di Andrea Fauro
In questi tristi tempi, in cui la Rivoluzione dilaga nella prassi educativa e in cui ideologie surreali fondate sulla gnosi come il Gender, affermano dogmaticamente che la specie umana non sia sessualizzata, che non si nasca maschi e femmine, ma che la sessualità(ridotta ad una serie di appetiti istintuali e comportamentali) dipenda da vari fattori mutevoli da soggetto a soggetto e in cui il singolo è protagonista nel processo di costruzione della propria identità sessuale (sic!), io mi schiero tra i reazionari della Brigata Chesterton per la difesa dell’ovvio, quindi mi prefiggo di mettere nero su bianco piccole pillole di pedagogia cristiana 1(e semplice buon senso) che saranno già note ad ogni madre e padre di famiglia cristiani ma che è sempre meglio ribadire, con buona pace di quel che pensano pedagogisti e strizzacervelli sul libro paga di Arcigay.
L’educazione di un figlio, insegna Pio XI, significa formarlo attraverso l’insegnamento di ciò che deve essere e la promozione di una condotta tale da permettergli di giungere con l’aiuto di Dio, in Paradiso. Scopo dell’educazione è quindi la Santità.
L’educazione è un’arte così nobile, difficile e delicata che San Gregorio Nazazieno la definisce “l’arte delle arti”.
L’atto educativo di un bravo genitore,educatore o insegnante si deve indubbiamente fondare su principi universali ma il modo di applicarli dipende da diversi fattori: il temperamento del bambino, il luogo in cui vive, il ruolo che dovrà occupare una volta adulto, il sesso ecc. Non si educa allo stesso modo una bambino timido e un bambino collerico così come non si educa allo stesso modo il figlio di un contadino in campagna e il figlio di un commerciante in città. Sono molte poi le differenze tra un bambino e una bambina: se Dio ha voluto donare l’uomo e la donna di qualità differenti è perché li ha destinati a ruoli diversi una volta adulti. Mentre l’uomo dona la vita, la donna l’accoglie a la sviluppa; Adamo ed Eva sono fatti a immagine di Dio ma solo ad Adamo è affidata la missione di governare la terra mentre ad Eva è affidata la missione di essere madre di tutti i viventi; possiamo concludere che la missione della donna consiste essenzialmente nella maternità mentre quella dell’uomo si riassume nell’autorità.
Per quanto riguarda le qualità naturali si constata che l’uomo è dotato di una certa altezza di vedute, di capacità di giudizio e di ponderazione, di un senso dell’astratto e dell’universale qualità che lo aiuteranno ad esercitare adeguatamente il suo ruolo di capo. La donna invece è dotata di una viva sensibilità, di intuizione, di delicatezza, di senso del concreto e di attenzione al dettaglio: queste qualità le permetteranno di esercitare al meglio il loro ruolo di madri.
Se i genitori comprendono queste differenze e questa armonia presente nel Creato, sarà più semplice concentrare i propri sforzi per aiutare il ragazzo a crescere in quelle virtù che gli permetteranno di essere un uomo e la ragazza a progredire in quelle virtù che faranno di lei una donna.
Educare i ragazzi alla virilità.Visto che il ragazzo una volta adulto sarà chiamato ad esercitare l’autorità (come marito nei confronti della moglie, come padre nei confronti dei figli, nei confronti dei dipendenti a lavoro, come sacerdote nei confronti dei fedeli ecc) occorre che l’educatore – che sia genitore, sacerdote, insegnante o altro – si sforzi di aiutarlo a crescere nelle Virtù in particolare la Fortezza, ad amare virilmente lo spirito di sacrificio, a fuggire dalla mollezza, ad avere un senso dell’onore e a provare un grande orrore per la vigliaccheria.
La forza di carattere non si ottiene in un giorno, occorre un lavoro perseverante: le piccoli e grandi croci con cui il Signore ci mette alla prova sono occasioni per santificarsi e per acquisire il dominio di sé e rafforzare il proprio carattere; in questi frangenti il ruolo dell’educatore è proprio quello di incoraggiare il ragazzo ad affidarsi a Dio, abbracciare la Croce e affrontare l’ostacolo senza scoraggiarsi ricominciando da capo qualora vi sia una caduta.
Sin da piccolo, il bambino va educato allo sforzo invitandolo a offrire i suoi sacrifici al buon Dio di modo che le sue piccole sofferenze, possano avere anche un valore soprannaturale; periodi particolari del Tempo Liturgico come Avvento, Quaresima, Settimana Santa sono ideali per abituare il bambino a fare piccole rinunce per amor di Dio.
Anche lo sport trova una sua importante collocazione in ambito educativo in quanto aiuta il bambino a consolidare la sua virilità, temprare lo spirito di sacrificio, la forza e nel caso degli sport di squadra, è utile anche a favorire uno spirito cameratesco. In genere è proprio attraverso la generosa attenzione ai propri doveri di stato in famiglia, con gli amici, a scuola(che deve essere cattolica e non laica) che il ragazzo si responsabilizza e si prepara ad essere uomo.
Piccoli lavori domestici come il montare un mobile o il riparare un lavandino possono essere invece un’ottima occasione per un padre di trasmettere al figlio il gusto del lavoro ben fatto, l’attenzione al bello e all’ordine.
L’attrattiva per la lotta e per l’uso della forza che caratterizza molti ragazzi va indirizzata non tanto verso l’appagamento dei propri interessi quanto verso la cura del più debole e il trionfo della giustizia, secondo una sana condotta cavalleresca fondata sulla cortesia in cui nessuna prepotenza verso il più piccolo o il più debole è tollerata.
Quando il ragazzo sarà in piena adolescenza, il padre(non la maestra, lo psicologo o il militante di Arcigay) gli insegnerà i misteri della trasmissione della vita e la bellezza del pudore; gli spiegherà che prima di dare ordini agli altri occorre sapersi dominare e non essere schiavi della propria sensualità. La conservazione della Virtù della Purezza esige dagli adolescenti delle lotte talvolta molto violente ma con l’aiuto della Grazia ne usciranno vincitori; i mezzi che potranno usare in questa battaglia sono: la preghiera quotidiana, la frequentazione dei Sacramenti, la mortificazione del proprio corpo, la fuga da immagini immodeste e dai discorsi cattivi. Più tardi i genitori mostreranno ai loro figli che le ragazze non sono oggetti di piacere ma creature a cui Dio ha dato la missione di essere madri : il ragazzo dovrà imparare a diffidare dalle ragazze superficiali e ad ammirare coloro che incarnano la Virtù della Modestia.
Infine due parole sulla Pietà: finita l’infanzia la vita spirituale rischia di divenire un tasto dolente in quanto negli adolescenti il fervore nella preghiera e la perseveranza nella condotta cristiana tendono ad affievolirsi. Compito dei genitori(in special modo del papà) è innanzitutto quello di dare l’esempio. Se il ragazzo vede il buon esempio del papà nell’assistere con devozione alla S. Messa, nel frequentare i Sacramenti, allora comprenderà meglio che con lunghe prediche, l’aspetto virile del Cattolicesimo e della preghiera che è lungi dall’essere roba da femminucce e tantomeno qualcosa da relegare all’infanzia ormai superata. Durante l’adolescenza il ragazzo è tentato di ribellarsi all’autorità, di mettere in discussione tutto, talvolta persino la Religione. Un uomo capriccioso però rischia di divenire un tiranno invece che un capo: con molto tatto e delicatezza ma con fermezza, è quindi compito dell’educatore piegare questa volontà ribelle al Bene; anche qui il ruolo del padre è insostituibile dovendo fungere da faro, inflessibile ai flutti del mare in tempesta dell’adolescenza .E’ bene sottolineare però che questa fermezza deve essere temperata dalla Carità, in quanto sarà costruttiva solo nella misura in cui il ragazzo sa di essere amato.
Educare la ragazza all’amore.
Visto che la giovane ragazza è chiamata ad essere madre, l’azione educativa dovrà rafforzare in lei la volontà nell’acquisire la virtù della generosità e della dedizione unite ad un santo orrore per l’egosimo. La ragazza sboccerà in donna solo nella misura con cui sarà capace di donarsi: l’abnegazione verso il marito la renderà sposa, l’abnegazione verso i figli la renderà madre, l’abnegazione verso Dio la renderà vergine. Questa disposizione d’animo è la stessa avuta dalla Vergine Maria il giorno dell’Annunciazione.
In famiglia non mancano le occasioni per corroborare questo spirito di servizio e di disponibilità come ad esempio nell’aiutare nelle faccende domestiche, nell’accudire i fratelli più piccoli ecc. Attraverso atti ripetuti di concreta generosità (le mamme devono cogliere al volo quelle occasioni utili per permettere alle figlie di mettere in atto la loro disponibilità) si evita che la figlioletta precipiti nel sentimentalismo o che si ripieghi eccessivamente in sé stessa e nelle sue fantasie. E’ nell’oblio di sé che le ragazze impareranno a dominare le tempeste dei sentimenti per lasciar spazio al buon umore e all’attenzione per l’altro. Queste qualità sono indissolubilmente unite alla modestia, virtù che sta alla donna così come il coraggio sta all’uomo. Dio infatti ha riposto nella donna il grande potere della seduzione: se la donna ne abusa per attirare a sé, cadrà e sarà occasione di inciampo per il prossimo. Se invece la utilizzerà per rendere gloria a Dio potrà santificarsi ed edificare il prossimo. I genitori insegneranno alla ragazza l’arte del nascondimento così come faceva la Vergine Maria in presenza del suo divin Figlio. La mamma ha il compito di preparare la figlia alla sua futura missione,bella ma difficile, di Regina del focolare domestico: la giovane sarà chiamata ad essere un giorno sposa e madre e quindi anche puericultrice,catechista,infermiera,cuoca,sarta ! Si capisce da questo quanto sia importante nell’educazione delle ragazze una formazione intellettuale che non sia svincolata dalla pratica.
La virtù della Modestia.
Questa bella Virtù si manifesterà innanzitutto nell’abbigliamento. La ragazza imparerà a non scoprire il suo corpo ma a coprirlo con gusto. Le ammirazioni che susciterà non deriveranno da un’attrazione carnale ma dalla bellezza e dalla grazia che susciterà la sua condotta. Quando la ragazza crescerà sarà questa volta compito della mamma (non della maestra, della psicologa, di una militante di un circolo Femminista) di spiegare le vie misteriose della trasmissione della vita, gli stessi cicli del corpo femminile le rammenteranno costantemente che lei non vive per sé ma per Dio e per i figli che vorrà donarle. Quando un giorno il Signore la chiamerà a consacrarsi interamente a Lui o a un ragazzo nel vincolo del Matrimonio, il suo cuore ormai ricco di virtù sarà pronto a rispondere come la Vergine: “Fiat mihi secundum verbum Tuum” e a ripeterlo ogni giorno della sua vita.
Un processo educativo non può dirsi completo se non affonda le sue radici su una solida vita spirituale. La psicologia femminile è portata per sua natura ad una profonda vita interiore così importante per poter, in futuro, trasmettere i rudimenti della fede ai figli! L’educatore dovrà vegliare costantemente affinché questa pietà non si fondi sul sentimentalismo ma su un preciso atto di volontà rendendola così più stabile e forte. Per contrastare il sentimentalismo sarà importante vigilare sulla sua fedeltà alla preghiera anche nei momenti di desolazione spirituale in cui Dio sembra assente.
Conclusione.
Le differenze tra ragazze e ragazzi non devono farci dimenticare che appartengono alla stessa natura umana ferita dal Peccato Originale e redenta da Gesù Cristo sulla Croce.
In questi tempi di lassismo educativo derivante dalle sovversive teorie pedagogiche partorite dal Sessantotto, ragazzi e ragazze chiedono ai loro genitori e ai loro educatori una carità ardente, una pazienza infinita ma anche una fermezza senza indugi e un vero e proprio spirito di immolazione. Il buon esempio deve essere il pilastro fondamentale di ogni processo educativo degno di questo nome: tutti i genitori e tutti coloro che lavorano a servizio della gioventù, devono tremare al pensiero di quanto bene e quanto male possa derivare dal loro esempio, consolandosi però con la meditazione delle parole di san Giovanni Bosco patrono della gioventù: “Chi lavora per salvare le anime, salva anche la propria.”
da: www.radiospada.org
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