Il ministro
Minniti recentemente ha detto che per l'immigrazione non si può parlare di emergenza
ma si tratta“ormai un dato strutturale”.“Un’affermazione che
deve preoccupare - scrive Gianandrea
Gaiani - poiché a pronunciarla è stato l’unico esponente dell’attuale
governo che ha cercato di porre un freno ai flussi incontrollati[...]”. (G.
Gaiani, “Minniti si arrende all'immigrazione strutturale”, 21.12.17,
LaNuovaBQ.it)
Anche se quest'anno sono arrivati meno
“migranti” rispetto al 2016, non c'è nulla di incoraggiante, quando uno Stato
accoglie“quasi 120mila immigrati illegali, il cui unico “merito” è aver
pagato criminali per raggiungere l’Italia”. Certo gli accordi con la Libia
hanno frenato le partenze,“ma come fa uno Stato a non definire un’emergenza
un flusso gestito da criminali che porta in Europa immigrati illegali,
criminali e terroristi? Uno Stato può definire “strutturale” il crimine
solo se ne è complice e, viste le dimensioni del problema e l’impatto
finanziario, sociale e sulla sicurezza l’Italia rischia ormai di diventare uno “stato
canaglia” che incoraggia e alimenta traffici criminali strettamente legati
al terrorismo islamico”.
Ormai tutto il mondo conosce le modalità dei
viaggi degli emigranti. I filmati che sono circolati anche in Africa, mostrano
gli emigranti africani arrestati e venduti come schiavi in Libia. Peraltro
questo ha provocato la reazione di vescovi e capi di Stato, soprattutto in
Nigeria da cui parte la maggior parte degli emigranti che tentano la fortuna in
Europa.
Sull'argomento ho letto un ottimo dossier
del giornalista Domenico Quirico, “Esodo. Storia
del nuovo millennio”, Neri Pozza editore (2016) Quirico ha
viaggiato in compagnia dei migranti e racconta le loro condizioni disumane nei
principali luoghi da cui partono, e in cui sostano o si riversano. E' il
racconto in presa diretta dell'Esodo che sta già mutando il mondo e la storia a
venire.“Parti intere del pianeta si svuotano di uomini e di rumori, di vita:
negli squarci sterminati di Africa e di Medio Oriente”. Per Quirico,“è
la Grande Migrazione. Forse cambierà il mondo, ma quando ce ne accorgeremo sarà
già in noi. Sarò già in noi il popolo nuovo”.
Quirico racconta
le lunghe attese per andare a Lampedusa.“Il clandestino è un uomo che
aspetta”, E' un uomo che“attende di avere la cifra per potersi pagare il
viaggio, attendi il mediatore che ha il compito di organizzarlo, il passeur
con il prezzo giusto”.
Interessante la
descrizione dei passeur:“ogni passeur ha la sua rete, il suo tratto di
percorso, i suoi soldati poliziotti funzionari capi tribù con cui è in affari.
Quando ha concluso la sua parte, lascia ai migranti un indirizzo: è il collega
che li aiuterà, se hanno il denaro a compiere il percorso successivo[...] “La
sua macchina utensile in questo deserto senza industrie sono gli esseri umani
che fuggono. Lui li ingrana, li sgrana, li sposta, comanda e lusinga, li uccide
e li abbandona sicuro di conoscerli nelle loro minime rotelle. Li usa. Va fiero
di esserne il padrone e di disporne mentre loro sono polvere e pietre”.
Nel libro
Quirico fa la storia di uomini e donne che hanno tentato il lungo e pericoloso
viaggio attraverso il deserto e poi nel mare.“Qui, mentre il chiasso si fa assordante,
senza garbo né grazia, e svia e annulla perfino la pietà, scopri come l'uomo
sia diventato una cosa che si prende, che si deporta, si dovrebbe dire si
importa e che si esporta come un oggetto[...]”.
E' risaputo che“tra gli immigrati
illegali si celino foreign fighters in fuga da Iraq, Libia e Siria
(infiltrazioni in realtà già note da oltre quattro anni, e ammesse dallo stesso
Minniti) e il crescente fenomeno degli sbarchi fantasma da Tunisia e Algeria,
sulle coste siciliane e sarde, non fa che rafforzare questa preoccupazione. Che
si aggiunge alla certezza che i flussi migratori illegali dal Nord Africa siano
da tempo una vera “autostrada del crimine”, come conferma l’affermarsi
nel nostro paese della mafia nigeriana e di altre organizzazioni criminali
marocchine e tunisine che utilizzano i “migranti” africani come manovalanza”.
(Ibidem)
La maggior parte
degli sbarcati provengono da Paesi non in guerra e neppure in preda a carestie.
Minniti e compagni ci esortano a non drammatizzare, per non dare spazio al
“populismo”. Eppure quella della sicurezza è un vero rischio, per esempio,“c'è
il rischio concreto che lo Stato perda in molte aree urbane il controllo
del territorio, non certo di un problema “inventato” dalla propaganda populista
o di una fake news”.
Per Gaiani,“Sono
gli stessi immigrati illegali voluti dal governo a dare adito ai “populismi”
assorbendo risorse inaccettabili in un momento di profonda crisi economica e
sociale, come quello che attraversano gli italiani, e creando problemi di sicurezza
e ordine pubblico. Difficile evitare populismi e rabbia popolare se si
spendono oltre 4 miliardi all’anno per accogliere chiunque paghi criminali per
venire in Italia, spesso senza neppure sapere chi sono realmente i
clandestini accolti e si buttano altri denari pubblici persino per dare loro un
lavoro nelle aree più disperate del Meridione, dove la disoccupazione degli
italiani è alle stelle”.(Ibidem)
Forse è la prima
volta nella storia in cui un paese accoglie immigrati su vasta scala senza
avere un boom economico che richieda braccia e forza-lavoro. Non era mai
successo che uno stato rinunci a scegliere la provenienza degli immigrati.
Inoltre,non era mai successo accogliere tanti immigrati provenienti da un mondo
islamico che ripudiano la nostra società e i suoi valori liberali e democratici
e già oggi costituisce il più grave problema di sicurezza per l’Occidente.
Infine Gaiani si
chiede polemicamente, e con una forte dose ironica, se per caso,“Col termine
“governare i flussi” Minniti intende forse dire che occorre far sbarcare gli
immigrati illegali un po’ alla volta? Ma allora basta che il governo Gentiloni
si metta d’accordo coi trafficanti per un numero ragionevole (diciamo 10mila?)
sbarchi “strutturali” al mese. Invece di accordarsi in Libia con Fayez al
Sarraj e il suo traballante governo o invece di cercare un’intesa col generale
Khalifa Haftar, per “governare i flussi” Roma dovrebbe trattare direttamente
coi trafficanti, magari utilizzando qualche Ong come intermediari”.
(Ibidem)
In questo modo
non si fa altro che “trasformare
l’Italia in una via di mezzo tra il Far West e la Somalia”, e così
probabilmente,“le lobby del soccorso e dell’accoglienza tanto care
all’attuale maggioranza di governo ingrasserebbero felici”.
I filmati degli
africani trattati come bestie ha suscitato un'ondata di indignazione, in
particolare tra i vescovi africani che hanno denunciato questo esodo massiccio
di giovani africani verso il continente europeo. In particolare Monsignor Benjamin
Ndiaye, arcivescovo della capitale del Senegal Dakar. Il 25 novembre
scorso ha detto:“Non abbiamo il diritto di lasciare che esistano canali di
emigrazione illegale quando sappiamo benissimo come funzionano – ha detto –
tutto questo deve finire”.
Insieme alla
Nigeria, il Senegal è uno dei paesi africani da cui partono alla volta
dell’Italia più emigranti clandestini. Secondo Monsignor Ndiaye tutte le
autorità religiose devono fare la loro parte e devono collaborare affinchè i
giovani si impegnino nello sviluppo dei rispettivi paesi:“è meglio restare
poveri nel proprio paese – ha detto – piuttosto che finire torturati nel
tentare l’avventura dell’emigrazione”.
Infine
Monsignor Ndiaye ha lanciato un appello a tutte le personalità autorevoli
affinchè si impegnino in attività di sensibilizzazione per far capire ai
giovani i pericoli dell’emigrazione clandestina. Lui stesso si è rivolto ai
giovani:“cari ragazzi – ha detto – tocca a noi costruire il nostro
paese, tocca a noi svilupparlo, nessuno lo farà al posto nostro”. (Anna
Bono, I vescovi africani agli
emigranti: restate e create ricchezza, 21.12.17, LaNuovaBQ.it)
Ha reagito anche
il presidente della Nigeria, Muhammadu Buhari. Il capo di stato
si è detto inorridito al vedere i suoi connazionali“trattati come capre,
venduti per pochi dollari”. Ha quindi dichiarato che tutti gli emigranti
nigeriani bloccati in Libia e altrove saranno riportati a casa e verranno
reinseriti nella vita sociale ed economica del paese. Inoltre ha giurato che
farà tutto il possibile per impedire che altri nigeriani intraprendano il
pericoloso viaggio verso l’Europa: combatterà la corruzione, sconfiggerà
definitivamente Boko Haram e altri gruppi armati, migliorerà i servizi
pubblici, a partire da quello scolastico.
Sono intervenuti
altri vescovi nigeriani, richiamando sia il governo che la popolazione alle
loro responsabilità. I vescovi auspicano che si faccia un'opera di convinzione
sui tanti giovani, facendogli capire“che c’è più speranza di vita in Nigeria
di quanta pensino di trovarne in Europa o altrove. Il paese ha ricchezze e
risorse immense. I nigeriani non dovrebbero ridursi a mendicanti andandosene
alla ricerca di una ricchezza illusoria all’estero”.
I vescovi
insistono che è più conveniente rimanere nel proprio paese.“Incominciamo a
sviluppare il nostro paese in modo da renderlo un luogo in cui è desiderabile e
piacevole vivere, facciamo in modo che siano gli stranieri a voler venire da
noi”. Pertanto, “Ai tanti giovani che non vedono l’ora di andarsene
Monsignor Bagobiri ha consigliato di non sprecare denaro per un viaggio
rischioso, un progetto senza prospettive:“se i nigeriani emigrati
clandestinamente, invece di spendere così tanto per il viaggio, avessero
investito quelle somme di denaro in maniera creativa in Nigeria, in attività
economiche, adesso sarebbero degli imprenditori, dei datori di lavoro. Invece
sono ridotti in schiavitù e sottoposti ad altre forme disumane di trattamento
in Libia”.
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