di Plinio Corrêa de Oliveira
Per il mio gusto personale, attribuisco la supremazia a due fiori. Il primo è evidentemente la rosa. Una rosa perfetta e completa manifesta una gloria, una bellezza, una meraviglia, un ordine senza pari.
Dopo le rose – è un'opinione ancora più personale – prescelgo le orchidee. È un tipo di fiore che prospera meravigliosamente in Brasile, ma, da quello che ho sentito dire, fiorisce più bello ancora in Colombia. Corrisponde a un genere di bellezza profondamente differente dalla rosa.
La rosa porta con sé lo splendore dell’ordine. I suoi petali posti in ordine obbediscono ad un raziocinio. In essa non c’è nulla di previsto, non è pianificata, ma si direbbe che un poeta l’abbia pianificata. Dio Nostro Signore l’ha pianificata, l’ha destinata. In essa tutto è ordinato, stabilito, sistemato. Esala il profumo che è conforme alla sua forma di bellezza – cioè dell'ordine previsto, razionale ed esplicito. Essa è’ una superba esplicitazione del concetto di bellezza.
Non si può dire la stessa cosa dell’orchidea. L’orchidea è rara e singolare; è un fiore che ci riserva delle sorprese: i suoi petali si muovono quasi come in un balletto vegetale, assumendo direzioni inimmaginabili, che si compongono attorno alla parte centrale e variano da fiore a fiore. La parte centrale dell’orchidea è sempre di una bellezza magnifica e sorprendente.
Ad esempio, bianca nel bordo e poi di un rosso e di un viola profondo che giunge sino a una misteriosa parte interna, in cui si ha l’impressione che vi sia un rossissimo sublime che non si mostra, dovuto a una specie di pudore. È proprio delle cose davvero molto superiori il non esibirsi, mentre le cose ciarlone si esibiscono.
Vi sono forme di orchidee incomparabili, ma tutte con la bellezza del fantasioso, dell’inaspettato, di un'alta distinzione, che sembra dire a chi le vede: “Confessa che non mi avresti immaginato e che sono molto superiore a tutto ciò che pensavi”. C’è qualcosa di “non toccarmi” nell’orchidea, che la fa appartenere a un’altra categoria di bellezza.
Non è il fascino del disordine, ma di quelle forme superiori di ordine, che la ragione non costruisce e che solo la fantasia sa comporre. Tutto questo va molto d'accordo con lo spirito delle nazioni latino-americane e, a mio avviso, soprattutto nella forma mentis di due nazioni psicologicamente molto simili: il Brasile e la Colombia.
A volte, quando ascolto i racconti delle “colombiadas”, mi vengono in mente le “brasileiriadas”: il capriccio, l’imprevisto, l’entusiasmo; ma, a volte, anche il risentimento, la vendetta e, secondo l’occasione, la violenza; il tutto, però, seguito subito da un'affettuosa riconciliazione. Tutto questo via vai temperamentale, lo vedo in comune tra il brasiliano e il colombiano. Ed ecco l’orchidea che sta a contrassegnare così le peculiarità di spirito dei popoli che la Provvidenza suscitò.
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