di Giuseppe Rusconi
Crescono le iniziative di
ambienti cattolici ‘conservatori’ in vista del secondo Sinodo di ottobre sulla
famiglia: ieri a Roma presentato un manuale ‘da combattimento’ con cento
domande e risposte su Chiesa e famiglia, autori tre vescovi. Nel contempo si è
fatto il punto anche sulla ‘Supplica filiale’ rivolta a papa Francesco e già
sottoscritta da oltre 230mila persone nel mondo, tra cui quattro cardinali.
Sul fronte
effervescente dell’intersinodo cresce la mobilitazione di alcuni ambienti
cattolici ‘conservatori’, in forte allarme per certe ‘aperture’ in materia di
famiglia emerse prima, durante e dopo il Sinodo dell’ottobre scorso. Ieri, in
una conferenza-stampa tenuta a Roma presso l’Hotel Columbus in via della
Conciliazione, è stato presentato un manuale ‘da combattimento’ con cento
domande e risposte atte a riproporre con chiarezza la dottrina consolidata
della Chiesa sull’argomento. Tale iniziativa va inserita anche nell’ambito
della ‘supplica filiale’, la raccolta di firme indirizzata a papa Francesco,
perché tenga in considerazione ansie e speranze intorno al Sinodo di chi teme
un’insensata deriva secolare della Chiesa in tema di famiglia.
Sono due
iniziative nate da una parte assecondando il forte invito del Papa – ribadito
più volte - perché i laici siano protagonisti nella vita della Chiesa,
dall’altra dando seguito in particolare a un appello del cardinale
Raymond Burke. Che aveva chiesto a “tutti i cattolici” – anche in un’intervista
dello scorso dicembre a Jean-Marie Guénois del Figaro – di impegnarsi in vista del secondo
Sinodo “al fine di evidenziare la verità sul matrimonio (…) perché la Chiesa
deve difendere il matrimonio e non indebolirlo in un’epoca piena di
confusione” come la nostra.
CINQUANTA DI FAMIGLIA NOBILE E
OLTRE 230MILA SENZA CORONA
Scorrendo “l’elenco
delle personalità firmatarie” della supplica (ne sono citate circa 200), uno
potrebbe anche maliziosamente e ironicamente evidenziare – come qualcuno ha
fatto - la cinquantina di nobili presenti per definire l’iniziativa come quella
di un gruppo di nostalgici dell’Ancien Régime : si va
dall’erede della “Real Casa del Portogallo” a quello dell’ “Imperial Casa del
Brasile”, Braganza e Orléans Braganza. Non manca nemmeno l’arciduchessa
Alessandra d’Asburgo insieme con diversi nobili tedeschi e italiani. E c’è
anche un re, seppure in esilio: Kigeli V del Ruanda. Eppure con la cinquantina
di nobili legittimamente fieri della loro identità hanno firmato la supplica
oltre 230mila altre persone: difficile credere che siano tutte immerse nei
leziosi minuetti dei salotti settecenteschi. Già tra le ‘personalità’ troviamo
quattro cardinali: in ordine alfabetico il tedesco Walter Brandmueller, lo
statunitense Raymond Leo Burke, il cileno Jorge Arturo Medina Estevez e il
lettone Janis Pujats (che lunedì 18 maggio ha osservato davanti a una
commissione parlamentare che “è duro da dire, ma perfino i regimi di Hitler e
di Stalin non hanno osato elevare la pederastia al rango di politica dello
Stato. Disgraziatamente tale infamia è divenuta realtà nell’Unione europea (…)
che ha lanciato una crociata interna contro la fede cristiana”). Poi tra gli
altri una ventina di arcivescovi e vescovi, il sottosegretario emerito della
Congregazione per il culto divino (lo spagnolo Juan Miguel Ferrer Grenesch), il
segretario della Pontificia Accademia Latinitas (il
salesiano fr. Roberto Spataro), alcuni membri della Pontificia Accademia
della Vita (Gormally, Seifert, Waldstein, Ward), anche Carlo Casini (presidente
per decenni e fino a poco del Movimento italiano per la Vita) lo storico
tedesco Michael Hesemann, il politico statunitense Rick Santorum (già candidato
per strappare la nominationrepubblicana per le ultime elezioni
presidenziali), oltre ai responsabili di una trentina di associazioni che nel
mondo lottano per vita e famiglia.
Del testo della
“Supplica filiale” evidenziamo soprattutto due punti. Il primo: “Constatiamo
(“con dolore” e “alla luce delle informazioni veicolate in occasione dello
scorso Sinodo”) un generalizzato disorientamento causato dall’eventualità che
in seno alla Chiesa si apra una breccia tale da permettere l’adulterio – in
seguito all’accesso all’Eucaristia di coppie divorziate e risposate civilmente
– e perfino una virtuale accettazione delle unioni omosessuali”. Il secondo:
“In questa situazione una parola chiarificatrice di Vostra Santità è l’unica
via per superare la crescente confusione tra i fedeli. Siamo sicuri che la
Vostra parola non potrà mai dissociare la pratica pastorale dall’insegnamento
lasciato in eredità da Gesù Cristo e dai suoi vicari, perché ciò renderebbe più
grave la confusione”.
Durante la
conferenza-stampa di ieri è intervenuto anche l’inglese John Smeaton,
co-fondatore tra l’altro di Voice of family,
associazione mantello creata in occasione del primo Sinodo per la famiglia.
Secondo Smeaton “l’odierna crisi in campo cattolico deriva in parte anche da
dichiarazioni fatte dal Santo Padre”. Il relatore ha criticato “il silenzio dei
documenti sinodali per quanto concerne ad esempio aborto, eutanasia, suicidio
assistito, ideologia del gender” e la
“studiata ambiguità su omosessuali e adozione di bambini”. A quest’ultimo
proposito Smeaton ha riferito che in diverse scuole cattoliche inglesi la nota
lobby entra senza difficoltà per indottrinare gli allievi “con la benedizione
del vescovo locale”. Un fatto grave, come lo è stato in un altro ambito anche
l’invito fatto dalla Pontificia Accademie delle Scienze per il
recente simposio ambientalista al segretario generale dell’ONU Ban Ki Moon e a
Jeffrey Sachs (direttore dell’Earth Institute)
ambedue “favorevoli al controllo delle nascite e all’aborto, ostili alle
posizioni cattoliche in materia”.
“OPZIONE PREFERENZIALE PER LA
FAMIGLIA: CENTO DOMANDE E CENTO RISPOSTE ATTORNO AL SINODO”
E’ stato il
professor Tommaso Scandroglio (Università europea di via degli Aldobrandeschi)
a introdurre e moderare la conferenza-stampa, convocata anche per illustrare il
volumetto “Opzione preferenziale per la famiglia”, pubblicato dalle Edizioni
Supplica Filiale. Un vero e proprio manuale, che – ha rilevato Scandroglio –
“non vuol essere uno strumento apologetico della sana dottrina cattolica” ma
invece “riproporre i principi su cui si regge l’insegnamento del Magistero in
materia di famiglia”.
Il manuale è stato
redatto da tre vescovi ‘conservatori’: l’arcivescovo di Paraiba (Brasile) Aldo
Di Cillo Pagotto, il vescovo di Santa Rosa (California) Robert Francis Vasa, il
vescovo ausiliare di Astana (Kazakhstan) Athanasius Schneider. Tutti e tre sono
conosciuti come interpreti rigorosi della dottrina cattolica in materia di vita
e famiglia. Mons. Schneider è noto anche per l’analisi tanto preoccupata quanto
impietosa della situazione odierna (anche liturgica) all’interno del mondo
cattolico.
Il manuale si apre
con la prefazione del cardinale Medina Estevez: “Sembra una valutazione
oggettivamente vera dire che la famiglia sta attraversando una crisi grave e
profonda. Davanti a questa realtà non sarebbe saggio un atteggiamento che la
ignori o la minimizzi: va presa in considerazione, si devono misurare le sue
dimensioni e la sua magnitudine ed è necessario individuare i mezzi per
superarla. A ciò mira il volume”.
Tredici i capitoli
in cui si suddividono le cento domande e risposte, che si connotano per un
linguaggio agile ed accessibile al lettore medio. Si parte da quel che è un
Sinodo e dalla preparazione all’appuntamento dell’ottobre 2014. Si passa a
“Chiesa e famiglia” e attraverso altri capitoli ad esempio su “Dottrina morale
e prassi pastorale” e “Coscienza personale e Magistero”, si arriva a “matrimonio
e famiglia” e alle note delicate questioni riguardanti divorziati risposati e
omosessuali. Assai interessante e un po’ a sé il capitolo XI su “alcune
parole-chiave del dibattito sinodale”, parole definite “talismano”, perché
spesso stravolte nel loro significato originale dall’uso che se ne fa oggi,
piegato alle esigenze dell’obiettivo ‘aperturista’ da raggiungere: tra loro
“approfondimento”, “persone ferite”, “misericordia”. Nelle risposte
spesso appaiono citazioni di papi come Giovanni Paolo II - e dell’Istituto
Giovanni Paolo II per la famiglia - o Benedetto XVI (anche di Leone
XIII, Pio XI, Pio XII, Paolo VI, una di papa Francesco) o cardinali come
Velasio De Paolis, Carlo Caffarra, Robert Sarah, Gerhard Müller, Walter
Brandmüller.
Con il manuale si
tratta, ha rilevato ancora Tommaso Scandroglio, di stimolare tutti a un esame
della propria coerenza di pensiero e comportamenti con la dottrina cattolica.
Come si fa a dire “Io sono cattolico e sono favorevole all’aborto,
all’eutanasia, ai ‘matrimoni gay’, all’adozione in questi ultimi casi?” Sarebbe
come proclamare di essere ambientalista e nel contempo inquinare i fiumi.
Inoltre, ha evidenziato Scandroglio, in molti casi in cui c’è nel mondo
cattolico una discussione aperta sui noti temi delicati, la dottrina cattolica
già “è ben definita e cristallizzata”. E ciò dovrebbe bastare.
Concludiamo con un
paio di esempio di domande e risposte. Numero 40: “Visto che
oggi molti fedeli ormai non seguono la morale cattolica, non sarebbe il caso di
tollerare certe situazioni irregolari pur di attrarre più persone alla
Chiesa?”. Risposta: “Un solo ipotetico, anzi
improbabile, aumento della pratica religiosa di alcune persone in situazione
irregolare, cioè illegittima oppure immorale, non può essere ottenuto al caro prezzo
di smentire la morale evangelica e il Magistero ecclesiale e di indebolire la
fede dei fedeli in regola. Se la Chiesa poi cambiasse una dottrina e una prassi
bimillenarie sul matrimonio, perderebbe credibilità su ciò che potrà insegnare
domani”.
Numero 91. “Nel dibattito sinodale la ‘misericordia’ è il criterio-guida di
ogni approccio pastorale; questo criterio non dovrebbe forse prevalere sulle
esigenze della dottrina morale in modo da cambiarne il giudizio?” Risposta:
“La misericordia può superare la giustizia ma non può violarla, altrimenti
sarebbe ingiusta; tantomeno può smentire la verità, altrimenti sarebbe falsa.
Inoltre, proprio per il fatto di operare nel campo pratico, la misericordia non
può interferire in quello dottrinale, per cui non può mutare il giudizio morale
sulla condotta”.
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