lunedì 16 gennaio 2017

Palermo, la Magnifica Biblioteca riapre al pubblico

di Valentina Bruschi

Dopo otto anni, conclusi i lavori di ristrutturazione dell’edificio, degli storici scaffali lignei, del patrimonio librario e della quadreria, la Biblioteca Comunale finalmente riapre al pubblico nella sua interezza. Un capitale bibliografico di circa 400 mila volumi, quasi seimila manoscritti che documentano la cultura siciliana dal Medioevo al Novecento e il “Famedio” o “Tempio della fama dei Siciliani illustri” che consta di 371 ritratti (di questi, solo 10 sono femminili). L’ultimo è dedicato a Paolo Borsellino, acquistato dal Comune circa due anni fa, dopo un concorso indetto tra gli studenti dell’Accademia di Belle Arti. Un luogo di grande fascino, dove si respira storia e cultura, che conserva un tesoro sterminato, tra cui: una rara seconda edizione (1575) della celeberrima opera di Niccolò Copernico “De revolutionibus orbium coelestium”, inserita dall’UNESCO nell’elenco delle “Memorie del Mondo”; un’edizione del 1501 dei “Trionfi” del Petrarca a stampa su pergamena e il “Martyrologium”, il più antico manoscritto della collezione, un raro codice liturgico con le note a margine sugli eventi della vita legati ai sovrani normanni.
L’Assessore alla Cultura del Comune di Palermo Andrea Cusumano annuncia che nella Primavera del 2017 saranno organizzate iniziative per dare risalto ad alcuni dei volumi più pregiati, a cominciare dal Codice Resta, restaurato dall’Istituto Nazionale per la Grafica. Si tratta del celebre Libro d’arabeschi, di padre Sebastiano Resta, ritrovato nel 1984 tra gli scaffali lignei dall’allora direttore della Biblioteca Antonino Manfrè. Era rimasto in quella scaffalatura per almeno duecento anni, dimenticato. Inviato da Roma a Palermo intorno al 1690 da padre Resta, il più noto collezionista di disegni del XVII secolo in Italia, al suo amico e corrispondente padre Giuseppe del Voglia, un oratoriano della Congregazione dell’Olivella di Palermo, anch’egli dilettante di disegni e appassionato collezionista d’arte. Un volume importantissimo per la storia del collezionismo e per i disegni lì conservati, prodotti dai maggiori protagonisti di scuola tosco-romana dei secoli XVI e XVII – a cominciare dagli allievi di Raffaello, Giulio Romano e Perin del Vaga, a Francesco Salviati, Federico Zuccari, il Vignola e Pietro da Cortona, per citare solo i nomi più noti.
Soddisfatta la Direttrice, Eliana Calandra, che porta a conclusione un percorso più ampio di restauro iniziato quasi 19 anni fa e afferma: “abbiamo pensato di riaprire con delle visite guidate per tutto il mese di gennaio perché abbiamo il piacere di mostrare alla città la biblioteca nella sua nuova veste. Da febbraio riprenderà, invece, regolarmente la consultazione in loco”. Restaurate, tra le altre cose, le torri librarie e la sala Amari al piano terra, che si affaccia sul cortile, con le sue seicentesche librerie dipinte, che custodisce il deposito dei libri Preziosi e Rari. Un tempo ex cappella della Vergine del complesso dei padri Gesuiti, la sala in seguito fu dedicata a Emerico Amari, giureconsulto che ha lasciato tutta la sua collezione di libri alla Biblioteca. Al primo piano, le due sale di lettura storiche con le scaffalature lignee ottocentesche su due livelli e ballatoi percorribili da dove si affacciano i volti dei Siciliani illustri. In queste sale sono anche visibili i due mappamondi seicenteschi realizzati da Matthaus Greuter in cartapesta e pergamena.
Il complesso architettonico comprende anche il restauro delle due ex-chiese di San Michele Arcangelo e dei SS. Cripino e Crispiniano. La prima, d’impianto trecentesco, è usata per custodire i depositi librari mentre la seconda sarà utilizzata per attività culturali.
Due edifici che raccontano la stratificazione complessa di questa parte della città, sorta lungo le sponde del fiume Kemonia, interrato nel Cinquecento, che con la forza delle sue acque torrentizie aveva creato un complesso ipogeico nel sottosuolo, dove grotte e catacombe furono sedi di riti liturgici delle prime comunità di fedeli cristiani e non solo. Infatti, il complesso di Casa Professa, attiguo e parte della Biblioteca Comunale, è sorto proprio sopra l’antica chiesa della Madonna della Grotta e le chiesette appena nominate. Ancora, nella parte settentrionale di Casa Professa, sotto Palazzo Marchesi, si trova il famoso Mikveh, il bagno rituale ebraico. Fu proprio in questo luogo che, dopo l’espulsione dei Gesuiti dal Regno delle Due Sicilie, avvenuta nel 1767, il Re decise di trasformare il complesso cristiano in tempio laico, al fine di rendere il sapere più accessibile, in pieno illuminismo, e di favorire l’istruzione e lo studio.
Dal mese di gennaio 2017, la Biblioteca aprirà al pubblico nei seguenti orari: dal lunedì al venerdì ore 9.00-13.00 e mercoledì anche 15.30-17.30. Per tutto il mese saranno organizzate visite guidate su prenotazione a cura di personale interno (telefonare al numero 091-7407949; http://librarsi.comune.palermo.it).



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