di Fabio Trevisan
Nel 1905 Chesterton scriveva: “Le credenze religiose e filosofiche sono, in effetti, pericolose come il fuoco, e nulla può estirparne quella bellezza connessa al pericolo. Ma c’è un solo modo per proteggerci veramente contro l’eccessivo pericolo che rappresentano, ed è quello di essere imbevuti di filosofia e saturi di religione”.
Queste illuminanti ed attuali riflessioni, tratte dall’emblematico capitolo finale (“Osservazioni conclusive sull’importanza dell’ortodossia”) del saggio Eretici, ci dovrebbero spingere a comprendere i pericoli in seno alla Chiesa Cattolica e ad adottare le contromisure cautelative. L’essere imbevuti di filosofia, come avvertiva il grande saggista londinese, non significava fare mero esercizio intellettualistico ma piuttosto saper ragionare considerando i principi della buona logica (principio di identità, principio di non contraddizione,ecc.) e del senso comune. L’essere saturi di religione non significava contrapporre la devozione alla ragione né la pastoralità alla dottrina ma piuttosto riconoscere nella fede la potenzialità salvifica dei dogmi e la grazia trasmessa dai Sacramenti. Non a caso Chesterton rimarcava l’importanza dell’ortodossia e la necessità dei dogmi: “Se esiste una cosa come la crescita intellettuale, questa deve indicare una crescita verso convinzioni sempre più definite, verso dogmi sempre più numerosi”.
Quali erano le idee pericolose per Chesterton? Certamente quelle che si opponevano ai dogmi ed all’ortodossia, in quanto, per sua definizione: “L’uomo può essere definito come un animale che produce dogmi”. La preoccupazione della fedeltà all’ortodossia e alla tradizione del pensiero cristiano non erano in Chesterton, come si potrebbe dire nel linguaggio “ecclesialmente corretto” dei nostri tempi, appannaggio di una mente bigotta, ipocrita e farisaica (usando una terminologia “misericordiosamente corretta”) ma piuttosto prerogativa indispensabile per la salvaguardia della fede e della ragione. Il cercare la verità oggettiva e la definizione e precisione dei dogmi costituivano quindi un baluardo contro le idee balzane e pericolose, quasi come uno scudo contro le pietre scagliate dal progressismo e dal modernismo: “Il vizio nel concetto moderno di progresso intellettuale è sempre quello di alludere a qualcosa collegato con vincoli infranti, confini cancellati, dogmi scartati”.
Se si osserva con attenzione, il vincolo infranto era l’incapacità di ottemperare ad un voto solenne dinanzi a Dio e agli uomini (fedeltà nel matrimonio, obbedienza all’autorità); il confine cancellato alludeva al venir meno della sacralità della casa e della legittima proprietà; il dogma scartato infine si riferiva all’irrompere di un pensiero scriteriato e slegato dalla tradizione e dall’ortodossia. Con umorismo e saggezza Chesterton osservava che: “Il vero progresso intellettuale consiste nella costruzione di una precisa filosofia della vita e quella filosofia deve essere giusta e le altre devono essere sbagliate”.
Al contrario di quello che si pensa nella Chiesa oggi, non erano, per Chesterton, i dogmatici a scagliare la prima pietra. Coloro che avevano a cuore la salvaguardia della dottrina e la salvezza dell’anima non erano “i duri di cuore” senza carità e misericordia. Era esattamente l’opposto: i reali persecutori si scagliavano, con le loro idee pericolose, contro i principi e i dogmi, le verità di fede e di ragione: “Non furono mai le persone spinte da una convinzione, che compirono così vaste persecuzioni…furono le persone incuranti, che ricolmarono il mondo di fuoco e oppressione. Furono le mani degli indifferenti che accesero le fascine…”.
Le conseguenze di un cattivo pensiero sono ormai sotto gli occhi di tutti e basterebbe riflettere ora su uno dei reiterati postulati di Bergoglio: il tempo è superiore allo spazio. Ovviamente qui non si tratta di categorie a priori dell’intelletto in senso kantiano ma di categorie “sociologiche”. Lo “spazio” è stigmatizzato, in sintonia col progressismo, come anelito egoistico al potere, mentre il “tempo” è ricercato, in armonia con l’immanentismo hegeliano, quale critica liberatoria di superamento dialettico dei conflitti. Si rivela così quello che effettivamente paventava Chesterton: “Accade che il progresso sia uno dei nostri dogmi, e un dogma corrisponde a qualcosa che non è ritenuto dogmatico”.
Non è banale ricordare ultimamente come l’avvento di idee così forsennate e pericolose (e ribadisco: slegate dalla tradizione e dall’ortodossia) possano apportare persecuzione. Le ultime frasi di Eretici attestavano questa drammatica deriva intellettuale e spirituale: “Noi ci troveremo a difendere non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Combatteremo per i prodigi visibili come se fossero invisibili. Guarderemo l’erba e i cieli impossibili con uno strano coraggio. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto”.
da: www.riscossacristiana.it
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