di Domenico Bonvegna
In una incisione del XVII
secolo, viene raffigurato Galileo Galilei in una tetra prigione cui era stato
condannato dal papa per aver scritto che la terra gira attorno al sole. E' un
falso, perché Galileo non trascorse neppure un solo giorno in prigione.
L'incisione farsa è pubblicata nel libro,“False testimonianze”, dal
significativo sottotitolo:“Come smascherare alcuni secoli di storia
anticattolica”, di Rodney Stark, sociologo delle religioni, pubblicato
dalla casa editrice Lindau di Torino (2016).
Nel settimo capitolo,“Eresie
scientifiche”, Stark sostiene che la stragrande maggioranza degli esponenti
della cosiddetta “Rivoluzione scientifica” erano dei credenti, cristiani
e perfino preti della Chiesa cattolica. Ne ha catalogato ben 52, tra questi
luminari, solo uno era scettico, “ateo”. Per quanto riguarda Galileo, finì nei
guai non per la sua scienza (l'Inquisizione spagnola non proibì mai i suoi
libri), ma per la sua doppiezza.
Stark nel testo dimostra che
il Medioevo, non era il tempo dei“secoli bui”, anzi in quei secoli è
nata la scienza, soprattutto si studiava la filosofia naturale. La maggior
parte dei teologi, insegnava anche filosofia naturale, al contrario dei Paesi
islamici. Inoltre le università, nate nel Medioevo, gli scolastici studiavano
la fisiologia umana, in particolare, la dissezione umana. La rivoluzione
scientifica è il prodotto dei secoli precedenti. Infatti,“i grandi successi
del XVI e del XVII secolo furono il frutto di un gruppo di studiosi di grande
religiosità, che appartenevano a università cristiane, e le cui brillanti
conquiste si basavano sull'inestimabile retaggio di secoli di brillante
erudizione scolastica”.
Peraltro lo stesso Isac
Newton, che viene considerato un grande esponente di quella rivoluzione,
era assolutamente serio quando pronunciò la frase: “Se ho visto più
lontano è perché stavo sulle spalle di giganti”. E di quei “giganti”,
l'opera di Stark ne elenca alcuni.
Sono studiosi scolastici,
scienziati, vissuti proprio nel medioevo come Roberto Grossatesta (1168-1253),
vescovo di Lincoln, la più grande diocesi inglese. Fu quello che ha inventato
il metodo scientifico. Un altro è Alberto Magno (1200-1280) un
gigante della teologia, autore di 38 libri. Ruggero Bacone (1214-1294),
francescano, indicato come “il primo scienziato”, scrisse l'Opus Maius,
un testo stupefacente che arriva a 1.996 pagine. Una “vera e propria
enciclopedia che copre tutti gli aspetti della scienza naturale”. In
quest'opera per Stark c'erano importanti previsioni su future invenzioni quali
microscopio, telescopio e macchine volanti. Un altro studioso è Guglielmo di
Ockham (1285-1347), anche lui dell'ordine francescano, e poi altri fino a Nicolò
Copernico (1473-1543). Certamente si tratta di un lungo cammino di studiosi
che non erano laicisti ribelli.“Non solo si trattava di buoni cristiani, ma
tutti erano preti o monaci, se non addirittura vescovi e cardinali”.
Sullo stesso tema, l'anno
scorso è stato pubblicato un libro, “Il misticismo dei matematici. Da Pitagora
al computer”, edito da Cantagalli (2017), l'autore è Francesco
Agnoli, docente e scrittore, collabora con quotidiani nazionali, autore
di diversi e e interessanti libri. Il testo mette insieme diversi studiosi di
matematica tra i più importanti del mondo occidentale.“I numeri, a quanto
pare, dimostrano la presenza del divino nel mondo”.
Agnoli, con il suo notevole
stile divulgativo, in soli 140 pagine, ha costruito una piccola enciclopedia
sintetica, fatta di brevi ed efficaci schede sulla vita e il pensiero di alcuni
immensi scienziati e logici europei, specialmente versati nelle matematiche, ma
che hanno ragionato anche di mistica. Il saggio mostra quanto costoro, non
furono in nulla atei, laicisti alla Odifreddi o chiusi alla trascendenza e al divino.
Anzi il giornalista riscontra un fattore comune in questi scienziati: si
caratterizzavano per il loro continuo
anelito a conoscere il Creatore.
Sostanzialmente,studiando le leggi di
natura, costoro compresero che vi era un Dio creatore, che creò il mondo
secondo leggi e formule matematiche. Ci furono matematici, come Pascal, che
credettero così al Dio cristiano e altri, come Godel, il noto logico del XX
secolo, in un’Entità creatrice, fredda. Praticamente,“guardando ai
numeri, alla fine hanno scoperto l’Eterno”.
Il testo di Agnoli
ristabilisce la verità che non c'è nessuna incompatibilità tra la vera fede e
l'autentica scienza, tra la ragione e la religione, tra vero progresso e amore
per la tradizione.
La matematica inizia con
Pitagora, e “con lui e in lui è strettamente connessa con una particolare
forma di misticismo - ricorda Bertrand Russell - la matematica è, credo,
ciò su cui sostanzialmente poggia la fede in una eterna ed esatta verità[...]”.
Sono in tanti i nomi della scienza, a ribadire sui media il fondamentale
ateismo dei più grandi matematici della storia antica e moderna. Anche noi
siamo indotti a credervi: pensiamo che questi grandi “cervelli” fossero dediti
ai numeri e alla materia, ignorando completamente la spiritualità.
Il libro di Agnoli ribalta
questa prospettiva, svelandoci una verità “scomoda”. Di più, da Keplero a
Cartesio, da Pascal a Leibniz, da Cantor a Gödel, i veri mostri sacri del
numero furono dei credenti appassionati e appassionanti, e a volte dei
quasi-mistici, e lo furono proprio in quanto matematici e profondi conoscitori
della realtà fisica-materiale dell’universo.
Agnoli dimostra, proprio
attraverso “il misticismo dei matematici” che la scienza non sta mai
contro la tradizione, l’etica e la religione, e in tal senso Einstein ebbe
ragione nel dichiarare che un tempo verrà in cui gli autentici scienziati
saranno le persone più religiose del mondo. Poiché sapranno che al di là dei
limiti della conoscenza e della non-conoscenza, esiste la certezza di un ordine
trascendente, intuibile da tutti, esauribile da nessuno.
Leggendo la piccola
enciclopedia di Agnoli ci sono alcune curiosità interessanti sui vari
matematici, come quella scoperta da Keplero, sui fiocchi di
neve, che hanno tutti sei punte, mai cinque o sette, tutti diversi, tutti
straordinariamente belli e simmetrici. Altrettanto interessante è poi lo studio
sugli alveari delle api, delle loro celle esagonali. Qualche perplessità
suscita la fede di Cartesio, e il suo “misticismo matematico”. Ma
poi c'è l'altro gigante della filosofia e della scienza che Blase Pascal,
giovanissimo, per aiutare il padre nel calcolo delle imposte, inventa la prima
macchina calcolatrice, la “Pascalina”,il più antico antenato del
computer (per questo è considerato il precursore dell'informatica).
Qualcuno di questi
scienziati, per opera dei giacobini, ha perso la cattedra, causa la sua fedeltà
alla Chiesa cattolica, si tratta di Paolo Ruffini (1765-1822).
C'è posto anche per il più
grande matematico del XX secolo, Alexander Grothendieck, (1928-2014),
dalla vita quasi romanzesca, nasce a Berlino, figlio di Alexander Shapiro
(1890-1942), ebreo russo-ucraino, anarchico-comunista, che ha partecipato ai
moti antizaristi del 1905, in seguito
condannato a morte dai comunisti bolscevichi e poi ucciso ad Aschwitz
nel 1942.
Alla fine dell'introduzione
del libro, si chiede Agnoli: che cos'è la matematica? La matematica “promuove
le facoltà sia intuitive che logiche”, sviluppa “attitudini sia
analitiche che sintetiche” e determina “abitudine alla sobrietà,
precisione del linguaggio” e “gusto per la ricerca della verità”.
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