di Lino Di Stefano
I due personaggi – entrambi di prima grandezza – non hanno bisogno di
presentazioni essendo stati, rispettivamente, un celebre ed apprezzato medico
ed un noto politico e una non meno famosa Dr.ssa in medicina - la prima in
Italia - neuropsichiatra infantile, pedagogista ed educatrice. Guido Baccelli
(1830-1916) è stato, e rimane, un’autorità non solo nel suo campo specifico, la
medicina e la chirurgia, ma anche nella ‘politikè téchne’ (la scienza politica)
perché più volte deputato, dal 1974, e più volte Ministro della Pubblica
Istruzione (1881-1884/ 1893-1896/ 1898-1900), nonché titolare del Dicastero
dell’Agricoltura, Industria e Commercio (1901-1903).
Cattedratico di Medicina legale e Direttore della Clinica Medica
dell’Università di Roma, Guido Baccelli ha legato il suo nome a studi sulla
infezione della malaria e sui sintomi dei versamenti toracici. Tra le numerose
opere, ricordiamo solo le rilevanti ‘La patologia del cuore e dell’aorta’ (3
voll., 1864-1867) e le ‘Lezioni cliniche sulla malaria’ (1869). Allo scienziato
italiano si devono, ancora, la costruzione del Policlinico della Capitale, i
restauri del Pantheon e gli studi sul prosciugamento delle paludi pontine.
Anche la festa degli alberi, porta il suo nome.
Maria Montessori (1870-1952), è stata parimenti, e resta, un’autorità
nella sua sfera d’indagine e vale a dire una neuropsichiatra infantile ed
un’esperta di problemi educativi; in questa sede, accenniamo al suo metodo da
lei ideato ed applicato nella Scuola ortofrenica di Roma (1899-1900), città in
cui ha fondato, altresì, qualche anno dopo, la ‘Casa del bambini’ (1906)
riservata ai figli delle famiglie operaie del quartiere San Lorenzo di Roma.
La grande novità del metodo consisteva, com’è noto, nell’applicare i
procedimenti didattici riservati ai fanciulli subnormali; tecniche funzionanti
anche se utilizzate con i ragazzi normali. Il sistema escogitato dalla studiosa
ebbe successo in tutto il mondo tant’è vero che furono aperte scuole
montessoriane in India, nazione in cui risiedette per diversi anni, negli Stati
Uniti, in Svezia, in Cina e in numerosi paesi europei ed extra-europei.
Molte le sue opere, tradotte in tante lingue, delle quali ricordiamo
solo alcuni titoli: ‘Il metodo della pedagogia scientifica’ (1909), ‘Manuale di
pedagogia scientifica’ (1930), ‘Il segreto dell’infanzia’ (1950), ‘La mente del
bambino’ (1952). Nata a Chiaravalle (Ancona) da una famiglia agiata, in seguito
trasferitasi a Roma, la futura pedagogista fu iscritta dai genitori ad una
scuola tecnica quando già ribollivano in lei i primi sintomi diretti a grandi azioni.
Immediatamente, infatti, essa avvertì i
prodromi che l’avrebbero portata ad abbracciare la scienza, intesa,
quest’ultima, sia ‘stricto sensu’ – in quanto intendeva iscriversi alla facoltà
di Ingegneria – sia ‘lato sensu’ perché aspirava ad immatricolarsi alla facoltà
di Medicina e Chirurgia per dedicarsi ‘toto corde’ alla missione per alleviare
le sofferenze dell’umanità. In quel momento storico, però – siamo verso la fine
dell’Ottocento – alle donne era precluso l’accesso ad alcune facoltà
universitarie, ivi compresa quella menzionata.
La futura studiosa – assurta, poi, a fama mondiale – non si perse
d’animo e visto che risiedeva, ormai, nella Capitale d’Italia, chiese ed ottenne,
ad onta di tante resistenze, di essere ricevuta alla Minerva dal Ministro della
Pubblica Istruzione che, in quel momento, era, restandovi, con alcune
interruzioni, per ben otto anni, l’illustre scienziato ed uomo politico romano
Guido Baccelli le cui riserve furono non poche dato che la legge vietava l’iscrizione
delle donne sia a Medicina, sia ad altre facoltà. La Montessori vinse la sua
battaglia e risultò la prima donna medico d’Italia. Come afferma, al riguardo,
il giornalista Giancarlo Perna, “forse l’appoggio della massoneria, di cui il
babbo era adepto, l’aiutò ad ottenere l’iscrizione. Fu l’unica gonnella
dell’intera facoltà romana. Il padre doveva accompagnarla all’università,
perché le donne non potevano andarci da sole”.
Continua il periodista: “Si laureò brillantemente. I giornali si
buttarono sull’evento eccezionale di una ‘medichessa chirurga’. L’’Illustrazione
popolare’ le dedicò la foto di copertina in cui la bella ventiseienne appare in posa elegante” (Il Giornale, 10
dicembre 2005). Subito dopo, la neolaureata si interessò dei bambini ritardati
tant’è vero che il metodo soddisfece talmente il Ministro Baccelli che questi le
affidò, senza indugio, la guida dell’Istituto ortofrenico di Roma.
Non bisogna dimenticare che la Montessori esercitò il suo magistero
scientifico in pieno Positivismo allorquando, cioè, sull’esempio di Cesare Lombroso,
l’attenzione dei medici era rivolta alle devianze mentali, segnatamente, dei
fanciulli ritardati; il merito della studiosa consisté, appunto, nello spostare
l’interesse dai ragazzi in difficoltà a quelli normali. In questa maniera, la
pedagogista lasciava al fanciullo libertà di espressione delle proprie
attitudini; l’insegnante, dal suo canto, faceva da guida mentre il bambino
scopriva da sé il mondo circostante attraverso i sensi.
La marchigiana fu anche fautrice dei diritti delle donne – una contestatrice
e femminista, ‘ante litteram’, insomma – tant’è vero che, nel 1896, fu
rappresentante, a Berlino, della deputazione italiana al Congresso mondiale sui
diritti della donna presentando, altresì, una mozione per la parità dei salari;
qualche anno dopo, fondò pure un’ ’Associazione della donna’ diretta
all’emancipazione femminile. Maria Montessori fu, per un certo periodo, anche
docente universitaria, precisamente di igiene nonché di altre discipline
psicologiche.
Siamo, esattamente, nell’anno 1900 e Luigi Pirandello, docente di
Letteratura Italiana alla Facoltà di Magistero femminile dell’Università di
Roma, in una lettera, dello stesso anno, ad un amico, ci rivela il seguente
episodio; lagnandosi, egli, infatti, con quest’ultimo, per il trattamento
economico riservato ai professori di tale Facoltà e, naturalmente, di altre, se
ne esce con la seguente osservazione.
“Le basti, infatti, sapere, che la signorina Montessori, ultima venuta,
per l’insegnamento di igiene (quattro ore soltanto la settimana) ha L. 1.500:
trecento più di me”; lo scrittore, titolare di cattedra, ha sicuramente
ragione. La sua confessione è, ovviamente, giustificata perché, in questo
periodo ed anche dopo, gli insegnanti universitari sono, effettivamente, mal
remunerati quantunque lo sfogo dello scrittore esprima solo un disagio inerente
ad una professione meritevole di maggiore attenzione.
Tre luminari, nel proprio campo d’indagine, com’è facile notare: Guido
Baccelli, Maria Montessori e Luigi Pirandello, Premio Nobel, quest’ultimo, nel
1934, per la letteratura; Premio al quale fu candidata pure la pedagogista,
esattamente per la pace. Ma, la studiosa marchigiana oltre che docente di
igiene, all’inizio della carriera scientifica, fu parimenti assistente del
Direttore della clinica psichiatrica dell’Ateneo romano avendo come collega, in
particolare, Sante De Sanctis, anch’egli un’autorità nella sua disciplina e
apprezzato da Sigmund Freud che lo cita nella fondamentale opera ’L‘Interpretazione
dei sogni’ (1900).
Forse – rigo settimo – invece che 1974 è da leggere 1874. Quanto all’accenno alla pace, è opportuno ricordare che l’Educatrice ha scritto tre anni prima di morire, nel 1949, un testo dal significativo titolo “Educazione e pace”. Da ricordare anche la conferenza sulla pace tenuta a Ginevra negli anni Trenta, discorso che ebbe una risonanza internazionale e fu causa, probabilmente, del deteriorarsi dei rapporti con il Fascismo. Ricordiamo infine che sulla sua tomba è scritto: “ Io prego i cari bambini, che possono tutto, di unirsi a me per la costruzione della pace negli uomini e nel mondo”. Dispiace che sulla targa apposta nel 1965 sulla facciata della casa natale a Chiaravalle non vi sia nessun accenno alle sue battaglie per costruire la pace giorno dopo giorno in ogni angolo del mondo. Vittorio Riera
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