di Domenico Bonvegna
Da qualche anno si ripete il
solito stupido e ridicolo disegno di cancellare le nostre tradizioni natalizie,
in particolare quello più caratteristico: il presepe. Non mancano
presidi o insegnanti che con una grande dose provocatoria, impediscono ai
propri studenti anche a quelli non cattolici, di poter conoscere quel messaggio
universale di pace che è il Santo Natale. Per la verità a cancellare totalmente
il Natale ci aveva pensato Erode, con il suo metodo radicale, ora ci provano in
tanti modi i fautori del “multiculturalismo”, della “libertà”, della
“democrazia”, alla fine la scusa è quella
di non “offendere” lo “zero-virgola” di alunni islamici presenti nelle
scuole. E per un dirigente scolastico, un insegnante o un sindaco che escono
alla scoperto, quanti sono quelli che agiscono in sordina? Tuttavia, il
problema, in verità non viene creato da chi ha altre fedi religiose, ma da quei
laicisti che non ne hanno affatto e usano come alibi il rispetto dei non-cristiani
e la paura degli attentati terroristici.
Anche se c'è qualche
inaspettato buon segnale da parte di “laici” come Massimo Gramellini che dalla
prima pagina di Repubblica difende con decisione il canto “Tu scendi dalle
stelle”; o con Vittorio Sgarbi che in una trasmissione proclama l’umanità
nuova nata da quel Bambino e augura “Buon Natale a tutti voi che non siete
nati il giorno in cui è nato Gesù Cristo, ma dovete a Gesù Cristo la vostra
libertà, la bellezza, l’indipendenza della donna, tutto…”
In pratica cancellando le
nostre tradizioni natalizie stiamo censurando il nostro modo di essere e di
vivere, pensando di educare i nostri ragazzi alla tolleranza.
Di questo passo arriveremo ad abolire Dante, Manzoni, i dipinti dei grandi
artisti, i musei, le chiese ricche di statue e di affreschi, città intere che
in ogni edificio, non solo religioso ma anche pubblico, parlano di fede.
Finiremo per censurarli tutti, ma così certamente non saremo più colti, più
intelligenti, né più accoglienti, soltanto più aridi e infelici.
Stiamo esagerando? Ma non ci
sono stati presidi e insegnanti che hanno proibito ai ragazzi di visitare
mostre come quella di Chagall, quello del famoso crocifisso bianco. Magari sarà
meglio vedere la mostra di Firenze dove il crocifisso è in un barattolo di
urina.
Quali sono i motivi per cui
occorre spogliarsi delle nostre tradizioni, dei nostri segni? Forse per
favorire il “dialogo” (parola-talismano dell'Occidente liquido) con i lontani,
in questo caso, gli islamici? Non credo che riusciamo a dialogare meglio
rendendoci nudi, attaccandoci a “niente”, soprattutto di fronte al credente in
Maometto, erede consapevole di una grande religione come l'islam. Anzi è
probabile che ci disprezzerà perchè ci siamo spogliati della nostra fede, della
nostra cultura. E' una pia illusione credere che gli islamici si possano
convertire alla nostra cultura occidentale, impregnata di relativismo
religioso, libertà sessuale, edonismo, aborto, disordine familiare,
omosessualismo, ideologia del gender e tanto altro. O forse pensiamo di
corrompere o di integrare i musulmani, con il sex-shopping olandese, o il
“nulla” dei Paesi del Nord Europa, ex protestanti, che ormai si sono adagiati
su un paganesimo vissuto.
Non sarà forse che il
problema siamo noi e non i diversi? E' proprio così “Siamo noi che non
sappiamo rendere ragione del bimbo nella mangiatoria”, scriveva l'informatore
parrocchiale di Santa Maria delle Grazie al Naviglio in Milano.
Probabilmente siamo un popolo
che non ha più nulla da raccontare che non ha qualcosa di caro da difendere.
Peraltro solo un popolo sa essere accogliente, altrimenti si diventa solo tolleranti.
Essere tolleranti non è positivo, si tollera qualcosa che si sopporta a fatica,
qualcosa che potrebbe essere spiacevole, dannosa, mal sopportata. Infatti,“si
tollera chi ci sta vicino, sino a quando non ci dà troppo fastidio. Invece, il
cristianesimo ci educa ad accogliere”. Naturalmente, però, chi accoglie
l'altro deve amare le sue differenze, per quello che è, ma nello stesso tempo
non si deve vergognare di se stesso. Dunque no alla tolleranza,
si al rispetto degli altri.
E' vero, il problema siamo
noi, e non solo i cristiani, semplici fedeli, ma anche qualche prelato come il
vescovo di Padova, monsignor Cipolla, che intervenendo sul caso del preside di
Rozzano, volendo forse andare controcorrente, l'ha sparata grossa, invitandoci
a fare “un passo indietro” sulle nostre tradizioni natalizie (leggi presepio),
per mantenere la pace, l'amicizia e la fraternità con i
lontani.
A questo proposito sono
interessanti le domande con piglio polemico poste sul quotidiano online
LaNuovaBQ.it da un lettore al vescovo della città di sant'Antonio. Fino a che
punto dovremo fare dei passi indietro sulle nostre tradizioni religiose? Si è
chiesto questo lettore. “Faccio
qualche esempio: dovremmo fare passi indietro rispetto alla processione del
Corpus Domini oppure alle processioni dell’Assunta oppure alle preghiere
mariane oppure alle visite alla basilica di Sant’Antonio nella sua città?”
(Peppino Zola, “Presepi, islam e Vangelo: dieci domande a monsignore”,
7.12.15 LaNuovaBQ.it) Ma
poi questi passi indietro, non potrebbero essere un'offesa nei confronti
di tantissimi martiri cristiani, non solo del passato, ma
soprattutto di oggi, che continuano ad essere“trucidati perseguitati proprio
perché hanno avuto il coraggio di non fare passi indietro?”. “Siamo proprio
sicuri che questa spasmodica ricerca di tranquillità serva alla causa della
pace?” Domanda ancora il lettore del giornale diretto da
Riccardo Cascioli. “Non è che, forse, questo atteggiamento imbelle non
incoraggi i terroristi islamici ad essere sempre più aggressivi? Esempio
clamoroso è proprio quello della Francia e di Parigi. Nessun Paese e nessuna
città hanno fatto passi indietro come loro, eppure sono stati attaccati in modo
così barbaro”.
Continuando le domande, il
lettore chiede al vescovo come bisogna leggere alcuni significativi passi del
Vangelo, incominciando con quello di Matteo:“non crediate che io sia venuto
a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada.. Chi
ama il padre a la madre più di me non è degno di me”? Altro passo:
“Guardatevi dagli uomini perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi
flagelleranno nelle loro sinagoghe e sarete condotti davanti ai governatori e
ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro ed ai pagani”; Oppure,“sarete
odiati da tutti a causa del mio nome, ma chi persevererà fino alla fine sarà
salvato»; “chi mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò
davanti al Padre mio che è nei cieli...”.
E che dire di Infine, di quel
“birichino di San Paolo, che ci invita ad annunciare Cristo in modo
«opportuno», ma se occorre anche in modo «inopportuno?” In conclusione il
lettore chiede al Monsignore, se può chiarire quanto ha detto ad Avvenire e
cioè: “tutte le manifestazioni di devozione sono misurate dal Vangelo, che
annuncia il mistero di Dio che si è fatto povero e piccolo. E silenzioso”?
Le faccio la domanda, perché non mi pare che Gesù sia stato tanto silenzioso
(se lo fosse stato non lo avrebbero ucciso) e poi ha detto così ai suoi
apostoli: «quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che
ascoltate all’orecchio predicatelo sui tetti». Monsignore, cosa pensa del fatto che i
cristiani non possono manifestare pubblicamente la propria fede in quasi tutti
i Paesi islamici? Lì cosa possiamo fare per creare un clima di pace e
tranquillità? Dobbiamo solo tacere, contro il comando del Vangelo? Spero di
avere almeno qualche risposta. Ho tanto bisogno di capire.
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