martedì 28 marzo 2017

L’angolo della poesia. Ovvero, ridiamo voce a una poetessa dimenticata

di Léon Bertoletti

Guendalina Fiasconi Sbrodoloni, autrice novecentesca non tra i maggiori né tra i minori, è poetessa ingiustamente dimenticata. Sposata alla letteratura, visse come una suora. Nacque ad Avignone (Francia) il 18 luglio 1870, emise il primo vagito proprio mentre il concilio Vaticano I dichiarava principio vincolante di fede l’infallibilità del Pontefice. Abitò tra Norcia e Albano Laziale prima di trasferirsi a Roma, dove morì d’infarto in una giornata storica: l’11 ottobre 1962, inaugurazione del Vaticano II. “La farfallina torna”, sua principale opera (sul celibato ecclesiastico) ebbe poche recensioni e ancor meno lettori, forse perché troppo in anticipo sui tempi. Se i critici l’hanno ignorata, se gli editori l’hanno snobbata, a noi pare che la Fiasconi Sbrodoloni abbia tuttavia ancora molto da dire e che i suoi versi, composti fin dalla tenera età, conservino addirittura, oltre a un linguaggio fresco e moderno, un certo contenuto “profetico”.
Per questo proponiamo a chi ci segue il componimento “Beeh!” tratto dalla silloge “Pecorelle smarrite”.
Un giorno il Papa s’affaccia al balcone:
“Fedeli, devoti, brave persone,
siamo allo sfascio: chi scioglie, chi lega…
Sapete che c’è? Io chiudo bottega.

Basta campane, vendete San Pietro;
serrate i portali e uscite dal retro.
Andate ad imam, andate a rabbini:
è gente per bene, mica cretini.


Sale riunioni le pievi, le chiese.
Bando agli indugi, mai più vane spese.
I preti e le suore senza la veste?
Ecologisti! A salvare foreste.

Poco per volta la Chiesa distrutta
il tempo è questo di cederla tutta.
Già lasciato il Latino e il vecchio testo,
possiamo lasciare anche tutto il resto.

Marmi, colonne, quadri, statue, altari
dateli ai poveri senza denari.
Banchi, stole, calici, arredi… Su! Su!
Fate un bel falò. Non pensiamoci più.

Siamo un tutt’uno con i Protestanti.
Non si guardi indietro, soltanto avanti.
Libri e catechismi del tempo che fu
li venderanno gli antiquari laggiù.

Lutero era un santo, Calvino pure
e chi ha inventato provette e punture.
Tommaso e Agostino? Menti modeste:
tristi, ipocriti, come la peste.

Pensate a godere ogni momento,
mangiare, bere, avere il cuor contento.
Fate la pace, non fate la guerra:
il tempo è breve, si va sottoterra.

Bravi i Teologi della Ragione!
Attenti al lavoro, alla pensione!
Cambiate moglie, cambiate marito.
La canna si rolla bene col dito.

Serve a combattere anche il dolore;
come l’eutanasia, non è un errore.
Se uno si stanca della sua vita
stacchi la spina, la faccia finita.

L’aborto, miei cari, è cosa buona
e poi il nostro Dio è un Dio che perdona.
Il condom, fratelli, serve allo scopo:
è meglio pensarci prima che dopo.

Sorelle amatissime, forza, suvvia!
Fate proprio del bene a (xxxxx xxx).
Uomini, donne, non c’è differenza,
conta soltanto la propria coscienza.

Mie anime sante, mie anime pie
non servono a nulla le Avemmarie.
Prima di me hanno tutti sbagliato
e per fortuna poi sono arrivato.

Breviari, Messe, Rosari, preghiere
inutile dirli tutte le sere.
Maria e Giuseppe hanno (xxxxx x’xxxxx).
Gesù è risorto, ma grazie a un dottore.

Non vedo peccati né gesta sane.
L’Ostia Santa è solo un pezzo di pane.
Viva il mondo e tutto quello che offre!
Scemo chi s’inginocchia, spera e soffre.

È un vecchio mito anche il Padreterno.
Non c’è il Paradiso, non c’è l’Inferno.
Se io credo poco, voi meno di me.
Stringiamoci la mano e facciamo: Beeh!”.

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