martedì 2 giugno 2015

Ricordo di Pino Giacopelli

Domenica 31 ultimo scorso, nel salone d'Italia di Monreale, con l'intervento del Sindaco, delle Autorità e della famiglia con numerosi amici ed estimatori presenti, si è ricordata la figura e l'opera del poeta e saggista Pino Giacopelli, nel primo anniversario della scomparsa. Pubblichiamo l'intervento del Maestro Salvatore Caputo che ne ricorda la personalità. Nei prossimi giorni sarà disponibile l'intervento di Tommaso Romano quale ulteriore apporto alla manifestazione su invito della famiglia.

Come saprete, sono un pittore, quindi non è con le parole che sono abituato ad esprimere le mie emozioni. Per questo il mio discorso sarà breve, ma per me sicuramente intenso: è, infatti, l’espressione del mio affetto e della mia stima immutati per Pino.
Ogni commemorazione ha un gusto agrodolce per chi – come me oggi – è chiamato a ricordare un amico che non c’è più. Dover ripercorrere le vie della memoria in assenza di chi ha fatto parte della nostra vita è, infatti, un compito ingrato, perché riapre ogni volta una ferita profonda. Ma il compito è ingrato solo in parte, giacché, d’altro canto, ci permette di celebrare ancora una volta non il passato, ma il presente; non il vuoto ricordo, ma la tangibile presenza, la fruttuosa eredità – umana e culturale – di chi, come Pino Giacopelli, ha saputo lasciare un segno importante dietro di sé. Ed è appunto con questo spirito che mi accingo a celebrare il mio amico, qui, oggi.
Ho conosciuto Pino negli anni ’80 del secolo scorso, qui a Monreale. Di lui mi colpirono subito l’entusiasmo, l’umiltà e l’umanità. Intellettuale impegnato, Pino non si limitava a scrivere le sue – belle ed intense – poesie: si spese sempre moltissimo per la sua città d’adozione. Era un uomo che metteva tutta l’anima in quello che faceva, e questo lo portò, oltre all’impegno culturale, anche a quello politico. Quella fu una stagione intensa, sia per Monreale che per i numerosi artisti coinvolti nelle continue, qualificate e qualificanti attività frutto delle idee di Pino.
Furono gli anni delle estemporanee di pittura, dei premi di poesia, di una lunga serie di manifestazioni improntante a una magnifica sinergia di arti, in cui il dato visivo, il suono e la parola trovavano ognuno un suo posto e si mescolavano a creare momenti di rara intensità. Questi sono i primi ricordi che ho di Pino, di lui come organizzatore, o – meglio ancora – come agitatore culturale.
Le prime collaborazioni sono state alcune mostre sia estemporanee che collettive, organizzate dal nostro amico. Ma non erano le solite mostre: erano occasioni di incontro, di confronto, e anche di goliardia. Da questi primi contatti, a poco a poco le nostre affinità divenivano sempre più evidenti. Ma Pino, ovviamente, non si limitava ad organizzare mostre, bensì manifestazioni ben più articolate e coinvolgenti. Coinvolgenti nel senso che, anche se si trattava di un premio letterario – e mi riferisco al “Premio Giacalone”, storico premio da lui organizzato – coinvolgeva anche artisti di tutte le tendenze e le specialità, nel senso che le serate, lunghe e piacevoli, vedevano momenti di letteratura, momenti di poesia, momenti di musica ed a volte anche intrattenimento da parte di attori conosciuti e bravi, che partecipavano a questa manifestazione per l’amicizia che li legava a Pino Giacopelli.
Il Premio Giacalone, di cui mi onoro di aver realizzato un anno (nel 1988) le scenografie, vedeva la partecipazione di qualificatissimi autori sia a livello nazionale e a volte anche internazionale. Il tutto era condito dall’affabilità e dalla innata capacità comunicativa di Pino, che rendeva il tutto armonioso e piacevole. Per dire ancora dei suoi molteplici interessi, voglio ricordare che quello stesso anno egli si fece promotore presso l’Amministrazione Comunale della realizzazione di una medaglia commemorativa che realizzai, esaltando i simboli di Monreale, e della quale penso sia una tra le opere medaglistiche mie più riuscite. La rete di relazioni e collaborazioni che Pino riusciva a tessere fece sì che si potè realizzare una bella cartella di serigrafie – “Fontanalia”, ispirate ovviamente a Monreale – che ha visto la luce in quel periodo e che ha preso il volo per tutte le parti del mondo.
La vitalità vulcanica di Pino lo portò anche a cercare nella zona più antica di Monreale, cioè la Ciambra, un piccolo locale per farne una galleria d’arte. In questa sede – La Ciambrina, appunto – furono tenute diverse mostre, e tra le tante anche una mia personale. In quest’occasione Pino si adoperò per fare di una semplice mostra un evento, coinvolgendo un gran numero di persone e personalità.
Anche l’occasione della presentazione di un libro diventava il pretesto per passare una magnifica giornata insieme. Mi ricordo, infatti, di un piacevolissimo giorno che Pino ci fece trascorrere in un bell’agriturismo, di cui non ricordo né il nome né la collocazione, in occasione della presentazione dell’antologia poetica  “Confetto rosso”, per cui avevo realizzato la copertina. La giornata trascorse tra gli interventi, le battute, le poesie degli intervenuti – poeti, pittori, amici – presenti all’evento. Ricordo con immenso affetto quei momenti, che furono una delle tante occasioni che cementarono la mia amicizia con Pino.
Un’altra volta, Pino organizzò una bella manifestazione artistica in una località del trapanese, Triscina. L’evento era, per così dire, bifronte. Da una parte, ogni pittore portò delle opere per fare una mostra nei locali di un villaggio turistico del luogo. Dall’altra, vi fu una sorta di happening, un’estemporanea da cui nacquero delle opere ispirate agli “umori” del posto in cui stavamo trascorrendo quei giorni. Questa fu l’occasione per stringere nuovi rapporti. Anche col proprietario del villaggio si instaurò da subito una bella sintonia. L’uomo, dalla simpatia travolgente, era anche lo chef della struttura che ci ospitava, e riusciva sempre a coinvolgerci e a farci veramente stare in armonia grazie alle grandi tavolate, per le quali preparava spesso enormi pesci riccamente decorati. E si passavano pomeriggi e serate a discutere, chiacchierare e ridere.
Insomma, ogni evento – che fosse un premio, una cena o un concerto – era, soprattutto, un’occasione per passare del tempo fra amici, chiacchierando amabilmente ora del serio e ora del faceto, per immaginare nuove future collaborazioni, con l’attenzione leggera che Pino sapeva dare alle cose. Queste erano le cose che Pino sapeva organizzare.
Forse, però, il ricordo più caro che serbo di Pino e di tutta la sua famiglia erano le magnifiche cene a casa Giacopelli, preparate con amore e grande perizia culinaria dalla moglie Lydia, occasioni di fervido scambio culturale ma, soprattutto, piacevolissimi momenti di armonia, di “eufonia”, per così dire, tra persone che condividevano da angoli diversi lo stesso amore per la cultura e l’arte. Oltre agli amici più stretti, fra i commensali si potevano incontrare registi, giornalisti, attori. Fu, appunto, durante una di queste cene che incontrai con grande piacere il poeta Vittorio Vettori e Livia Pomodoro, amici di Pino. Ma il “personaggio centrale” di queste occasioni conviviali era certamente Mimmino, il gatto di casa Giacopelli, amato quasi come un figlio, le cui dimensioni considerevoli incutevano in tutti noi un certo rispetto.
Ed è così, con un sorriso, che mi piace ricordare Pino. Perché questo sorriso è l’evidente segno di quanto di buono questo mio amico è riuscito a regalare a tutti e a ognuno di noi. Solo chi lascia qualcosa di veramente profondo, infatti, solo chi lascia – assieme all’innegabile vuoto – un grande calore nei nostri cuori, può essere ricordato con la leggerezza di un sorriso. E Pino, sicuramente, questo onore se l’è ampiamente guadagnato.

Grazie, Pino.

Nessun commento:

Posta un commento