Edito
nel 2012 presso l’ISPEE, Contro la
rivoluzione la fedeltà è lo studio che Tommaso Romano dedica alla figura di
Vincenzo Mortillaro, marchese di Villarena nato a Palermo il 27 luglio 1806 e
morto nel capoluogo siciliano nel 1888. Una raccolta di antologie dello
studioso palermitano resasi necessaria per la rivalorizzazione di una figura
fondamentale nel panorama locale e nazionale, un personaggio, scrive Tommaso
Romano stesso nella premessa all’edizione, che non va ricordato solo e soltanto
come l’autore del famoso Dizionario siciliano-italiano e come l’ideatore di una
Guida di Palermo, ma perché fu «soprattutto autentico protagonista dell’Ottocento
siciliano del quale, tuttavia, gli stessi repertori specifici anche
bibliografici, i dizionari biografici, le enciclopedie siciliane – con le poche
eccezioni dovute a seri studiosi e ricercatori – si limitano a riferire qualche
stantio dato ripetuto pedissequamente e a volte erroneamente con le omissioni,
peraltro, di quegli elementi, non certo secondari che, specie per la seconda
parte dell’operosa e non facile sua resistenza, lo segnarono e
contraddistinsero rispetto all’acritico conformismo».
Un’operazione
di recupero, dovuto, sacrosanto, un’antologia delle opere attraverso cui «potremo
seguire la cronaca della storia della Sicilia nonché le vicende diplomatiche e
politiche d’Italia e finanche d’Europa, ma soprattutto la puntuale
ricostruzione della vita amministrativa, culturale, sociale e religiosa di Palermo
che pure lo coinvolsero a vari livelli e certamente lo coinvolsero a vari
livelli e certamente lo appassionarono nonostante il suo personalissimo stato d’animo
e la sua radicale concezione della realtà».
Tradizionalista
intransigente Vincenzo Mortillaro, estremamente colto e lucido nelle proprie
analisi, come si può evincere dalle pagine antologiche scelte in questo volume,
figura di studioso «nutrito dalla certezza nella fede cattolica e dalla
sostanza del Vangelo, quest’ultimo inteso sempre come verità e ammaestramento
per ogni uomo e per le genti tutte. […] Lucido avversario di un sovversivo
mutamento spirituale e religioso che, oltre a scuotere regni e sovranità
legittime, mirava allo sradicamento identitario e religioso».
Un’imponente
opera, che deve aprirsi a studi ancora più approfonditi, sentenzia Tommaso
Romano, di ripresa verso un personaggio chiave e che per troppo tempo è rimasto
nell’oblio degli studiosi; un’opera – corredata da un’amplia bibliografia delle
opere di e su Vincenzo Mortillaro - , questa di Tommaso Romano, scrive Paolo Pastori
nell’introduzione al volume, che è «una re-volutio
apparentemente ‘solo’ documentaria-storiografica, poiché è in sostanza una
seria e motivata proposta di recupero, di un ritorno ai primi princìpi della
politica», uno studio che attraverso l’antologia di alcune opere salienti del
barone Vincenzo Mortillaro diventa «recupero di un ciclo dentro il grande ciclo
della nostra storia, a partire dalla crisi dello Stato unitario, da quella Belle époque nelle cui pieghe, dietro
feste, cortei, celebrazioni e monumenti si ignorava la questione sociale, il
crescere di uno scontento di massa, sintomo peraltro di un’anteriore e
pregressa perdita di contatto con i valori fondanti della politica».
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