di Francesco Agnoli
Sono assai numerosi gli scienziati che nel corso degli ultimi decenni si
sono interessati alla Sindone e hanno cercato di comprendere l’origine di
questo oggetto, così studiato ma così ancora misterioso. Siamo nel 2015, e
riprodurre quel telo è ancora impossibile. Tra i tanti che hanno accostato la
Sindone, vuoi per curiosità, vuoi per fede o altro, si segnala un gruppo di
fisici attivi presso il prestigioso centro di ricerca Enea (Ente per le Nuove
Ricerche, l’Energia e l’Ambiente) di Frascati.
Giuseppe Baldacchini è uno del gruppo: a lui appartiene un interessante
documento, reperibile in rete (http://www.sindone.info/BALDAKI1.PDF), dal quale segnaliamo
solo alcune notazioni: “La Sindone è un lenzuolo di lino antico…sul quale ci
sono molti segni tra i quali una debole immagine corporea (IC) frontale e
dorsale, e macchie di liquidi organici e inorganici. Negli ultimi decenni è
stato scoperto che la IC non è un disegno o una pittura eseguita con tecniche
conosciute… La Ic è assente in alcuni punti quali la parte destra della faccia
e della fronte e altre parti del corpo (solo recentemente se ne è spiegata la
ragione che è collegata alle formalità rituali della sepoltura e alla natura
fisica della formazione della IC); -La IC contiene informazioni tridimensionali
(i dipinti e le foto sono generalmente piatti e, a parte le difficoltà tecniche
di riproduzione, non si spiegano i motivi che possono aver indotto l’ipotetico
falsario a creare un simile effetto, inutile e sconosciuto nella storia
dell’arte); -La Sindone non contiene tracce di liquidi e gas putrescenti
(questi segni sono prodotti dopo circa 40 ore dalla morte, e quindi il corpo
non c’era già più prima di allora ma non troppo prima, per via delle macchie di
sangue che hanno richiesto del tempo per formarsi per la liquefazione del
sangue già coagulato, processo di emolisi); -Il corpo non è stato rimosso
manualmente (non ci sono tracce di trascinamento in corrispondenza delle
macchie di sangue)…”.
Abbiamo posto a Baldacchini alcune domande.
D) - Come è nata la sua passione per la fisica?
R) - La mia vera passione da giovane era il mare da solcare sulle navi
militari, ed infatti volevo andare all’Accademia navale di Livorno. Quando
questo sogno si è infranto, allora sono passato alla scienza, fisica, per via
dei consigli di un amico di famiglia che mi aveva fatto vedere cosa facevano i
fisici. Mi so poi accorto che la molla che mi spingeva era la curiosità … che ho
ancora oggi.
D) - I greci, i primi ad occuparsi di fisica, delle cose fisiche, concepirono
subito, già con Pitagora e poi con Platone, la necessità di andare “oltre le
cose fisiche”, cioè alla metafisica. Perchè secondo lei ciò che nasce e muore,
che diviene, rimanda all’”oltre”?
R) - La natura è molto complessa e la filosofia ha sempre cercato la via più
diretta per spiegarla. La scienza ha iniziato a spiegare le cose semplici e poi
sempre più complicate, ma sinceramente non sono sicuro che potrà spiegare
tutto. Ma è sempre meglio spiegare qualche cosa che nulla. Comunque la strada
da percorrere è molto lunga.
D) - Esiste un pregiudizio diffuso, un luogo comune radicato: che tra scienza e
fede vi sia contrasto. Questo nonostante la storia ci insegni il contrario: i
padri della scienza sono stati per lo più uomini di grande fede religiosa (si
pensi solo a Boyle, Galilei, Newton, Cartesio, Stenone, Maxwell, Planck…), e
non di rado anche sacerdoti. Perché secondo lei?
R) - Secondo me non c’è mai stato alcun contrasto tra scienza e fede, anche
perché si muovono su due piani diversi che forse un giorno si incontreranno.
Quello che c’è stato nel passato, talora, è stata una lotta di potere tra
uomini di fede e uomini di cultura/stato/altro che a seconda del periodo
storico hanno cercato di imporre le proprie idee/convinzioni. Insomma religione
e scienza sono state travolte da una lotta politica alla quale non
appartenevano e non appartengono. Semplicemente per vivere gli uomini hanno
dovuto accettare una religione o un regime, che oggi a noi sembra assurdo, ma
basta vedere quello che ancora succede in buona parte del mondo. Io
personalmente sono un cattolico che non vede alcuna contraddizione tra il credo
e le leggi della fisica che conosciamo. Quest’anno è morto il padre del laser e
premio Nobel Charles Hard Townes, che era un cristiano convinto.
D) - Lei si è occupato di Sindone, cioè di un oggetto misterioso che rimanda,
più di ogni altro, all’”oltre”. A riguardo di esso ha dichiarato: “L’unico
fenomeno conosciuto in Fisica che conduca alla sparizione completa della massa
con produzione di energia equivalente è il processo di annichilazione
materia-antimateria (AMA), che oggi può essere riprodotto solo a livello
subatomico nei laboratori di particelle elementari, ma che è stato invece
dominante subito dopo il Big Bang, cioè negli istanti iniziali di esistenza del
nostro universo”.
Cosa ci può dire dai suoi studi?
R) - Alla fine, con le conoscenze a mia disposizione fino a questo momento, io
penso che la Sidone sia veramente il lenzuolo funebre che avvolse Gesù Cristo.
Mi rendo conto che questa affermazione apre uno scenario inquietante, ma i
fatti sono fatti e vanno accettati per quello che sono.
D) - Infine, la teoria del Big bang, da lei citata. Fu proposta dal sacerdote
cattolico belga Georges Edouard Lemaître nel 1931, è ancora oggi fonte di
notevoli discussioni filosofiche e teologiche: se l’universo non c’era, ed è
nato, quale è la Causa di ciò?
R) - Il Big Bang è una teoria che spiega quello che è accaduto all’universo dal
momento della sua nascita in poi, ed anche il poi, cioè il tempo, è nato con il
Big Bang. Come sia accaduto, non si sa: potrebbe essere stato frutto del caso
(quantistico) o dell’intervento di una intelligenza (Dio). Al momento la
scienza non può esprimersi su questo punto, ma se si accetta il punto, allora
esisteva prima un campo energetico quantistico, il tempo di sant’Agostino. E’
ancora difficile pensare oltre, ma secondo me è altamente probabile che tutti
noi con l’universo si faccia parte di un esperimento più grande che non
comprendiamo perché ci siamo dentro e non possiamo osservarlo dall’esterno. Io
personalmente mi sento a mio agio in questo esperimento cosmico, e a questo
riguardo la fede cattolica mi aiuta non poco. Qua e là ho usato il termine
cattolico per me stesso, e non cristiano, perché questo secondo termine è
troppo generico al giorno d’oggi. Ho conosciuto cristiani che pensano che
Cristo sia un personaggio mitologico mai esistito, mentre io sono rimasto al
concilio di Nicea o giù di lì, dove hanno coniato, mi sembra il termine
cattolico.
La Croce quotidiano, 6
maggio 2015
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