di Vittorio Riera
Raramente
mi è capitato di andare a inaugurazioni di tipo sia culturale sia commerciale,
alle une perché, confesso questo mio limite, mi sentirei un pesce fuor d’acqua
dal momento che in genere partecipano persone di quel bel mondo cui chi scrive
non appartiene, alle altre, perché tutto in genere si risolve in uno scambio di saluti e di auguri con i
proprietari del punto vendita, con un brindisi o con la consumazione di qualche
dolcino.
Domenica sera però, nel quartiere Uditore, ho assistito a qualcosa di
inusitato, direi quasi di incredibile. Ero stato invitato ad assistere alla
inaugurazione di uno dei tanti punti gastronomici che da tempo pullulano nella
nostra città e che si aprono a rotazione direi quasi continua. Sono andato
malvolentieri convinto che anche stavolta tutto si sarebbe risolto nella solita
‘manciata’ di qualche fetta di pizza o di ‘sfincione’ magari sapientemente
condita per l’occasione all’interno del punto vendita messo su alla buona. E
invece no. Son dovuto ricredermi. Intanto la folla: un centinaio di persone di
tutte le età sostava in maniera composta sul marciapiedi o occupava una buona
metà della carreggiata, folla che si apriva per lasciare passare persone che
portavano piante o semplicemente un mazzo di fiori; e poi il negozio che sapeva
di esaltazione dell’igiene e nel contempo di una raffinata eleganza e di una
adeguata illuminazione.
Tra il centro gastronomico e il marciapiede un ampio
spazio con dei tavoli dove, si supponeva, sarebbero stati messi i ‘pezzi’ di
rosticceria o le ‘ali’ di pollo o che so altro da consumare. Non era vero
niente, perché, ad un tratto, la folla è stata come tagliata da quattro o
cinque – non ricordiamo bene – belle
alte e slanciate figure tutte vestite di bianco e con sulla testa un alto
cilindro pieghettato pur esso bianco. Si è udito da più parte sussurrare: Ecco,
sono arrivati i camerieri. Altro che
camerieri. Maestri pasticceri erano, veri e proprio giganti – anche nella
persona – della pasticceria e della ghiottoneria palermitana per non dire
sicula o addirittura internazionale.
Ed è stato un piacere vederli subito
all’opera questi giganti del gusto nel confezionare en plein air, per così dire, una torta del diametro di circa mezzo
metro. Sembrava di assistere a una sinfonia muta, perfetta, tanto e tale era il
sincronismo col quale operavano. Sembrava che si fossero allenati prima, che si
fossero assegnati ruoli: chi si occupava di preparare gli strati di torta, chi
di spalmarvi la crema, chi di far cadere in essa coriandoli di cioccolato, chi
di lisciare il bordo della torta, chi infine … ma qui interrompiamoci per un attimo
perché siamo giuntial tocco finale della decorazione. Ecco farsi avanti alcuni
chef, armatio soltanto delle mani guantate, o di sacco decoratore. È il momento
di dare sfogo alla creatività, all’inventiva supportata da una cultura
facilmente individuabile. Ci sembra, infatti di potere individuare sulla parte
superiore della torta certo barocchismo per via dell’abbondanza della frutta
candita sapientemente disposta a formare gradevoli e armoniose volute con le
ciliegine torno torno tutte disposte a eguale distanza l’una dalle altre. A
questa atmosfera facevano da contrasto i pacati disegni sui bordi che richiamavano
lo stile floreale del miglior Liberty palermitano.
Che
dire ancora? C’è da sperare che queste manifestazioni d’arte – che non è soltantoarte
pasticciera – si possanoripetere ad ogni anniversario del nuovo punto vendita
cui non si può non augurare un felice esito dell’investimento, perché
approfittare anche dell’occasione della inaugurazione di un centro gastronomico
per investire in sapere, in cultura, è sapere investire. E chi sa che da quei
bambini e ragazzi che assistevano rapiti alla precisione, alla sincronia con
cui gli chef lavoravano non nasca qualche maestro pasticciere destinato a
superarli.
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