di Giovanna Sciacchitano
Presentare
Serena Lao è un grande onore, ma anche una grande responsabilità, perché Serena
Lao è un’artista poliedrica dai molteplici interessi, interessi che le hanno
permesso di affermarsi nel panorama culturale nazionale e in particolare in
quello siciliano in modo eccellente. La ritroviamo infatti protagonista in
campo teatrale, musicale e letterario sia come autrice, sia come interprete,
nello specifico come cantautrice e raccontatrice di storie. La prima fase della
sua vita, l’infanzia, è stata fondamentale per il suo futuro artistico.
Sappiamo tutti che l’infanzia è un periodo molto importante per l’uomo, perché
è proprio durante l’infanzia (da quando si nasce fino ai dieci anni) che si
sviluppano le capacità affettive, dunque è un periodo di forti emozioni, per
questo il vissuto dell’infanzia rimane fortemente impresso nella mente e
nell’anima. Detto questo comprendiamo come per Serena Lao sia stato
determinante avere vissuto i suoi primi anni tra i vicoli di Ballarò. Ballarò è il più antico tra i mercati della
città, il mercato è vita, è il luogo dei colori, dei suoni, delle abbanniate, dei sapori e questo mondo
così esuberante ha affascinato e catturato l’immaginario creativo di Serena, al
punto di portarselo sempre nel cuore e farlo rivivere attraverso le sue opere,
le sue performances teatrali, i suoi concerti, le sue cantate. Con questa
passione forte Serena Lao si è esibita e si esibisce ovunque sia stata o viene
chiamata a testimoniare e a rappresentare aspetti della cultura popolare
siciliana, ponendo una particolare attenzione all’etno-musica, ricavando da
essa contaminazioni soprattutto dalle influenze afro-americane, che con abilità
e professionalità ha inserito nel contesto della nostra tradizione folk. Uno studio sulle tradizioni popolari
siciliane che la nostra artista traduce in rappresentazione attraverso le
parole e la musica per darne concreta fruizione, perché è alla cultura che
bisogna affidare la trasmissione di un’eredità che ci appartiene.
Serena
Lao porta in giro per il mondo l’anima dei siciliani e lo fa con semplicità,
bellezza, spontaneità e serietà. Aiutata dal timbro di una voce possente che si
impone (voce da contralto), negli anni giovanili ha studiato tecnica vocale e pianoforte.
Contemporaneamente ha iniziato a scrive testi e a comporre musiche, ricordiamo
che Serena Lao è iscritta alla SIAE in due sezioni: alla sezione Musica come
autrice di testi e musiche di canzoni, e
alla sezione D.O.R come autrice di opere di teatro musicale. Ha infatti
lavorato anche in teatro a fianco di attori famosi. Vicino a Rosa Balistreri, al
grande Ignazio Buttitta e a Ciccio Busacca, che ha raccolto l’eredità dei
cantastorie siciliani diventando cantore di fatti di cronaca, Serena Lao
sviluppa la capacità di unire la sua innata sensibilità musicale ad un certo
realismo sociale che le permette di fare della sua attività artistica anche uno
strumento di denuncia civile nei confronti della gente che soffre (ricordiamo “La straggi di lu pani”, una ballata
dedicata ai 24 martiri della rivolta del pane del 19 ottobre 1944 davanti
Palazzo Comitini a Palermo).
Serena
Lao però non si ferma a cantare la
Sicilia che si deve riscattare, ma recupera dalla sua anima
ogni possibilità creativa. È così che tristezza, nostalgia, realismo e fantasia
spesso si mescolano insieme per raccontarci o pi cuntarinni i suoi umori, le sue angosce, i suoi ricordi, le sue
gioie e poiché la forza della dimensione comunicativa dipende soprattutto dal
modo in cui la comunicazione viene fatta, possiamo renderci conto del grande
valore aggiunto che possiede la nostra artista quando usa il canto, suo preciso
tratto identitario. IL canto di Serena
Lao procede assieme al dipanarsi dei sentimenti e delle emozioni che l’artista
vuole comunicare, un perfetto esempio di quanto detto lo troviamo in “Io cantu”, che è il canto d’inizio
della raccolta “Cantu la libbertà ca m’apparteni”, edito da ISSPE, Istituto
Siciliano Studi Politici ed Economici.
Una
vera e propria dichiarazione di poetica dove l’artista fa conoscere l’intento
della sua arte e nel silenzio smanioso della notte, mentre le stelle e la luna
brillano nel cielo Serena canta …
“…di
l’amuri l’umanu turmentu
di la vita li gioie e dulura
e di l’omu l’eterna vintura…”
“Io
cantu” fa parte del CD “Ora sugnu cuntenti”, tra le due pubblicazioni CD e
libro c’è un anno di tempo, questo ha inevitabilmente portato a una differenza
tra il parlato e lo scritto, proprio perché Serena Lao nella continua ricerca
del modulo espressivo ha dovuto usare un certo rigore nella scrittura del
siciliano che invece il parlato non impone. Per questo termini come “libbirtà”
del CD, diventa “libbertà” nel libro e dunque le differenze sono giustificate da questo
motivo.
La
pubblicazione “Cantu la libbertà ca m’apparteni” non è solo una raccolta
ordinata di canti, ballate, brani scelti dalle operine e poesie, in queste
sezioni è stato infatti suddiviso il libro, ma è soprattutto espressione
dell’essenza più profonda di Serena Lao: il suo sentirsi ed essere libera,
libera della scelta, la scelta di decidere da che parte stare e questo può
accadere grazie alla libertà di pensiero della nostra artista, non lasciarsi
condizionare da niente e nessuno è il solo modo per fare della realtà la
lettura che Serena Lao fa e che ci trasmette. Libertà di pensiero che lei esprime nel
raccontarci il suo amore per Palermo e per la Sicilia e come scrive
Umberto Balistreri nella prefazione al libro, “L’amore di Serena, a volte
amaro, risuona come canto, nenia, ma anche come monito a essere più umani, più
liberi…anche nella realistica e civile considerazione dello stato miserevole in
cui si è ridotto il nostro paese”.
Le
composizioni di Serena Lao sono quasi sempre scritte in strofe di 4 versi.
Nelle quartine che a volte compongono le ottave la struttura metrica si
definisce con la rima baciata secondo lo schema aa/bb. Questo crea nella
narrazione una scansione ritmica che si ripete creando musicalità e
orecchiabilità…espediente necessario alla tradizione orale dei cunti, tradizione a cui Serena si rifà
per canti e ballate. Infatti per quanto rivisitati
nelle
musiche con nuove sonorità e arrangiamenti che vanno dall’etnico al jazz, la
nostra cantautrice alterna recitazione, melodia e intermezzo musicale. Questo è
particolarmente evidente nelle sei operine musicali che hanno ottenuto ottimi
consensi sia di critica che di pubblico.
Veri musicals minimalisti dove l’innovazione
guarda al presente ma nell’assoluto scrupoloso rispetto del passato, nelle operine
si trovano naturalmente più tecniche espressive insieme; canto, recitativo e
musica.
Esempi
ne abbiamo, tra altri, nella piece musico teatrale “Io… Rosalia”, nel racconto musico-teatrale “Luntanu”, ribattezzato a furor di popolo
“ Ballarò”, nell’operina “Francesco una follia d’amore”
completamente arrangiata in musica jazz. Con “Io… Rosalia” sottotitolo “Supra
na stidda cugghivu na rosa”, con chiaro riferimento a Santa Rosalia. Serena Lao
è stata protagonista del 390° Festino
palermitano, quello che porta la regia di Monica Maimone e ricordiamo che ha
recitato attraverso i suoi testi “u cuntu” della vita della Santa su una delle
terrazze della Cattedrale. In particolare il brano “Ballata di Palermo” tratto
proprio dall’opera “Io …Rosalia” e musicato secondo un felice arrangiamento
rinascimentale è la celebrazione di
Palermo e dei suoi luoghi. Serena Lao, attraverso le lodi della Santa alla
città, in realtà non fa altro che declamare il suo immutato e viscerale amore
per Palermo. Questo forte sentimento di Serena Lao per la sua città è come una
raggiera, un’energia che parte e si diffonde da un unico centro …questo centro
è il mercato di Ballarò, e l’amore per la sua Ballarò si irradia piano piano e
poi in maniera impetuosa dal mercato alla città. Il brano “Lu Capannuni”, tratto appunto dall’opera musicale Ballarò, è
testimonianza di quanto detto. Nei ricordi dell’autrice il mercato con i suoi suoni,
le sue vibrazioni e u so capannuni,
dove si vendono le merci, diventa centro catalizzatore di ricordi, sia per una
memoria personale, sia per una memoria storico-sociale.
“…nto
menzu i Baddarò lu me riuni
c’era cunzatu un granni capannuni…
……………………………………
Ora tuttu è canciatu u capannuni nun c’è
cchiù
si l’agghiuttiu lu tempu comu puru a gioventù”
Serena
Lao nasce come cantautrice e questo rimane il suo principale tratto
identitario, ma già prima ho detto che la nostra artista ha il pregio della
versatilità e la sua intelligenza emotiva, cioè quel tipo di intelligenza volta
alla conoscenza e alla valorizzazione delle emozioni, come ci insegna lo
psicologo Daniel Goleman, non può non avere determinato in Serena anche la
capacità di scrivere poesie. É una cosa che Serena ha sempre fatto ma, per quel
pudore che accompagna spesso l’atto creativo, ce ne dà completa fruizione solo
ora con il volume “Cantu la libbertà ca m’apparteni”. Quella delle liriche è la
produzione più intimistica della Lao.
Essa
si consegna generosa al lettore e ci lascia conoscere la parte di sé più profonda
attraverso quel dialetto la cui forza ed espressione semantica evocano, più di
ogni altra lingua, sentimenti e affanni dell’autrice.
Il
siciliano che usa l’autrice è un dialetto immediato senza orpelli. L’artista
infatti pone particolare attenzione alle parole che devono accompagnare la
creatività e che devono esprimere gli stati d’animo di particolari vissuti.
Nella
raccolta sono presenti ben 15 liriche, che spesso hanno una superficie metrica
diversa da quella dei canti e delle ballate. Le poesie sono scritte secondo la
struttura del verso libero e anche la rima adesso è meno impegnata, la troviamo
solo là dove l’autrice ritiene opportuno costruire un certo ritmo attraverso un
legame fonetico. Magistrale esempio lo troviamo nella bellissima ed emozionante
poesia “Luna lunedda”, con la quale
Serena Lao ha vinto il 1° premio assoluto per la sezione “poesie in lingua
siciliana” alla XIIIª edizione del concorso letterario “Loredana Torretta
Palminteri” nel 2014 (Baucina). Una lirica dove l’autrice affida l’umanità intera
alla luna ed attribuisce ad essa la capacità di provare quella pietas che
romani e greci ponevano tra i valori fondamentali della vita e che accoglieva
in sé l’amore e il rispetto nei confronti di chi ci sta accanto, una luna
umanizzata dunque e piena di compassione, sentimento che permette di agire la
solidarietà nei confronti di chi soffre..
“…Luna
lunedda facci di luna
a tia ti la cantu sta bedda canzuna
tu ca fai lustru nta la notti scura
duna cunfortu a cu havi sventura…”
Un
altro tema che ricorre spesso nelle composizioni di Serena Lao è quello della
“ninna nanna”, una poesia che si intitola “Comu
na vota” ce ne dà il senso. È il ricordo del nonno che morto da tempo si
materializza attraverso il pensiero vivido e amorevole dell’autrice.
…”Aspetta
anticchia, pigghiami nta li to’ vrazza, annacami
e fammi addurmisciri comu na vota…”
In
questa lirica c’è l’infanzia che emerge e il bisogno di attingere, come a una
fonte d’acqua fresca che ristora, al ricordo delle carezze, di mmizzigghi, delle annacate, per procedere
nelle difficoltà della vita. Ogni essere umano ha questa esigenza ma in Serena
Lao c’è forte la consapevolezza della nostalgia del passato, del dolore del non
ritorno, tema che viene ampiamente trattato nelle liriche che parlano del tempo
che passa, in particolare nelle poesie “Lu
passatu nun mori mai” e “A fotografia” Le poesie citate sono una
conferma della complessità della vita dell’uomo. Spesso le aspettative sono
deluse dagli accadimenti e dagli uomini stessi. Il rimedio a questo grande
dolore, ci insegna Serena è proprio andare incontro al nostro destino,
assecondandolo con coraggio nel bene e nel male e trasformando il negativo in positivo scrive
Serena Lao “a vita è puru jocu si la sa’
pigghiari”
Questo
non sempre però ci è concesso, lo vediamo nella poesia “Lu papaveru ‘nnamuratu”, 1° premio assoluto per la sezione “poesie
d’amore” alla XIIª edizione Concorso letterario
Giacomo Giardina, dove un bel
papavero si lascia morire per una delusione d’amore, l’ultimo verso recita:
…
“io moru pi n’amuri ca durò sulu un’ura!” …riflettiamoci sopra!
Bene,
quello che abbiamo sentito e conosciuto stasera di Serena Lao è soltanto una
minima parte della sua vastissima attività artistica. Abbiamo aperto con “Io
cantu”, sua dichiarazione di poetica e chiudiamo con alcuni versi dell’ultima
poesia presente nella raccolta “Nta lu silenziu…i me’ pinzeri”, un ponte tra il
messaggio iniziale inviato dall’autrice
e
la percezione di chi lo riceve, lasciando in ultima analisi a chi ascolta la
scelta di riconoscere nella poesia di Serena Lao il grande valore
dell’universalità.
“…Chistu è un viaggi nni la fantasia
si vuliti chiamatilu puru …puisia!”
E
il valore dell’universalità della poesia della Lao viene subito riconosciuto
dal poeta e saggista Tommaso Romano che nella poesia a lei dedicata per la
pubblicazione del Cd “Ora sugnu cuntenti” e inserita nella copertina interna
scrive:
“…Fedele
al tuo canto,
alla parola creativa
in possente volontà…
autentico è il tuo procedere
nell’esistente poesia.”
Concludiamo
con un plauso meritato alla nostra autrice che nel suo ricco e notevole
percorso artistico ha ricevuto numerosi riconoscimenti.
Nei concorsi letterari si è classificata al
primo posto più volte con (“Ora sugnu contenti”, “Lu papaveru ‘nnamuratu” e “Luna
lunedda”).
Le
sono stati conferiti : il premio “Universo Donna”, il premio speciale alla Carriera
all’interno del premio letterario “Madonie sotto le stelle”, il premio “Socialità
e Cultura” per il suo percorso artistico e culturale, nell’ambito della musica
siciliana, il premio della Cultura “AsprAzzurra”
2014,
con la motivazione voce del 390° Festino di Santa Rosalia a Palermo, il Titolo
di Accademico, honoris causa, conferitole dall’Accademia Vesuviana
e ancora
tanti tanti altri.
Ringraziamo Serena Lao per l’importante
contributo culturale che rende alla Sicilia e che ci fa sentire orgogliosi di
essere siciliani.
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