di Fabrizio Cannone
I cattivi maestri di novecentesca memoria, i cui scritti ancora nuocciono in pieno XXI secolo, non debbono farci dimenticare i veri e i grandi maestri del passato, i quali restano come dei fari nella notte buia che a tratti sembra invadere la scena della vita contemporanea.
La figura di san Tommaso d’Aquino (1225-1274) non ha davvero più bisogno di presentazioni tra i cattolici e gli italiani di cultura media.
Ha bisogno invece, l’Angelico Dottore, di essere conosciuto, di essere diffuso, di essere studiato come un immenso portatore di sicurezza, di pace e di vera gioia. La pace infatti è la “tranquillità dell’ordine” (Agostino), è l’armonia tra le parti di un unico corpo (come i cittadini di uno Stato), ed è la fraternità che lega o dovrebbe legare gli associati, a vario titolo, tra di loro (di un paese, città, quartiere, borgo, impresa, sodalizio, etc.). E la gioia è la fruizione di questa vera pax christiana in cui tutti esercitano i propri diritti e osservano i propri doveri, e dove ognuno vive più per il bene comune che per i propri pur legittimi interessi. Eppure…
La difficoltà dell’accesso al pensiero filosofico-teologico-etico di Tommaso deriva anzitutto da due cause materiali, diverse e convergenti. La prima è, tradizionalmente, l’alto prezzo delle sue opere disponibili in libreria, specialmente la più nota tra tutte, la Summa theologiae. Summa (da poco ripubblicata dalle edizioni ESD di Bologna in una nuova eccellente traduzione italiana) da considerarsi come un monumento di inarrivabile sapienza e come la sintesi organica di secoli e secoli di ricerca, di riflessione e di pietà cristiana. La seconda difficoltà sta nella scarsa conoscenza, a livello della cultura diffusa, della logica del pensiero medievale, pensiero che anche nei licei odierni è trattato in modo sommario e generico, quasi en passant tra l’antichità greco-romana (da Socrate a Platone, da Aristotile a Seneca) e le magnifiche sorti progressive iniziate con l’Umanesimo e il Rinascimento.
Se invece i nostri liceali, assai numerosi oggi in Italia, ricevessero le giuste chiavi di lettura per comprendere la filosofia medievale e la scolastica (da farsi in parallelo con la storia politica e militare, la storia dell’arte e la storia della scienza), allora sono certo che S. Tommaso tornerebbe presto in auge, come lo fu sempre, tra gli studiosi veramente profondi, negli ultimi 4-5 secoli.
Le Edizioni Studio Domenicano, che ci hanno da poco offerto una nuova edizione integrale e bilingue della Summa, da diversi anni stanno realizzando una bella collana di testi tomisti di facile accesso, sia per il prezzo che, tutto sommato, per il contenuto (cfr. La Legge dell’amore, La virtù della speranza, La giustizia forense, etc. Si auspica vivamente che molti trattati tomisti, per esempio alcune delle Quaestiones disputatae, vengano riprodotti in opuscoli di dimensioni congrue e con annotazioni di aiuto al lettore).
Da poco si è (ri)aggiunto un nuovo strumento per l’iniziazione al pensiero di Tommaso: il Compendio diteologia (Utet, 2016, € 15.90). Questo Compendio tratta in modo accessibile i grandi temi del pensiero tommasiano e medievale: Dio e la creazione, la fede, la speranza, la carità, la vita eterna, la legge morale, la giustizia, il peccato, il male, il retto ordinamento della società e così via. Insomma l’Autore interpreta da par suo la necessaria tendenza umana verso le cose spirituali, non materiali, ma pur sempre decisive nella vita di ognuno. Al Compendio sono poi aggiunti come appendice alcuni opuscoli dell’Angelico in difesa della vita religiosa e del lavoro dei monaci, sia manuale sia nell’insegnamento universitario.
La figura del frate domenicano Tommaso d’Aquino è tutto meno che banale. Nato da nobile famiglia dell’Italia meridionale, entrò giovane tra i religiosi biancovestiti fondati dallo spagnolo Domenico di Guzmán (1179-1221). Amante della scienza, della virtù e della sapienza, studiò a Colonia e insegnò in varie parti d’Italia, oltre che alla Sorbona di Parigi.
La sua opera complessiva è fatta da decine di testi filosofici, esegetici e teologici che lasciano stupefatti lo studioso e perfino lo studente che si imbatte in essi: la logica che presiede all’opera di san Tommaso sembra essere più una “matematica divinamente ispirata” che una semplice ricerca fatta di accumulo, revisione e sviluppo.
Tutti i Pontefici della storia (dal XIII secolo ad oggi), e senza alcuna soluzione di continuità, hanno indicato in san Tommaso d’Aquino il teologo cattolico per eccellenza e, se questo non stupisce per i papi medievali e rinascimentali (l’Angelico fu canonizzato nel 1323 e dichiarato Dottore della Chiesa nel 1567), potrebbe stupire per quelli più recenti. Giovanni Paolo II ad esempio, in un importante documento del 1998, in cui stigmatizzava la separazione tra fede e ragione (n. 45) e notava come “uno dei dati più rilevanti della nostra condizione attuale consiste nella crisi di senso” (n. 81), proponeva il ritorno al pensiero dell’Aquinate in questi termini: “san Tommaso amò in maniera disinteressata la verità. Egli la cercò dovunque essa si potesse manifestare, evidenziando al massimo la sua universalità (…). Il suo pensiero (…) raggiunse vette che l’intelligenza umana non avrebbe mai potuto pensare” (Fides et ratio, n. 44).
Siamo convinti che tutti i problemi politici e sociali odierni, dalla crisi economica all’invasione dei migranti, dalla diffusione della droga e della violenza giovanile sino all’auto-demolizione dell’istituto familiare, potrebbero essere meglio impostati e risolti, almeno in potenza e in nuce, grazie alla saggezza secolare e davvero mirabile, di quei Maestri di vita e di pensiero che l’Italia ha lasciato, come eredità perenne, al mondo intero.
da: www.libertaepersona.org
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