di Domenico Bonvegna
Nell'ultimo numero della rivista Cristianità, organo
ufficiale di Alleanza Cattolica, il
reggente nazionale, Marco Invernizzi, in occasione dell'uscita della
terza edizione del Direttorio, presenta l'associazione. (Cristianità,
n.384, marzo-aprile 2017)
Alleanza Cattolica nasce negli anni '70, il suo fondatore è Giovanni
Cantoni, piacentino, ben presto si radica in tutto il territorio, attraverso la
presenza di piccoli gruppi, chiamati “Croci”. I militanti
dell'associazione si riuniscono regolarmente e cercano di avere la massima
omogeneità culturale al fine di operare più efficacemente dentro gli ambienti
dove sono presenti.
L'associazione fin dall'inizio ha inteso far parte del movimento
cattolico, portando però il suo contributo originale. Alleanza Cattolica è
stata sempre attenta al mondo conservatore internazionale, guardando ai
pensatori della scuola cattolica contro-rivoluzionaria, primo fra tutti il
pensatore cattolico brasiliano Plinio Correa de Oliveira.
Il primo numero della rivista Cristianità, ha ripreso l'antico motto
dell'azione cattolica, del periodo risorgimentale: “preghiera, azione,
sacrificio”. Lo studio della Storia è fondamentale, non per nulla,
Cantoni era convinto che “chi sbaglia Storia sbaglia Politica”.
Fin dalla nascita diventa fondamentale la questione risorgimentale, in
particolare, l'associazione, ha criticato i presupposti ideologici del
Risorgimento che hanno condotto all'imposizione forzata dell'unificazione
nazionale; un tema che rimarrà sempre presente nelle riflessioni
dell'associazione. Infatti in occasione del
150° anniversario dell'unità d'Italia, Alleanza Cattolica ha
significativamente promosso una serie di convegni intitolati:“Unità si,
Risorgimento No”.
All'inizio della sua attività è riuscita a “pescare” uomini e donne
attraverso il “coagulo” culturale e politico dell'anticomunismo. In quegli anni
era questo il maggiore problema che suscitava grandi reazioni soprattutto tra
il mondo giovanile. Fu,“un anticomunismo, 'pensato', - scrive Invernizzi
- ricco di spessore culturale, che la destra politica del tempo comprese
poco e che la Democrazia Cristiana avversò profondamente, peraltro ricambiata”.
In quegli anni molti giovani,“si raccolsero così attorno all'aquila dal cuore
crociato, simbolo dell'associazione, attratti da un cristianesimo militante
e sincero”. Quei giovani si convertirono, abbandonando progressivamente le
loro origini ideologiche, approdando alla Chiesa cattolica e al suo
insegnamento, attirati in modo particolare dalla “bianca signora”
di Fatima, ma non solo.
Ma nella Chiesa quei giovani trovarono la divisione.“Si, la Chiesa era
allora divisa – scrive Invernizzi - intorno a un tentativo di riformarla per
renderla più capace di convertire il mondo moderno”. Questo tentativo era
il Concilio Vaticano II (1962-65). Sono gli anni del post-Concilio, anni
difficili, come quelli attuali del resto. Le difficoltà riguardavano“l'interpretazione
dei documenti conciliari, che tutti citavano enfaticamente o criticamente, ma
che pochissimi avevano letto integralmente”. Cosa che hanno fatto un gruppo
ristretto di militanti, ispirati dal caro amico scomparso, Enzo Peserico.
Invernizzi ci tiene a precisare l'episodio, presso la parrocchia di don Pietro
Cantoni, hanno letto e studiato insieme in una estate umida la Lumen gentium,
la Gaudium et spes, la Dignitatis humanae e così via, tutto il
Vaticano II.
Contemporaneamente l'associazione si smarca dal movimento tradizionalista
del vescovo Marcel Lefebvre, e della sua Fraternità S. Pio X,
che nel frattempo si era allontanato dalla Chiesa per aver nominato senza
autorizzazione, quattro vescovi. Rompendo con questo mondo, Alleanza Cattolica,
rimane sola, perché il mondo cattolico ufficiale, in particolare, le
parrocchie,“continuò a guardarla con sospetto e con distacco”. E così,“quei
giovani, che nel frattempo erano diventati adulti, impararono che cosa
significa essere disprezzati da destra e da sinistra, con eguale e metodica
intensità”. Anch'io, ho sperimentato qualcosa di simile. E' capitato, dopo
il mio trasferimento in Sicilia, nel decennio di intenso apostolato socio
religioso nei territori della riviera jonica messinese. Nelle parrocchie
apparivo come uno che faceva troppa politica, mentre negli ambienti politici, sembravo
troppo religioso.
Intanto il mondo va avanti, nella Chiesa arriva il Papa polacco, il
grande Giovanni Paolo II , e molte cose cambiano, in pratica la
Chiesa ridiventa missionaria e soprattutto viene finalmente apprezzata quella Dottrina
Sociale che per troppo tempo era stata messa ai margini.
Nell'associazione si raccomandava la lettura e lo studio del Magistero
di Giovanni Paolo II, ma anche degli altri pontefici recenti.
Perché il Papa è come un “prete speciale” da amare e da
seguire nel suo magistero, a volte da accogliere e da accettare con e
nonostante la sua cultura, con le debolezze che ogni uomo, anche un Papa,
possiede in misura maggiore o minore”.
Invernizzi ricorda i passaggi più importanti dell'attività
controrivoluzionaria dell'associazione. Dopo il cosiddetto sessantotto, in
Italia vengono approvate le leggi sul divorzio e dell'aborto, che
hanno distrutto la famiglia italiana. Alleanza Cattolica è in prima fila nelle
battaglie referendarie per cancellare le inique leggi. Poi è la volta delle“resistenze
dimenticate”, soprattutto nei Paesi comunisti, siamo negli anni '80,
l'associazione costituisce un'apposita sezione italiana, della “Conferenza
Internazionale delle Resistenze nei Paesi Occupati”, La CIRPO,
fondata in Francia dal giornalista francese, Pierre Faillant de Villemarest.
L'associazione attraverso incontri, convegni, da spazio a uomini e donne che
erano stati abbandonati dai potenti dell'Occidente. Tra queste resistenze, il
reggente nazionale ne privilegia una in particolare, che è ancora attuale,
quella libanese. Il Libano, la “Svizzera del Medio Oriente”, oasi
di pace e libertà, a partire dal 1974, ha subito, forse anche per colpe sue,
una interminabile e feroce guerra civile, che costò la morte di un'intera
classe dirigente di cristiani, soprattutto maroniti.
Poi arriva l'”Ottantanove”. Con la caduta del Muro di
Berlino, cambiano gli scenari europei e mondiali. Nel frattempo in
Polonia, attraverso l'esperienza di “Solidarnocs”, il popolo
polacco diventa protagonista e soprattutto mette a nudo la fragilità del regime
comunista. Il governo del generale Jaruzelski, in tutti i modi cercò di
reprimere il sindacato libero e la resistenza pacifica degli operai
polacchi, ma alla fine prevale il popolo. Una grande mano è stata data da San
Giovanni Paolo II che influenzò molto il capo dei rivoltosi Lech Walesa e tutto
il movimento di Solidarnocs. Alleanza Cattolica ha seguito con attenzione
questi cambiamenti epocali; con la fine del comunismo, non era finita la
storia, come qualcuno aveva scritto. Esaurito il tempo delle ideologie ora
c'era da affrontare la “dittatura del relativismo”, come aveva
più volte spiegato il cardinale Ratzinger prima, papa Benedetto XVI poi. Ora
bisognava affrontare la IV fase della Rivoluzione, la rivoluzione culturale
antropologica, in interiore homine. Inoltre, prende il sopravvento, la
questione bioetica. L'uomo rimane nudo e viene attaccato direttamente dalla
nuova ideologia: il gender.
Intanto,“La fine della guerra fredda (1946-1989) aveva favorito il
risveglio di civiltà e di culture, oltre che di religioni, che non erano mai
scomparse, ma che adesso, venuta meno la dominante geopolitica della divisione
fra est e Ovest, assumevano un ruolo sempre più importante nello scacchiere
internazionale”.
In tutto questo profondo mutamento geopolitico si inseriva il risveglio
dell'Islam, a partire dalla rivoluzione avvenuta in Iran nel 1979. L'11
settembre 2001, con l'attacco alle Torri Gemelle di New York, i movimenti
terroristici islamici lanciano il più grande attacco all'interno di un
territorio occidentale, innestando una serie di reazioni e di guerre in
Afghanistan e in Iraq, dalle quali ancora non siamo usciti.
Giovanni Cantoni, commentava l'operazione, “Libertà Duratura”
lanciata dal presidente Bush per combattere il terrorismo, nella prospettiva
del “meglio americano che dimmi”, anche se non si faceva
illusioni. Ormai era chiaro che “il secolo XX si è chiuso con la fine della
malattia, l'utopia socialcomunista, e, né poteva essere diversamente posto il
carattere letale del morbo, con la contestuale morte del malato, il mondo
occidentale e cristiano”. Cantoni spiegava che ormai la cristianità, come
società che faceva riferimento a una cultura e ai costumi cristiani non
esisteva più, bisognava prenderne atto.
Nel 1989 non era imploso solo il mondo comunista, ma anche lo stesso
mondo moderno, senza vincitori.
In questo periodo il fondatore di Alleanza Cattolica ci invita a studiare
con attenzione gli storici delle civiltà come Arnold Tonbee, ma
soprattutto lo svizzero, Gonzague de Reynold . Quest'ultimo
sostiene che la prima cosa da fare è “accettare il nostro tempo”, senza
inveire contro. Dobbiamo accettarlo. E' la Provvidenza che ci ha messo qui per
compiere la nostra opera. Pertanto, non possiamo continuare ad essere cantori
di una cristianità che non c'è più. “La nostra missione non consiste
assolutamente nel difendere quanto è già morto[...]”.
In pratica secondo Invernizzi, “non ci si può permettere di vivere
accanto al cadavere rimpiangendo quando il defunto era giovane e forte, né si
può pensare di restituirgli la vita: bisogna seppellirlo con onre e
ricostruire, cioè educare i futuri uomini che ancora nascono perché siano il
lievito del mondo futuro”.
A questo punto anche per Invernizzi, si pone la fatale domanda: Che
fare? Intanto occorre comprendere il mondo “post-moderno” nel quale
viviamo dopo il 1989. Non è più quello delle ideologie che promettevano“l'uomo
nuovo”, ora è il tempo del relativismo e dell'insignificanza, del 'pensiero
debole e della 'post-verità', nel quale le persone sono molto più condizionate
dalle sensazioni che dai principi, dalle immagini piuttosto che dai contenuti”.
Lo scriveva già tanti anni fa, lo stesso de Reynold: “i fenomeni ai quali
assistiamo oggi sono estremamente complessi[...]”.
Secondo il reggente nazionale occorre avere presente che “l'obiettivo
più importante è aiutare le persone a capire e ad abbandonarsi alla Verità e
che la condanna” dell'errore è funzionale a questo scopo”. Il pensatore
svizzero aveva intuito che bisogna sempre e comunque condannare gli errori. Ma
nei confronti di quanti le applicano o le subiscono […] pratichiamo
la carità nella sua forma la più elevata e la più difficile: la sua forma
intellettuale. Cerchiamo di capire prima di condannare. Negli errori peggiori
vi è talora una particella di verità necessaria, che si nasconde: cerchiamo di
liberare questa particella”.
Ci vogliono uomini preparati e delicati per la
Contro-Rivoluzione del XXI secolo. Ormai “la fortezza cattolica è la sola
a resistere.[...] ponetela dietro a voi come un appoggio”-
scrive de Reynold – entrate nelle trincee del mondo nuovo”. Un mondo che
va fatto non atteso. A questo punto Invernizzi descrive la società di oggi che
non è più quella straordinaria rete sociale di corpi intermedi, che era sorta
dopo l'Unità d'Italia, fatta di banche, casse rurali, società operaie,
università, di famiglie di parrocchie. Dopo il sessantotto, le persone sono
diventate individui, bisognosi di tutto. Nello stesso tempo dopo il Concilio
Vaticano II la Provvidenza, ha fatto nascere i movimenti ecclesiali, sono nati
degli ambienti, bisogna costruire “ambienti favorevoli alla conversione […]
dove la proposta della Contro-Rivoluzione può diventare comprensibile”.
Recentemente un esempio di ambiente straordinario è quello nato dopo i due Family
day, con il Comitato “Difendiamo i nostri figli”. L'unica cosa che
non va bene è assistere rassegnati alla scomparsa di un mondo, giudicando
impossibile ogni nuova evangelizzazione e quindi pensando che la Contro-Rivoluzione
sia una bella idea ma irrealizzabile. Ma se si prendono veramente sul serio le
parole della Madonna a Fatima: ”Infine il mio Cuore immacolato trionferà”,
allora possiamo vincere ogni tipo di battaglia.
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