di Domenico Bonvegna
Il 2 e 3 aprile
scorso al Teatro “Val d'Agrò”, di Santa Teresa di Riva, nella
riviera jonica messinese si è tenuta una spettacolare opera teatrale, Resurrexit,“Il
mistero pasquale di Cristo”, un recital sulla Passione, Morte e
Resurrezione di Gesù. Protagonisti e autori di questo interessante spettacolo
sono stati la Compagnia teatrale Sikilia (Teatro,
Musica, Danza), diretta dalla prof.ssa Cettina Sciacca, la Corale
Theotokos, guidata da Sergio Micalizzi e un gruppo di musicisti solisti
della Banda Musicale, “V. Bellini”, guidati dai maestri Carmelo Garufi e
Antonio Pizzi. Poi ci sono i tecnici che
hanno curato la scenografia, con il direttore Christian Martorana, i costumi,
la sartoria e i video. Il tutto è stato coordinato da don Roberto Romeo.
L'opera teatrale
è nata da un incontro singolare fra padre Roberto Romeo, artefice
del recital insieme al giovane Micalizzi e l'artista Cettina Sciacca, che ha
accolto la proposta del sacerdote che tra l'altro è anche uno studioso e autore
di testi di storia greco-bizantina. In pratica afferma don Roberto, Resurrexit
è nato tra “la sacrestia della parrocchia
santateresina di Portosalvo e il teatro Val d’Agrò”.
Per portare il
capolavoro artistico in scena c'è voluto un duro e serio lavoro di ricerca, di
studio e di preparazione, il progetto ha avuto dei costi notevoli, basti
pensare che sono stati coinvolti tra attori, cantanti, musicisti e tecnici, ben
62 persone.
La
Resurrezione al centro del mistero pasquale.
Per don Romeo,“Resurrexit, a differenza
delle altre numerose rappresentazioni delle Passio, è tutto costruito in
funzione della Resurrezione. I fatti della Passione e Morte costituiscono una
grande introduzione al momento della Risurrezione abitualmente tralasciato,
forse a motivo della difficoltà di coglierne i caratteri fisici come pure i
tratti teologici ed antropologici. Il merito del lavoro che qui si presenta è
proprio questo: cogliere la dimensione resurrezionale, inscindibilmente legata
a quella della Passione, come il culmine del manifestarsi di Dio all’uomo,
completezza della rivelazione biblica”.“Resurrexit, perciò, - continua
il sacerdote -, non è un concerto sic et simpliciter e neppure una
rappresentazione teatrale; vuole essere piuttosto un modo originale di
presentare il mistero pasquale di Cristo mediante il ricorso a diverse
discipline artistiche: musica, canto, prosa, poesia, omiletica, arte
figurativa”.
Peraltro la sacra rappresentazione è stata arricchita dall’inserimento di alcuni brani in
dialetto siciliano (Ah sì, versate lacrime! e Preghiera alla Vergine)
e di significative immagini a tema di artisti locali: Antonello da Messina (Crocifissioni
e il Cristo morto sostenuto da un angelo) ed Enico Salemi (Croce
biblico-teologica della parrocchia Santa Maria di Portosalvo in Santa
Teresa di Riva). Queste raffigurazioni, insieme alle numerose altre immagini
appositamente selezionate, tratte da pittori e scultori fiamminghi,
rinascimentali e moderni, hanno dato colore e spessore artistico-culturale a Resurrexit.
Ugualmente si può dire della proiezione di alcuni tratti di note produzioni
cinematografiche: Gesù di Nazaret di Franco Zeffirelli, The Passion
di Mel Gibson e altri lavori.
Resurrexit
nel solco della traditio cristiana.
Il recital si
apre proprio con la lettura (il prologo) di padre Roberto di un passo
dell'”Omelia sulla
Pasqua di Melitone di
Sardi (II secolo),
mentre sullo sfondo scorrono le immagini dell'agnello immolato.
Poi inizia il
recital che si divide in quattro momenti: il 1° l'Ora della Passione; il
2°, l'Ora della Morte; il 3°, l'Ora di Maria; il 4°, l'Ora
della Pasqua. Certo non intendo proporre il copione di Resurrexit,
ma credo sia doveroso presentare in sintesi alcuni momenti della splendida
manifestazione. Scene e narrazioni si svolgono tutte sul Palco del teatro.
L'introduzione viene fatta da Maria, magistralmente interpretata
da Cettina Sciacca, la madre di Gesù, che squarcia il silenzio e inizia a
narrare i fatti della passione del Figlio. La Sciacca in pratica svolge il
ruolo di guida che introduce i vari momenti dell'opera, ma nello stesso tempo
recita e interpreta il personaggio dominante che è Maria. Chiaramente tutti gli
altri personaggi, tutti appartenenti alla Compagnia, da Pietro a Pilato,
interpretati da Alfredo Scorza e Maurizio Leo, compreso lo stesso Gesù, ruotano
intorno a Maria. L'Ora della Passione inizia con il canto, “E lo credemmo abbandonato da Dio”. Siamo all'Ultima Cena,
sul palco ci sono gli apostoli e Gesù, ben interpretato da Diego Cucuzzella. Il
2° momento inizia con la musica del canto,“l'orme sanguigne”, dopo il
processo a Gesù, Pilato, ordina ai soldati di flagellarlo.
In questo frangente viene proiettato il video sulla
crocifissione e morte di Gesù, con la deposizione, realizzato sulla collinetta
(il Calvario) che domina l'artistica cittadina di Savoca
che si presta molto per queste manifestazioni, la musica di sottofondo è“La via dei martiri”. Tra la fine del
2° e l'inizio del 3°momento, Maria con il sottofondo musicale, di un coro
greco, con veli e mantelli neri, recita la preghiera a Gesù Crocifisso, tratta
dal Rosario al “Patri ri li grazij” di Ciminna (PA). “Gesù miu
appassionatu, a la Cruci fustivu ‘nchiuvatu lu me cori è accussi ‘ngratu ca ‘un
chianci lu me peccatu. Jò ti vegnu a visitari, Redenturi ‘un m’ abbannunari. E
lodamu lu Redenturi. E lodamu sempri e spissu, a Gesù lu Crucifissu”.
Poi viene portato in scena Gesù morto, avvolto in un
lenzuolo, e deposto sulle ginocchia di Maria. Nel momento del canto“Lodi a
Cristo”, scorrono le immagini della “Pietà” di Michelangelo. Con la
statua dell'Addolorata e la Croce sul palco su tre leggii, Maria, Gesù e il
Nunzio eseguono la drammatizzazione del testo “Donna de Paradiso”
di Jacopone da Todi (XIII secolo). Nel video scorrono alcune frasi chiave del
testo di Jacopone, tradotte in italiano corrente.
Alla fine della drammatizzazione, gli attori
introducono i segni della Passione e li consegnano a Maria, seduta ai
piedi della croce, che li depone ai piedi del patibolo. Nel frattempo scorrono delle
immagini relative alla Deposizione e a Maria. Inizia, intanto, il canto “Stava
Maria dolente”.
Dopo il canto, Maria si alza, sale sulla pedana,
sveste gli abiti della Madre di Gesù assumendo quelli di una donna del popolo;
si avvicina alla statua dell’Addolorata, l’abbraccia e prega la Vergine. Mentre
il coro continua ad eseguire, ma a bocca chiusa, il canto “Stava Maria
dolonte”. A questo punto, Maria recita la “Preghiera alla
Vergine”:“Santa Virgini,
vui matri puru fustivu d’un figghiu, chi vulennulu lu Patri cu la manu e lu
cunsigghiu da l’artigghiu di la morti libirau l’umanità. Chissu vostru figghiu
duci fu di spini ‘ncurunatu. Supra un troncu riu di cruci lu vidistivu
oltraggiatu e ammazzatu. Ma, a la fini, si muriu, risuscitò. Iddu o’ matri avvinturusa,
vivu ancora avi ‘à turnari Chista grazia purtintusa di lu so’ risuscitari S’avi
a fari!!! O lu figghiu, o ‘n mi movu cchiù di ccà!! O lu figghiu, o ‘n mi movu
cchiù di ccà!!”.
Il recital si
conclude con il 4° momento, la Resurrezione del Signore dove viene introdotta
la musica della sequenza “Victimae Paschali”. Intanto viene proiettato
il video sul momento della Resurrezione, realizzato a Savoca. Gli ultimi
momenti del recital sono dedicati a Gesù che parla con i due discepoli di
Emmaus.
Il Teatro uno
strumento per evangelizzare.
Naturalmente la
visione di questo straordinario spettacolo storico culturale e religioso si
presta a delle considerazioni e riflessioni, soprattutto per chi è impegnato
nella nuova evangelizzazione. E' possibile attraverso il teatro veicolare il
messaggio evangelico? Dopo la visione di Resurrexit di sabato sera a S. Teresa,
rispondo di si. Tra l'altro il recital ha avuto un successo clamoroso, seguito
da un numeroso pubblico che ha ringraziato gli attori con applausi prolungati,
erano presenti alcuni sacerdoti. A
questo proposito sarebbe una buona cosa poter replicare il recital nelle
parrocchie, magari nelle feste patronali estive, invece di scervellarsi per
trovare cast più o meno adatti alle feste religiose.
Del resto la Chiesa nella sua lunga storia ha sempre
utilizzato varie forme di comunicazione sociale per evangelizzare, penso
soprattutto all'arte, alla musica, al cinema, allo sport, ma anche al teatro.
La Chiesa nonostante le calunnie avanzate da certi gazzettieri più o meno
illuminati, è stata sempre all'avanguardia, per esempio,Vittorio Messori,
scrittore cattolico, sostiene che quando Gutemberg scoprì i caratteri
mobili della stampa, il papa di allora mandò subito dei monaci a Magonza in
Germania per apprendere il nuovo metodo di scrittura. Le
manifestazioni teatrali sono stati utilizzati sempre dagli uomini di Chiesa,
fin dal Medioevo, dove fiorirono forme teatrali spontanee, con gruppi di attori
o di interessati alla trasmissione del messaggio evangelico. La Chiesa intuì la
grande capacità comunicativa e coinvolgente di queste forme di comunicazione.
Esempi di spettacoli teatrali che
portano a Cristo.
Mentre preparavo questo intervento su Resurrexit, ho
trovato un interessante studio sull'argomento, di una docente dell'Università
per Stranieri di Perugia, Dianella Gambini, (Il Teatro come strumento
dell'evangelizzazione francescana). La studiosa dà conto di come i
francescani iberici utilizzavano abbondantemente le rappresentazioni teatrali
per evangelizzare gli indios della Nuova Spagna, in Messico. Si
intendeva trasmettere in forma piacevole il dogma religioso e gli insegnamente
della Morale cristiana. Naturalmente oltre agli altri momenti della Storia di
Gesù, come la Natività, si prestava molto la Passione di Nostro Signore Gesù e
la sua Resurrezione.
Seguendo il modello di S. Francesco impiegavano il
dialogo e la visualizzazione di immagini come mezzi per imprimere nella memoria
degli ascoltatori il messaggio religioso. Del resto già S. Francesco,
scrive la Gambini,“aveva compreso
che la predicazione non poteva esaurirsi nell'omelia pronunciata dal pulpito;
allo scopo di stabilire una piena comunicazione con gli ascoltatori, egli
utilizzò diversi mezzi fra i quali la musica, il canto e l espressione
drammatica. Il poverello d Assisi compose e musicò delle laude che chiedeva ai
frati di cantare per preparare le persone all'ascolto della parola del Vangelo
fra i primi eventi spettacolari del medioevo si annovera la ricostruzione
drammatizzata della Natività a Greccio, la notte di Natale del 1223, ideata
proprio dal santo”.
Molti furono i santi che utilizzarono le forme
teatrali, il grande S. Giovanni Bosco puntava molto sul teatro
come azione educativa privilegiata. Don Bosco addirittura vedeva il teatro come
scuola di santità.“E
tuttavia il teatro promuove ancora altri valori: fa emergere
qualità che gli stessi giovani non sanno di possedere; abitua a lavorare con
sacrificio; mette gomito a gomito giovani e adulti coinvolti nello stesso
progetto; è esercizio d’arte, di lingua, di dizione, di controllo e gestione
del corpo; è esperienza di gioco, di attività sociale, controllo autocontrollo
di emozioni; costruisce appartenenza, fondamentale per una crescita identitaria
di ogni giovane; accumula ricordi belli, emozioni forti che accompagneranno i
giovani per moltissimo tempo [...]Educando il giovane al teatro d’insieme, lo
si educa alla socialità, alla collaborazione, al lavoro di gruppo. Non si può recitare “insieme” se non c’è
volontà di accettazione degli altri e un corretto orientamento della propria
aggressività. È attraverso la drammatizzazione che il ragazzo
riesce a superare il complesso dell’altro che ascolta o che vede. In alcuni
casi invece viene ridimensionato: le sue ingiuste pretese o l’individualismo
vengono disciplinate dal gruppo o dal regista per raggiungere lo scopo
d’insieme”. (Michele Novelli, Il Teatro “educativo” di don Bosco,
Quaderni cannibali, maggio 2012, donboscoland.it)
Sul tema si è
espresso anche Concilio Vaticano II con l'Istruzione Pastorale, “Communio
et Progressio”, del 23 marzo 1971, che diede le direttive teoriche e
pratiche sugli strumenti della comunicazione Sociale, tra questi gli spettacoli
teatrali. Al paragrafo 4 dopo aver sottolineato l'importanza comunicativa
del teatro, si sottolinea che“La Chiesa segue con
simpatia e attenzione l'arte scenica, che nelle sue origini era strettamente
legata a temi di carattere religioso. Questo antico interesse per i problemi
del teatro deve animare anche i cristiani di oggi, per ricavarne tutto
l'arricchimento possibile. Gli autori di teatro devono essere sostenuti e
incoraggiati a portare sul palcoscenico la problematica religiosa moderna;
questo è spesso un efficace incentivo a una ulteriore diffusione attraverso gli
altri strumenti della comunicazione”.
E San Giovanni
Paolo II dinanzi al "dramma della nostra epoca", cioè della
frattura, fra Vangelo e cultura, ci invitava a portare il
messaggio cristiano "nella cultura dei media". I mezzi di
comunicazione sociale, infatti, hanno raggiunto una tale importanza da essere
per molti il principale strumento di informazione e di formazione, di guida e
ispirazione per i comportamenti individuali, familiari e sociali (Cfr.
R.M., n. 37).
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