di Maria Pia Iovino
Palermo, 22 settembre 2015 - Spessore e
commozione a Palazzo Branciforte. Due
eventi di preminente importanza socio-culturale, sia per lo spessore dei
relatori che, per l’essenza dei suoi elementi. Il primo, la presentazione del
libro “Mafia e responsabilità cristiana – Il grido del cardinale S. Pappalardo”,
edito da Prova d’Autore, saggio storico-biografico di Maria Pia Spalla
sul cardinale Salvatore Pappalardo, arcivescovo di Palermo dal 1970 al 1996. Il secondo, la cerimonia di consegna del Marranzano d’Argento
2015 per la Letteratura e l’operatività culturale al palermitano prof. Tommaso
Romano. La consegna è avvenuta ad
opera del Prof. Mario Grasso, Fondatore del Marranzano d’Argento, riconoscimento
istituito nel 1974 ed assegnato puntualmente, ogni anno a rilavanti figure dell’Arte,
della Letteratura, della Cultura, dello Spettacolo e della Ricerca Scientifica siciliana,
tra cui Leonardo Sciascia, Michele Pantaleone, Giuseppe Fava.
Gli
interventi dei relatori hanno fatto leva, esaltandole, sulle caratteristiche,
la profondità e la sensibilità del Cardinale Pappalardo, uomo dalla
spiritualità, non avulsa e confinata entro le sfere clericali, ma attenta e controcorrente, nella lotta al
fenomeno mafioso in Sicilia, a Palermo. Lotta che, non sempre Chiesa e Politica
hanno saputo distintamente contrastare, mantenendo una posizione ambivalente
nelle sue sfumature, alimentando le tinte grigie che, negli anni hanno attanagliato,
oscurandola “la povera Palermo”.
Ne
hanno discusso il Prof. [1]Mario Grasso, la Dott.ssa Giulia Sottile, la Dott.sa Laura Rizzo e il Prof. Tommaso Romano. Tra i presenti, l’autrice
del saggio, la dott.ssa Maria Pia Spalla.
L’interesse e la cospicua presenza espressa dai partecipanti (personalmente
selezionati dal prof. Romano), con le generose ovazioni ai pensieri e
riflessioni esposte dai relatori hanno solo, potuto confermare le motivazioni
che hanno condotto la Direzione di LunarioNuovo e del gruppo C.I.AI. (Convergenze
Intellettuali e Artistiche Italiane) ad assegnare il prestigioso riconoscimento
del Marranzano d’argento 2015, per alti
meriti artistici-intellettuali al Prof. Tommaso Romano. Nel tentare di
rievocarli ed elencarli si rischia una descrizione ed una elencazione al
ribasso, compensata comunque, dalla notorietà e dall’apprezzamento del suo
contributo sociale alla società, diffusamente noto ed apprezzato: la sua
qualità di docente, cultore, pittore, saggista, sociologo, la sua sensibilità
ed il suo impegno per la letteratura, uniti alla sua solerzia e sollecitudine
alla promozione della crescita culturale del territorio, la sua capacità
organizzativa per eventi socio-politico-istituzionali di caratura nazionale ed
internazionale, non ultimo la dimensione di vero politico che è stato e
continua ad essere. In particolare, il Prof. Romano, estrapolando dal saggio di
Maria Pia Spalla, espressioni quali responsabilità, verità, bellezza,
profondità ha dato uno spaccato del profilo dell’ “uomo politico che dovrebbe servire
la politica”. L’uso del condizionale non è casuale, se si considera l’andamento
a caduta libera di uomini che, votandosi infaustamente alla politica, la
violentano, perché non vocati moralmente a governarla.
Senza
entrare merito del pensiero di [2]Cicerone
e la sua concezione della politica “res
publica id est res populi “(La cosa pubblica è cosa del popolo), oggi è
invalso lo scenario di una politica mancina, quella attuale in cui non si
scorge, secondo il professore Romano, la capacità di muoversi in una dimensione
di verità, non solo e non necessariamente spirituale. Invero, manca la capacità
di testimoniare il trascendente. Uno Stato, un governo nel quale, non ci si
assume la responsabilità del proprio dire e delle proprie azioni, le
responsabilità dei misfatti posti in essere lungo l’arco del proprio mandato
senza l’umiltà di fare un passo indietro laddove le circostanze lo richiedono, questo
Paese evoca alla memoria sistemi che, causticamente aggrediscono l’ordine
costituito, di cui diversi servi, anche nella Chiesa, si sono prestati
impegnati, per assicurare la pace, il riscatto e l’armonia dei popoli.
Pertanto,
inevitabile cogliere dall’analisi del prof. Romano, una sollecitazione
attraverso cui ciascuno, da par sua, possa
contribuire a mantenere, difendendola, la dimensione della politica giusta,
denunciando, le ingiustizie, le viltà, l’ignavia di ambigue personalità
politiche, la loro banalità e profondere per converso, il proprio impegno per
restituire il buon governo, la sacralità di ciò che è sacro, relegando nelle
sedi opportune coloro che turbano e deturpano il bello e il bene comune che la
legge, il buon senso e lo spirito che alberga nell’anima di ogni cristiano
sanno riconoscere e proteggere!
[1] Mario Grasso - Direttore letterario di una casa editrice,
nonché della rivista letteraria "Lunarionuovo" e della "Gazzetta
dialetti" di cui è fondatore. Il suo impegno inizia in qualità di critico
letterario presso il quotidiano "La Sicilia",
mantenendo le continue collaborazioni alle terze pagine dei quotidiani "Gazzetta di Parma"
e "Messaggero Veneto". Pubblica ogni settimana dal 1995 sul quotidiano
"La Sicilia" una rubrica settimanale di filologia e costume
"Vocabolario". Ha tradotto e curato un'antologia delle opere di Taras Hryhorovyč
Ševčenko per la quale riceve
il "Premio Internazionale Franko" a Kiev, assegnato l'anno precedente a Gabriel García
Márquez. Il 3 giugno 2015 l'Accademia di scienze, lettere e belle arti degli Zelanti
e dei Dafnici gli conferisce la
carica di Socio Corrispondente nella classe di Lettere e Belle Arti.
[2]
Definizione
di res publica
(De re publica I, 25 - 26,). É
dunque" disse l'Africano "la repubblica la cosa del popolo. Non é
popolo una qualsiasi riunione d'uomini comunque messa insieme, ma quella
riunione d'uomini che diventa società per il riconoscimento di un diritto comune
e di un comune pratico scopo. E la causa prima di questa riunione é non tanto
la debolezza dei singoli quanto una naturale inclinazione degli uomini a vivere
insieme. Il genere umano non é fatto di solitari e di solivagi ma di esseri
generati in modo che anche se avessero la più grande abbondanza di beni ...
"tutte le cose eccellenti hanno un qualche fondamento naturale tanto che
né le virtù né la società riposano su d'una semplice convenzione. E quelle
società, formatesi per le ragioni che ho già esposte, si scelsero dapprima una
sede fissa per il loro domicilio e questo luogo, fortificato dalla loro arte e
dalla natura e raggruppante insieme tutte le case, dopo averlo diviso con
piazze e avervi costruiti i templi, chiamarono castello o città. Ogni popolo
dunque, cioè quella particolare riunione di gente ch'io vi ho già definita:
ogni Stato, cioè il particolare assetto politico d'un popolo: ogni Repubblica,
effe com'ho detto, é del popolo il bene comune, ha bisogno, se vuol durare,
d'un governo intelligente. E questa intelligenza di governo va riferita,
innanzi tutto, alla causa cui lo Stato deve la sua origine.
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