Domenica 31 ultimo scorso, nel salone d'Italia di Monreale, con l'intervento del Sindaco, delle Autorità e della famiglia con numerosi amici ed estimatori presenti, si è ricordata la figura e l'opera del poeta e saggista Pino Giacopelli, nel primo anniversario della scomparsa. Pubblichiamo l'intervento del Maestro Salvatore Caputo che ne ricorda la personalità. Nei prossimi giorni sarà disponibile l'intervento di Tommaso Romano quale ulteriore apporto alla manifestazione su invito della famiglia.
Come saprete, sono un pittore, quindi non è con le parole
che sono abituato ad esprimere le mie emozioni. Per questo il mio discorso sarà
breve, ma per me sicuramente intenso: è, infatti, l’espressione del mio affetto
e della mia stima immutati per Pino.
Ogni commemorazione ha un gusto agrodolce per chi – come me
oggi – è chiamato a ricordare un amico che non c’è più. Dover ripercorrere le
vie della memoria in assenza di chi ha fatto parte della nostra vita è, infatti,
un compito ingrato, perché riapre ogni volta una ferita profonda. Ma il compito
è ingrato solo in parte, giacché, d’altro canto, ci permette di celebrare
ancora una volta non il passato, ma il presente; non il vuoto ricordo, ma la
tangibile presenza, la fruttuosa eredità – umana e culturale – di chi, come
Pino Giacopelli, ha saputo lasciare un segno importante dietro di sé. Ed è
appunto con questo spirito che mi accingo a celebrare il mio amico, qui, oggi.
Ho conosciuto Pino negli anni ’80 del secolo scorso, qui a
Monreale. Di lui mi colpirono subito l’entusiasmo, l’umiltà e l’umanità.
Intellettuale impegnato, Pino non si limitava a scrivere le sue – belle ed
intense – poesie: si spese sempre moltissimo per la sua città d’adozione. Era
un uomo che metteva tutta l’anima in quello che faceva, e questo lo portò,
oltre all’impegno culturale, anche a quello politico. Quella fu una stagione
intensa, sia per Monreale che per i numerosi artisti coinvolti nelle continue,
qualificate e qualificanti attività frutto delle idee di Pino.
Furono gli anni delle estemporanee di pittura, dei premi di
poesia, di una lunga serie di manifestazioni improntante a una magnifica
sinergia di arti, in cui il dato visivo, il suono e la parola trovavano ognuno
un suo posto e si mescolavano a creare momenti di rara intensità. Questi sono i
primi ricordi che ho di Pino, di lui come organizzatore, o – meglio ancora –
come agitatore culturale.
Le prime collaborazioni sono state alcune mostre sia
estemporanee che collettive, organizzate dal nostro amico. Ma non erano le
solite mostre: erano occasioni di incontro, di confronto, e anche di goliardia.
Da questi primi contatti, a poco a poco le nostre affinità divenivano sempre
più evidenti. Ma Pino, ovviamente, non si limitava ad organizzare mostre, bensì
manifestazioni ben più articolate e coinvolgenti. Coinvolgenti nel senso che,
anche se si trattava di un premio letterario – e mi riferisco al “Premio
Giacalone”, storico premio da lui organizzato – coinvolgeva anche artisti di
tutte le tendenze e le specialità, nel senso che le serate, lunghe e piacevoli,
vedevano momenti di letteratura, momenti di poesia, momenti di musica ed a
volte anche intrattenimento da parte di attori conosciuti e bravi, che
partecipavano a questa manifestazione per l’amicizia che li legava a Pino
Giacopelli.
Il Premio Giacalone, di cui mi onoro di aver realizzato un
anno (nel 1988) le scenografie, vedeva la partecipazione di qualificatissimi
autori sia a livello nazionale e a volte anche internazionale. Il tutto era
condito dall’affabilità e dalla innata capacità comunicativa di Pino, che
rendeva il tutto armonioso e piacevole. Per dire ancora dei suoi molteplici
interessi, voglio ricordare che quello stesso anno egli si fece promotore
presso l’Amministrazione Comunale della realizzazione di una medaglia commemorativa
che realizzai, esaltando i simboli di Monreale, e della quale penso sia una tra
le opere medaglistiche mie più riuscite. La rete di relazioni e collaborazioni
che Pino riusciva a tessere fece sì che si potè realizzare una bella cartella
di serigrafie – “Fontanalia”, ispirate ovviamente a Monreale – che ha visto la
luce in quel periodo e che ha preso il volo per tutte le parti del mondo.
La vitalità vulcanica di Pino lo portò anche a cercare nella
zona più antica di Monreale, cioè la Ciambra, un piccolo locale per farne una
galleria d’arte. In questa sede – La Ciambrina, appunto – furono tenute diverse
mostre, e tra le tante anche una mia personale. In quest’occasione Pino si
adoperò per fare di una semplice mostra un evento, coinvolgendo un gran numero
di persone e personalità.
Anche l’occasione della presentazione di un libro diventava
il pretesto per passare una magnifica giornata insieme. Mi ricordo, infatti, di
un piacevolissimo giorno che Pino ci fece trascorrere in un bell’agriturismo,
di cui non ricordo né il nome né la collocazione, in occasione della
presentazione dell’antologia poetica “Confetto rosso”, per cui avevo realizzato la
copertina. La giornata trascorse tra gli interventi, le battute, le poesie
degli intervenuti – poeti, pittori, amici – presenti all’evento. Ricordo con
immenso affetto quei momenti, che furono una delle tante occasioni che
cementarono la mia amicizia con Pino.
Un’altra volta, Pino organizzò una bella manifestazione
artistica in una località del trapanese, Triscina. L’evento era, per così dire,
bifronte. Da una parte, ogni pittore portò delle opere per fare una mostra nei
locali di un villaggio turistico del luogo. Dall’altra, vi fu una sorta di
happening, un’estemporanea da cui nacquero delle opere ispirate agli “umori”
del posto in cui stavamo trascorrendo quei giorni. Questa fu l’occasione per
stringere nuovi rapporti. Anche col proprietario del villaggio si instaurò da
subito una bella sintonia. L’uomo, dalla simpatia travolgente, era anche lo
chef della struttura che ci ospitava, e riusciva sempre a coinvolgerci e a
farci veramente stare in armonia grazie alle grandi tavolate, per le quali
preparava spesso enormi pesci riccamente decorati. E si passavano pomeriggi e
serate a discutere, chiacchierare e ridere.
Insomma, ogni evento – che fosse un premio, una cena o un
concerto – era, soprattutto, un’occasione per passare del tempo fra amici,
chiacchierando amabilmente ora del serio e ora del faceto, per immaginare nuove
future collaborazioni, con l’attenzione leggera che Pino sapeva dare alle cose.
Queste erano le cose che Pino sapeva organizzare.
Forse, però, il ricordo più caro che serbo di Pino e di
tutta la sua famiglia erano le magnifiche cene a casa Giacopelli, preparate con
amore e grande perizia culinaria dalla moglie Lydia, occasioni di fervido
scambio culturale ma, soprattutto, piacevolissimi momenti di armonia, di
“eufonia”, per così dire, tra persone che condividevano da angoli diversi lo
stesso amore per la cultura e l’arte. Oltre agli amici più stretti, fra i
commensali si potevano incontrare registi, giornalisti, attori. Fu, appunto,
durante una di queste cene che incontrai con grande piacere il poeta Vittorio
Vettori e Livia Pomodoro, amici di Pino. Ma il “personaggio centrale” di queste
occasioni conviviali era certamente Mimmino, il gatto di casa Giacopelli, amato
quasi come un figlio, le cui dimensioni considerevoli incutevano in tutti noi
un certo rispetto.
Ed è così, con un sorriso, che mi piace ricordare Pino. Perché
questo sorriso è l’evidente segno di quanto di buono questo mio amico è
riuscito a regalare a tutti e a ognuno di noi. Solo chi lascia qualcosa di
veramente profondo, infatti, solo chi lascia – assieme all’innegabile vuoto –
un grande calore nei nostri cuori, può essere ricordato con la leggerezza di un
sorriso. E Pino, sicuramente, questo onore se l’è ampiamente guadagnato.
Grazie, Pino.
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