Sabato
19 gennaio 2013, presso Il Grande Hotel Des Palmes a Palermo, è stato
presentato il libro di Rosa Maria Ponte La collezionista di guanti e altre
storie, edito presso Sciascia editore. A
presentare il volume sono stati Tommaso Romano e Caterina Ruta, oltre al poeta
e marito dell’autrice, Carmelo Fucarino.
Ciò che
è stato segnalato durante la serata corrisponde a quanto si può leggere nel
quarto di copertina: «Il fascino di questi racconti sta nella strategia di
rendere credibile l’inconsueto e di mantenere inconsueto strano quanto sembra
venga reso credibile. L’atmosfera che si crea, certo nell’opera, ma poi nel
lettore, è qualcosa di sospeso in una nuova realtà che ci prende attraverso
percorsi e meccanismi investigativi, che cercano un’esplicazione di fatti non
sempre razionalmente esplicabili. Atmosfera sospesa in una realtà frutto di
immaginazione, a volte di sogno, altre di confuso dubbio. Lo spazio si
allontana dunque, non è più quello che si crede. Combinato con un tempo che si
interrompe, si arretra o balza in avanti, e non è più quello che si ritiene
correre secondo l’orologio e il calendario. Tempo e spazio, che giocano brutti
tiri a chi si affida a modi convenzionali e si confonde con quanto si fa
sentire nell’intimo. Singolare scrittura ‘spezzata’, per segmenti e parti che si
richiamano e a distanza si legano, scrittura che dà quei ritmi di vita poc’anzi
prospettati, e li imprime sul piano compositivo, mettendo a impegnativa prova
colui che entra in questo scenario».
Uno
scenario, per dirla con le parole che ha utilizzato Tommaso Romano in sede di
presentazione, che può trovarsi a metà tra letteratura e filosofia, perché innumerevoli,
nel testo, sono i riferimenti filosofici, tra tutti, secondo lo studioso
palermitano, il velo di Maya di Schopenhauer.
Una narrazione
labirintica, che offre spunti e attese, che si muove su un piano diafano, che
sa andare oltre le normali categorie di spazio e di tempo per offrire al
lettore un testo di sicura attrattiva.
Giuseppe
La Russa
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