si terrà giovedì 18 febbraio p.v. alle ore 21,00
nella propria sede in via Lentasio, n. 9 - Milano
(Centro, M3 Missori, a 50m dalla Basilica di S. Nazzaro)

Interverrà:
Julio Loredo, presidente Associazione Tradizione Famiglia Proprietà

Presenta:
Diego Zoia, presidente Fondazione Cajetanus
Nel corso dell'incontro sarà presentato il saggio di Plinio Corrêa de Oliveira «Note sul concetto di Cristianità. Carattere spirituale e sacrale della società temporale e sua 'ministerialità'», copie del quale saranno poi distribuite ai partecipanti.

mercoledì 10 febbraio 2016

L’unicità dell’uomo: seppellire, parlare, scegliere, amare



di Francesco Agnoli

1) Poiché le esperienze pre-morte (NDE) riguardano appunto il decesso momentaneo, vero o presunto, di creature umane, la prima considerazione da fare è questa: costatare, alla luce della archeologia e della storia,una peculiarità tipicamente umana, cioè l’usanza di seppellire i morti.
Il celebre neuroscienziato Michael S. Gazzaniga, ricorda a tal proposito che i “Neanderthal occasionalmente seppellivano i loro morti, i Cro-Magnon (il primo homo sapiens anatomicamente moderno a essere apparso in Europa, all’incirca quarantamila anni fa) lo facevano in maniera regolare ed elaborata, interrando insieme con essi degli oggetti materiali. Questo indica una credenza in una vita dopo la morte… Una credenza in una vita dopo la morte presuppone una differenza tra il corpo fisico e ciò che continua a vivere. I Cro-Magnon erano dualisti”.
Tomba dei Giganti di S’Ena e ThomesEffettivamente dalle piramidi egizie, alle tombe etrusche, alle necropoli greche… sempre nel corso della storia umana abbiamo dimostrazione di questa credenza radicata in un aldilà, per quanto variamente concepito.
E gli animali? Loro no. Continua Gazzaniga: “Dunque gli altri animali dimostrano una risposta elaborata di fronte ai loro parenti o compagni morti? La maggior parte degli animali no. I leoni sembrano essere molto pratici. Possono annusare o leccare brevemente il corpo di un compagno morto di recente, e poi gettarvisi sopra per un breve spuntino. Gli scimpanzé possono avere interazioni più prolungate con un partner sociale defunto, ma abbandonano il corpo una volta cominci a diventare maleodorante…” 1.
Dunque, l’immortalità è una realtà, o un desiderio (ma perché?), solo umano.
A ciò si aggiunga che da sempre, in tutte le religioni, l’uomo ha intuito l’esistenza di un giudizio post mortem, variamente descritto ed immaginato. Di norma però l’aldilà è stato concepito come un luogo infero e buio: l’Ade greco è a lungo solo un luogo oscuro, senza speranza e senza beatitudine; presso i popoli dell’Oriente “domina un concetto di giustizia divina descritto non di rado come forza arbitraria, capricciosa, desiderosa di vendetta”; tra i “babilonesi la vita del giusto nell’oltretomba non era per niente desiderabile: un cammino senza ritorno, una realtà priva di luce, dove l’alimento è polvere e fango”; molto spesso, dall’Africa all’Asia, i vivi devono continuare a nutrire, tramite offerte, il defunto (che quindi conserva esigenze materiali anche dopo la morte)… Qua e là, più o meno a seconda dei tempi e dei luoghi, però, vi è, più o meno confusa, la necessità di una sorte diversa per buoni e cattivi, ma mentre gli inferi sono ben caratterizzati, la condizione dei giusti, quando è privilegiata rispetto a quella dei malvagi, ha poco a che vedere con quella piena beatitudine del Paradiso che, secondo il Nuovo Testamento, è stata preparata per i buoni da un Dio definito, da san Giovanni, come “Amore” 2.
2) Da sempre si è ritenuto che gli uomini avessero qualcosa in comune con gli animali e qualcosa di profondamente diverso da loro: l’anima razionale, immortale. Le neuroscienze parlano oggi di rapporto cervello (corpo)-mente (anima); e ci dicono che attraverso lo studio degli scimpanzé “abbiamo appreso che i nostri cervelli sono sia quantitativamente che qualitativamente diversi”3.
3) Anche il linguaggio umano, ciò che più evidentemente ci distingue dagli animali, è assolutamenteunico, come dimostrano gli studi del più grande linguista vivente, Noam Chomsky, e dei suoi collaboratori. Per Chomsky c’è uno scarto profondo tra le capacità cognitive umane e quelle animali: il linguaggio umano è un unicum, qualitativamente assai diverso dalle altre forme di linguaggio animale.
Per questo tutte le spiegazioni neodarwiniane, per le quali il linguaggio deriverebbe da pressioni selettive, si sono dimostrate false. Nessuna scimmia, per quanto addestrata da uomini, imparerà mai a parlare e a ragionare, perché gli mancano i presupposti per farlo, mentre tutti i bambini del mondo, a due anni, sono in grado, potenzialmente, di imparare qualsiasi lingua. Ci sono dunque per Chomsky, una “grammatica universale” innata, composta da principi universali propri di tutte le lingue, e una “grammatica profonda”, cioè l’esistenza di alcune caratteristiche strutturali, come verbi e nomi, propri di tutte le lingue. Il linguaggio umano, poi, nonostante un numero limitato di parole e di regole, è un prodigio, un “mistero”, perché è l’unico “creativo” e potenzialmenteinfinito (può produrre un numero potenzialmente infinito di frasi, anche nuove, mai prodotte e mai sentite prima)4.
Da queste considerazioni scientifiche, condivise con Chomsky da illustrissimi cognitivisti, genetisti, antropologi e biologi, non possono che sorgere delle considerazioni filosofiche: esiste una differenza qualitativa, ancora una volta, tra uomo e animale (senza la quale sarebbe impossibile ipotizzare una immortalità dell’anima umana); nonostante la straordinaria potenzialità del linguaggio umano, che rimanda anche alla potenzialità della mente umana, esso non è “onnipotente” nella sua capacità creativa: come avrebbe detto il grande logico-matematicoKurt Godel, il linguaggio umano “non inganna, ma è limitato”.
Nicola Cusano direbbe che è analogo al linguaggio di Dio (la parola di Dio crea il mondo intero), ma non coessenziale: per questo non può descrivere compiutamente, come si è già detto, ciò che lo supera e lo trascende…
E concluderebbe che esistono un linguaggio animale; un linguaggio umano, ad esso qualitativamente superiore, e un linguaggio divino, non limitatissimo, come quello animale; non limitato, come quello umano, ma senza limiti, onnipotente. Così come esistono una “mente” e una “coscienza” animale, una mente e una coscienza umana e una Mente e Coscienza divina, ognuna delle quali qualitativamente diversa dalle altre.
Dove l’ultima, la Mente divina è all’origine di tutto, essendo creativa per essenza, rispetto alle altre, “creative” per partecipazione 5.
4) La quarta ed ultima considerazione tra le tante possibili -anch’essa collegata ad alcuni aspetti delle Nde, in particolare all’esistenza di un giudizio morale particolare condotto sulla base della legge dell’amore- riguarda il dibattito sull’ “altruismo”, termine con cui di solito genetisti, sociologi, antropologi… definiscono qualcosa che invece i filosofi e i teologi chiamano solitamente “amore”.
L’altruismo umano -che qui ci interessa in relazione al fatto che nelle Nde i ritornati dicono di essere stati giudicati proprio su di esso-, è qualcosa di molto differente da quello animale, finalizzato ad un vantaggio (per sé o la propria parentela), perché può possedere una gratuità che lo rende, appunto, unico.
L’altruismo umano, dunque, mette in crisi il pensiero materialista e naturalista, perché dimostra che la natura umana non è riducibile alla fisica e alla biologia, che la coscienza dell’uomo non è un semplice incremento quantitativo dell’ ‘astuzia’ animale, un mero strumento per sopravvivere, in quanto non è collegata direttamente col meccanismo della sopravvivenza, anzi, in un certo senso, lo disturba, perché introduce il dilemma tra bene e male, e con esso tra egoismo istintivo e altruismo, portando l’uomo in varie circostanze ad agire anche contro il proprio interesse personale.
L’uomo infatti può scegliere, può addirittura andare contro tutte le tendenze istintive, genetiche, che caratterizzano la sua parte animale, corporale: può sacrificarsi, donarsi, immolarsi, dire di no – in base alle sue idee, ai suoi valori non misurabili-, alle proprie pulsioni e passioni animali; può combattere dentro di sé il desiderio di vendetta, perdonare… e in ognuna di queste operazioni non è definito né dallo spazio, né dal tempo, né dalle leggi della termodinamica, né dal principio di causa effetto.
Come ha scritto il celebre genetista Francis Collins: l’altruismo disinteressato, solamente umano, “costituisce una sfida rilevante per l’evoluzionista e rappresenta un vero scandalo per il pensiero riduzionista”, e “l’agape di Oskar Schindler e madre Teresa smentisce questo tipo di pensiero. Incredibile ma vero, la legge morale mi chiederà di salvare l’uomo che sta affogando anche se è mio nemico”6.
A sua volta il grande evoluzionista, biologo e filosofo, Francisco Ayala osserva: “L’altruismo umano appare simile a quello degli animali, ma è diverso per il rilevante fatto di essere accompagnato da un giudizio, che è precisamente ciò che lo rende morale. Il comportamento morale non è del tipo di quelle reazioni automatiche di altruismo biologico come si hanno in certe api, formiche e presso altri imenotteri….”7.
Infine, il già citato neuroscienziato M. Gazzaniga afferma che “il desiderio di aiutare coloro che soffrono a causa di un incidente o una malattia… è guidato dall’empatia e dalla compassione che possono essere considerate caratteristiche unicamente umane”8.
Amore, senso morale e quindi libertà: non è proprio quanto di più divino, di non riducibile alla pura materialità, esiste nell’uomo?

1 M. S. Gazzaniga, Human. Quel che ci rende unici, Raffaello Cortina editore, Milano, 2009, pp. 337-338. Gazzaniga analizza anche la tesi di Cinthia Moss, per la quale ci sarebbe una specie animale che ha cura dei suoi defunti: gli elefanti. E dimostra che non esiste alcuna prova “che gli elefanti abbiano un interesse nei loro conspecifici (morti, ndr) al di là degli aspetti fisici”.
2 Si veda Inferno e dintorni, a cura di Serafino Lanzetta, Cantagalli, Siena, 2010, e Rodney Stark, La scoperta di Dio, Lindau, Torino, 2008, p.125.
3 M.S. Gazzaniga, op. cit., p. 489.
4 Noam Chomsky, Il linguaggio e la mente, 2010, Bollati Boringhieri.
5 La Parola di Dio crea il mondo; la parola umana “crea” poesia, arte, musica, scienza…
6 Francis Collins, Il linguaggio di Dio, Sperling & Kupfer, Milano 2007, pp. 20-22.
7 Francisco Ayala, L’evoluzione. Lo sguardo della biologia, Jaka Book, Milano, 2007, p. 143; vedi anche F.Agnoli,La grande storia della carità, Cantagalli, Siena, 2014
8 M. Gazzaniga, op. cit., p. 484.

martedì 9 febbraio 2016

Un film per i giovani, per educare alla bellezza della relazione

Ai giovani occorre proporre un grande messaggio. Indicando ciò che è vero, bello, davvero umano.
Gli educatori hanno a disposizione un film straordinario, October baby.

1) perchè è una storia vera, dolce, a volte triste, a volte allegra;
2) perchè è la storia di una bambina abortita, ma sopravvissuta, che insegna cosa è davvero l’aborto;
3) perchè è la storia di un fidanzamento come esso dovrebbe essere: attesa, conoscenza, rispetto, capacità di non bruciare le tappe, di non distruggere tutto nel fuoco di una passione solo egoistica e carnale;
4) perchè è un a storia di perdono, senza il quale la vita a due sarebbe impossibile;
5) perchè è la storia di una ragazza che vuole conoscere le sue radici e va alla ricerca della sua madre biologica;
6) perchè è la storia di due genitori adottivi, che non hanno prodotto una figlia con la fecondazione artificiale, non hanno affittato uteri, non hanno comperato gameti presso le banche degli ovuli o del seme, ma hanno dato se stessi ad una bambina senza famiglia.

Qui il film, integrale:
https://gloria.tv/media/7j8RTduhy44

Istituto per la Storia e la Letteratura "Virgilio Italo Bruni"

PRESIEDUTO DAL FIGLIO PIERFRANCO  CON GLI OBIETTIVI
DELLA RICERCA CULTURALE

È stato istituito, con una ragione esclusivamente culturale, l'ISTITUTO PER LA STORIA E LA LETTERATURA "VIRGILIO ITALO BRUNI", i cui obiettivi sono quelli della ricerca storica e letteraria in un contesto dove è necessario approfondire elementi e modelli non solo della storia moderna e contemporanea, ma la storia nella sua complessità. 
I percorsi che maggiormente riguardano gli interessi dell'istituto dedicato a Virgilio Italo Bruni (nato a San Lorenzo del Vallo -Cs- il 23 febbraio del 1920 e scomparso l 21 dicembre del 2012) restano, comunque, la storia dall'età illuminista sino ai giorni nostri e la letteratura nelle sue tematiche e nei suoi protagonisti. 
Virgilio Italo Bruni ha lasciato documenti, riviste e lettere, oltre che libri, inerenti il periodo storico della seconda guerra mondiale con delle testimonianze completamente inedite. Importante restano le collezioni di cartoline. Valore storico hanno le lettere e il materiale risalente agli anni del Fascimo. Ma anche materiale riferito alle attività commerciali nella Calabria e nel Sud degli anni Quaranta – Ottanta del 1900.
È stato realizzato, in virtù di ciò, il Fondo Guerra Mondiale e il Fondo Vita dei Campi e Commercio proprio con il materiale lasciato da Virgilio Italo Bruni. Bruni era molto amante di giardinaggio e di colture del giardino. Una passione che ha sempre custodito con molto amore. 
A presiedere l'istituto, in questa prima fase, sarà il figlio Pierfranco Bruni, la cui sede dell'istituto è in Calabria.

sabato 6 febbraio 2016

La difesa non e’ piu’ legittima

di Alfonso Giordano

Si crede generalmente che la funzione dell’interprete si limiti alla più fedele riproduzione di ciò che costituisce l’oggetto dell’interpretazione, rispettando naturalmente i limiti segnati dalla struttura della cosa o dal suo autore, risultanti dalla volontà di quest’ultimo, espressa o desumibile dalle circostanze. Ma, al contrario, un esame più approfondito disvela che l’opinione richiamatain realtà appare lacunosa e superficialerispetto ai molteplici casi in cui l’opera dell’interprete viene a colmare un incipiente segmento sottile e oscuro,ma esistente in embrione, senza il quale l’oggetto dell’ermeneutica – sia esso un brano musicale ovvero una fattispecie normativa – non sarebbe identificabile nella sua individualità caratterizzante.Ciò appare assai perspicuo, ad esempio, valutando l’attività di un direttore d’orchestra, la cui importanza è divenuta patrimonio comune attraverso una saggia tradizione, che ne ha fatto un postulato; ma che, forse, non risulta onninamente comprensibile, dal momento che a esprimere i suoniovviamente sono soltanto gli orchestrali, mentre l’opera direttoriale a prescindere dall’apparente ginnastica gestuale (che, del resto,ha sua funzione e un suo immediato riscontro nei confronti di chi esegue materialmente)resta pressoché ignota o misteriosa  ai più. Ma, per contro, ai veri intenditori non sfuggel’essenzialitàe l’importanza delmodo di presentare l’opera che fa sembrare,all’orecchio raffinato, l’esecuzione di un medesimo brano di musica, da parte di due distinti direttori, quali opere sostanzialmente diverse. Sono, si badi, le stesse note, quelle segnate dal compositore, e tuttavia la melodia dell’uno sembra non coincidere con quella dell’altro.Ed è palese che ciò avvenga perché ciascuno dei due ha costruito in modo differente nel margine di cui abbiamo fatto sopra riferimento, fornendo una propria versione a complemento della struttura dell’insieme.Da ciò emerge, a mio avvisoin maniera indubitabile, la funzione non soltanto integrativa, ma addirittura (almeno parzialmente)creativa dell’attività interpretativa. Clicca qui per continuare a leggere
   

venerdì 5 febbraio 2016

Pubblichiamo due filastrocche di Vittorio Riera tratte dalla racccolta inedita “Filastrocche per piccini e meno piccini”

Filastrocca per chi ha fretta

Vieni  vieni  via
ti porto per la via
la via è troppo lunga
lunga è la tua vita
la vita è troppo bella
bella è la tua stella
la stella s’avvicina
s’abbassa e poi s’inchina
s’inchina pure il rospo
il rospo è nello stagno
lo stagno è tutto verde
il verde non è del ragno
il ragno ha la sua tela
la tela ha la sua barca
la barca è là nel mare
il mare è tutto azzurro
azzurro è pure il cielo
il cielo non ha fine
fine è la tua chioma
ti piacerebbe stare a Roma?
Roma è assai lontana
lontana è pur la luna
la luna è sulla duna
la duna è nel deserto
il deserto ha tante gobbe
gobbe due ne ha il cammello
il cammello non ha fretta
la fretta s’arrabbiò

disse grazie e se n’andò.
Filastrocca capricciosa

Questo è mio e questo pure. 

voglio un cielo tutto rosa 
voglio il mare in una rosa 
voglio un treno nel giardino 
voglio un pino nel taschino 
voglio un’ape che non punge 
voglio il tempo che non fugge 
voglio un ago che non cuce 
voglio un lago e tanta luce 
voglio un prato il monte il piano 
voglio pane tanto e grano 
voglio l’oro rosso e blu … 

Voglio mamma e niente più.

Premio nazionale di narrativa storica edita e inedita “Raccontami la Storia”

Il Comune di Rocca San Giovanni, l’Associazione Culturale “Ericle D’Antonio”, la Biblioteca comunale “Arturo Colizzi” e l’Associazione Editori Abruzzesi indicono la 2ª Edizione del Premio Nazionale di Narrativa Storica Edita e Inedita "Raccontami la Storia", riservato a libri di romanzi storici e a racconti storici inediti (di qualsiasi genere letterario) di autore italiano o di madre lingua italiana residente all’estero.
Sezione a) Romanzo storico, edito negli anni 2014-2015
Spedire entro il 31 marzo 2016, CINQUE copie di romanzi storici editi negli anni 2014-2015 (con allegata scheda di partecipazione) alla segreteria del Premio.
Premi:
- Per i tre autori Finalisti: ospitalità per 2 persone per i 2 giorni della manifestazione, Targa, cesto di prodotti enogastronomici
- Per il Vincitore premio in denaro di € 1.000,00 (euro mille), con l’obbligo della presenza senza possibilità di delega (in caso di assenza il montepremi sarà ripartito tra gli altri autori finalisti presenti)
Sezione b) Racconto storico inedito
Spedire entro il 31 marzo 2016 racconti inediti (in PDF) di lunghezza tra le 5 e le 15 cartelle (1800/2000 battute per cartella) alla e-mail premioraccontamilastoria@gmail.com con allegata scheda di partecipazione firmata; ogni concorrente può presentare al massimo due opere.
Premi:
- Per i dieci autori Finalisti: ospitalità per 2 persone per i 2 giorni della manifestazione, Diplomi, cesto di prodotti enogastronomici
- Le dieci Opere finaliste saranno pubblicate in un volume a cura di uno degli editori aderenti all’Associazione Editori Abruzzesi e presentato il giorno della manifestazione della 3ª Edizione del Premio. Gli autori cedono a titolo gratuito il diritto di pubblicazione (per tre anni dalla data di pubblicazione). Una copia della pubblicazione sarà loro assegnata gratuitamente.
Presidente della Giuria la dott.ssa Marta Tridente. I componenti della Giuria saranno scelti dalla Amministrazione Comunale di Rocca San Giovanni.
La partecipazione implica l’accettazione piena e incondizionata del bando di Concorso, la cui violazione comporta la esclusione dal Premio. Il giudizio della Giuria è insindacabile e inappellabile.
La comunicazione ai finalisti avverrà entro il 31 maggio 2016. La proclamazione dei vincitori avverrà durante le giornate di premiazione che si svolgeranno a Rocca San Giovanni (CH) nelle date del 2 e 3 luglio 2016.

lunedì 1 febbraio 2016

“Insorgenza” di Natale a Rozzano: considerazioni

di Carmelo Bonvegna    

      Le “Insorgenze”  furono le rivolte popolari che scoppiarono in Italia contro la dominazione napoleonica a partire dal 1796. Una pagina negletta dalla storiografia ufficiale e quasi inesistente nei testi scolastici che, quando ne fanno cenno, la  interpretano o in chiave di pre-risorgimento o di pre-lotta di classe: la prima è la  nazional-fascista che vide gli “insorgenti” di Binasco, Pavia, Arquata Scrivia, Lugo in Romagna, quelli delle “Pasque Veronesi”,  i “Lazzaroni” napoletani, i “Sanfedisti” calabresi, i toscani di “Viva Maria!” come Italiani combattenti contro lo “straniero” francese; la seconda, la marxista, che li immaginò  “sfruttati” delle “classi subalterne” che prendevano fucili e forconi contro i “padroni” delle “classi dominanti”.
          Ambedue le interpretazioni sono falsate perché non tengono conto della Religione che nelle “Insorgenze” fu, invece, fondamentale: il “basso popolo”, infatti, insorse al suono delle campane come nella Vandea francese, per difendere la proprietà dai saccheggi degli invasori ma soprattutto la Religione che le armate francesi e i giacobini italiani chiamavano “superstizione”. I morti furono decine di migliaia!
          Qualcuno ha paragonato l’“Insorgenza” a un fiume carsico che ogni tanto ripolla e riemerge nella Storia della nostra Nazione; in tal modo se ne è voluta vedere una continuazione nelle rivolte del Sud (1861-63) – per disprezzo dette “brigantaggio” – contro i Piemontesi che, guarda caso, anch’essi chiamavano “superstizione” la Religione dei “cafoni” meridionali; altri la protende addirittura fino al “18 Aprile 1948”, cioè alla vittoria elettorale cattolica contro il socialcomunismo, cosa  che fu sentita da molti come vera e propria Liberazione.
          Aggiungendo un po’ di personale fantasia, ho pensato ad una “insorgenza” a proposito di ciò che è accaduto a Rozzano prima di Natale: vi è stato un coro unanime del “basso popolo”, appunto, contro chi sembrava volesse abolire la Festa nelle scuole, l’alfonsiano “Tu scendi dalle stelle”, il presepio, Gesù Bambino…, insomma quelle cose “sacre” alla Fede e alla “magia” dei ricordi che per Natale ci fanno tornare al piccolo mondo antico dell’infanzia, alle preghiere con la mamma e alle favole raccontate dai nonni accanto al focolare... È sembrato, infatti, alla stragrande maggioranza dei “semplici”, frequentatori o no di chiese, impolitici per definizione e lettori improbabili di giornali, che qualcuno – “cattivo” – avesse tentato di abolire tutto ciò; ed è bastata questa percezione per scatenare una protesta popolare in cui si minacciarono – io ho visto – non “reazioni bieche di estremisti” come racconta il VIVIROZZANO di dicembre, ma raccolte di firme, assembramenti di genitori davanti alle scuole, irruzioni e perfino cortei;  anche politici locali sono subito accorsi  a “difendere” il Natale “negato”, forse gli stessi che nel 2010 avevano votato contro l’ostensione del Crocifisso nell’Aula consiliare e nel 2013 le “unioni civili senza distinzione di sesso”. I gazzettieri/giornalisti e tutte le televisioni hanno fatto il resto creando ciò che alcuni chiamano già col titolo di “i fatti di Natale a Rozzano”.

          Ora, passata l’Epifania, è giusto fermarsi a riflettere su quanto è accaduto. Occorre – “a mio debol parere” – procedere da una constatazione: è sotto gli occhi di tutti che il “Padrone del mondo” e le dipendenti consorterie “massoniche” stanno tentando con ogni mezzo la cancellazione del “sacro” e della “Religione”, creando un clima di ostracismo perfino nei confronti di Dio che vogliono bandire (v. “la Repubblica” del 9-III-2015: “La democrazia deve chiedere l’esilio di Dio”). Così – stringendo l’obiettivo sul nostro argomento – dirigenti, insegnanti, alunni  non possono non risentire di tale clima nella Scuola; e a chi vi sta dentro, salvo singoli “eroici furori”, conviene adeguarsi “pro bono pacis” o quieto vivere, pena il biasimo, l’ironia e l’emarginazione più o meno larvata: il presepio, la festa, la canzoncina o la poesia natalizia, il Bambinello sono soltanto dettagli “annuali” nel panorama generale di indifferenza o di aperta ostilità nei confronti della Religione Cattolica. Se questi “dettagli” a Rozzano hanno suscitato la “rivolta” inaspettata e spontanea, è quasi un miracolo da meditare e studiare. Ciò, infatti, dimostra che il cosiddetto “popolo”, sempre tirato in ballo dai suoi difensori “d’ufficio”, non è ancora pronto per il completo rifiuto del sacro e resta duro, nonostante politici, intellettuali della carta stampata e comparse delle televisioni facciano a gara per renderlo malleabile al loro verbo.
           Detto questo, aggiungo che i genitori e i nonni “insorti” contro un preside che non hanno mai visto né conosciuto, forse non si sono ancora accorti che nelle classi dei loro figli e nipoti è da decenni che si “festeggia” solo un “natale sanamente laico”, come dicono lorsignori, cioè una sorta di baraonda buonista dicembrina coi “cingombè” e “babbinatale”, lontani anni luce dal Natale vero: brave maestre non nominano Gesù Bambino se in aula c’è l’alunno di religione diversa che, immaginano, potrebbe essere “discriminato” e altre, per l’occasione, preferiscono ripiegare sulla favola di Pinocchio… Del resto perché criticarle se anche qualche vescovo  vuol fare “passi indietro” e preti confusi non celebrano la messa in scuole…“cattoliche” per non urtare alunni di altre religioni! E, tuttavia, io credo che la cancellazione, vera o presunta, del “Tu scendi dalle stelle” sia cosa del tutto secondaria rispetto a ciò che di “sacro” nelle scuole le suddette massonerie si apprestano a demolire e che genitori e nonni probabilmente ignorano; questi, infatti, non sanno che si tenta di introdurre nelle classi anche la “teoria del gender”, secondo la quale il sesso non viene dato dalla natura fin dalla nascita – maschio e femmina –  ma dalla “cultura” successiva; in parole povere, anche la Scuola si prepara ad insegnare agli alunni come scegliere se essere… maschi o femmine! Teoria che il grande Papa Francesco ha chiamato, giustamente, “sbaglio della mente umana” (Discorso del 21-III- 2015)
           Così stando realmente le cose, e per tornare al Natale “negato”, non c’è da stupirsi se alcuni “primi della classe” nelle scuole – è dal “1968” che, con la loro saccenza, imperversano nei collegi, consigli, commissioni e concionano e criticano e organizzano “progetti” costosi e “mostre” e decidono a nome di tutti, anche dei “cattolici” che, intimiditi da tanto attivismo, “non compariscono” direbbe Machiavelli…! – costoro, spinti dall’humus generale a-religioso, credono sia arrivato il momento di fare un passo avanti verso la futura e completa cancellazione di cui dicevo; e, puntuali, ad ogni dicembre, provano a trasformare il Natale in “festa dell’inverno” o “della luce” o “di fine anno”. Intendiamoci, “nihil novi” se è vero che già la rivoluzione in Francia (1792), poco prima delle nostre “Insorgenze” aveva rimosso il calendario cristiano, cambiando il nome ai mesi e aveva portato in Notre Dame una donna discinta, simbolo della “dea Ragione”; cose riproposte, poi, dai sistemi totalitari del XX secolo: vedi le carnevalate pagane che nazional-socialisti organizzarono in Germania dopo il 1933 con donne nude su carri allegorici o la completa abolizione delle feste religiose e la demolizione delle chiese nei paesi comunisti…
          Intendo dire che del Natale vero – quello del “Puer natus in Bethlehem Juda in diebus Herodis regis”  – nella gran parte della nostra società (non nelle scuole soltanto!) non c’è rimasto quasi niente se non le folle agitate nei supermercati aperti anche il 25 Dicembre per “la corsa all’ultimo regalo”, gli “auguroni” incrociati per non si sa bene chi o che cosa, il “cenone” pantagruelico della notte del 24, i film melensi e a sfregio della decenza detti perfino “di natale”...
          Concludo. Ciò che sbalordisce è che questo “niente”, secondo lorsignori, dovrebbe avere un “peso” nel discorso della “multicultura” e del “dialogo” magari per frenare il…terrorismo islamista: così, da un lato  l’Islam,  religione forte e lanciata, e dall’altro noi occidentali col “niente” in mano, denudati volontari del nostro Cristianesimo e dei suoi valori, i simboli, la sua storia di venti secoli, la sua civiltà e la sua forza; noi a cui hanno insegnato solo le orazioni della “nuova religione” come “tolleranza”, “libertà”, “democrazia”, “integrazione”! Ma forse qualcuno, dopo aver fomentato la “corruzione” nella nostra società, spera che, a contatto con l’Occidente, si corrompa anche l’Islam e si riduca – volontario! – al nostro “niente” fatto di  pacifismo,  femminismo, sesso, droga, pance piene, movida notturna, privacy, disordine morale, sfascio della famiglia vera e creazione di un’altra innaturale, eutanasia anche dei bambini, divorzio “lampo”, omosessualismo, figli di “due mamme” e senza padri o di “tre” persone, utero in affitto, perdita di identità, vuoto, nichilismo… Fra queste belle cose ci sono anche  i “valori” di cui ha parlato Renzi nella conferenza di fine anno?
          Domande: e se la “corruzione” degli islamici non sortisse l’effetto sperato e rimanesse un sogno dei corruttori occidentali? E se quelli si rivoltassero a tale ignobile tentativo? Io penso che il nostro “niente”/“identità perduta” provocherà, prima, meraviglia e sconcerto nei musulmani consapevoli e, poi, disprezzo; non oso pensare cosa potrà provocare nella mente malata dei barbuti di “Allah akbar!” e nella frazione degli accoltellatori muniti di kalasc e tritolo!
          Se crediamo nel Dio Bambino, quello del Natale vero, ci conviene  
pregarLo –  in ginocchio – affinché liberi noi dalle “male occasioni”.