Ai “5” amici, lettori del mio “quasi-mensile” dico subito che non mi ha ancora dato di volta il cervello, pur avendo varcato la soglia dei 70: quel titolo non è mio, ma di “Repubblica” del 9-III-2015, riportato da un discorso che un noto “maestro” di pensiero ha tenuto alla università di Torino. Tali “maestri” vivono arroccati sul vertice della piramide, scrivono libri, dirigono riviste e giornali, vengono ascoltati in ginocchio nelle tv e amministrano la “cultura” per il “popolo” mediante una “legione” di seguaci come i demoni di Gerasa: politicanti, gazzettieri, sparaparole televisivi pagati da noi, registi, professorini di scuole, applauditori beoti a comando… Tranquilli, il sottoscritto è per il “Credo in unum Deum, Patrem omnipotentem, factorem coeli et terrae”.
“Repubblica” si è sempre distinta per la lotta subdola o aperta alla Chiesa; così, in tanti anni, ho messo insieme un tale florilegio di appunti e ritagli sull’argomento da poterne comporre un corposo volume. Qui, cogliendo fior da fiore, riporto solo un episodio emblematico e mi scuso se mi allargo un po’ con questo preambolo. Quando imperversava e veniva gonfiata a comando la propaganda intorno alla “pedofilia dei preti”, lorsignori – espertissimi – tentarono di infangare perfino Papa Benedetto mettendo la sua foto in prima pagina con sullo sfondo le sagome scure, disegnate a vignetta, di due prelati, vecchi e barbogi, che confabulavano fra loro e, sotto, a caratteri grossi “Caso di pedofilia a Monaco con Ratzinger vescovo” (11-III-2010). L’insieme, da provetti falsari, era studiato affinché il coinvolgimento del Papa rimanesse impresso nella memoria visiva anche di un lettore distratto! E dire che Ratzinger da professore, da vescovo, da Prefetto del Sant’Uffizio e da Papa è stato fustigatore implacabile della pedofilia. Ne scrivono di cose su “Repubblica”!
Ma un titolo esplicito contro Dio per cui si invoca addirittura l’“esilio”, onestamente non me lo aspettavo pur sapendo essere quel giornale il più laicista e anticattolico sulla piazza italiana.
L’articolo è stato pensato dopo l’attentato ai vignettisti di Parigi del 7-I-2015; esso si compone di due pagine: un concentrato di rimandi culturali, uso di parole greche come “nomos”, “eteros”, “autosnomos”, “eterosnomos”, “polemos” con intreccio di filosofia, religione, storia, sociologia, politica; un insieme di tono e stile “alti” come si conviene ad una prolusione da tenersi all’università; una sintesi densa e a prima lettura non masticabile da tutti. Tuttavia qua e là si aprono ampi squarci molto più “facili” anche per noi del “basso popolo”. In sintesi c’è scritto quanto segue: se si vuole la pace sociale, la Democrazia deve eliminare chiese, religioni e Dio stesso che sono la radice dei fondamentalismi, razzismi e magari dei bullismi e delle omofobie...; solo così, estirpando la causa del male – Dio –, tutti potremo vivere felici e contenti sulla terra.
Per comprendere meglio ne trascrivo alcuni scampoli.
“L’alternativa perciò è secca. O l’esilio di Dio dall’intera sfera pubblica, o l’irruzione del Suo volere sovrano (…) Aut aut. Ecco perché è inerente alla democrazia l’ostracismo di Dio, della sua parola e dei suoi simboli, da ogni luogo dove protagonista sia il cittadino: scuola compresa, e anzi scuola innanzitutto, poiché ambito della sua formazione. Al fedele restano chiese, moschee, sinagoghe, e la sfera privata in interiore homine” E ancora. “Una volta istituita la sfera pubblica in forma democratica, rilegittimarvi Dio vuole dire inocularvi il virus (…) fino alla guerra civile di religione (…) Perciò. La religione è compatibile con la democrazia solo se disponibile e assuefatta all’esilio di Dio (…) solo se pronta a praticare il primo comandamento della sovranità repubblicana: non pronunciare il nome di Dio in luogo pubblico (…) La religione è compatibile con la democrazia solo se addomesticata (…) Le religioni compatibili con la democrazia sono dunque religioni docili, che hanno rinunciato a ogni fede militante (…) Sono religioni sottomesse (…) Sono religioni riformate”.
Parole più chiare di queste l’illustre pensatore non poteva usare e – confesso – così esplicite, rare volte ne avevo sentite. Riprendo, quindi, gli spiriti e cerco di dare alcune risposte.
Prima: io, oltre che come “cittadino”, pretendo il diritto ad essere “protagonista” anche come “cattolico” e aggiungo volentieri, “apostolico, romano”; infatti, non abito nel Pakistan a stragrande maggioranza musulmano o nella Cina comunista che perseguita i cristiani o nell’Olanda neopagana ma in Italia dove la Chiesa Cattolica, per grazia della Provvidenza, c’è da venti secoli e ancora si vede, avendo forgiato – nonostante peccati e errori di suoi uomini – la civiltà e l’unità del nostro popolo anche con arte, letteratura, diritto, musica, canto, lingua, toponomastica, costumi, proverbi e…buona tavola.
Seconda: è mio diritto avere anche una scuola che non distrugga il deposito della storia e delle tradizioni di questo popolo di cui faccio parte; che ai nostri figli e nipoti, in nome di un mal capito “multiculturalismo”, essa non proibisca, ad esempio, di fare il presepio e cantare le canzoni di Natale e – soprattutto – che questi non vengano indottrinati dalle aberrazioni del “gender” (due mamme, due padri, tre genitori!) trasformando il falso in vero per demolire l’unica Famiglia .
Terza: è mio diritto il poter professare la fede pubblicamente, cioè anche fuori delle chiese e non solo in “interiore homine” come petendono lorsignori; è dal “1789” che provano anche in Italia a rinchiuderci, ma non ci sono ancora riusciti.
Quarta: io non voglio essere un cattolico “addomesticato”, “docile”, “sottomesso”, “riformato”. Penso con rammarico che se questo “maestro” si è spinto ad affermazioni tanto chiare e perfino offensive, non ha usato tali precise parole “per vedere l’effetto che fanno” ma perché, purtroppo, conosce bene cattolici già da tempo “addomesticati” e addomesticabili: ce ne sono parecchi, ad esempio, nei partiti politici. Il pericolo mortale per la Religione infatti, a mio “zero-virgola” di parere, non proviene tanto da chi la combatte a bandiere spiegate come fanno i radical-monetieri-borghesi di cui stiamo parlando, quanto dagli ignavi e confusi, anche frequentatori di chiese e oratori che non si sono ancora resi conto che la “nostra” Chiesa in questo momento storico, mediante la corruzione/dissoluzione della società, è oggetto di un attacco globale ed epocale con caratteristiche che mai si erano viste prima; è l’attacco concentrico della “dittatura del relativismo” soprattutto alla Famiglia nell’intento di crearne un’altra diversa di quella che abbiamo conosciuto per secoli e millenni: vedi le proposte di legge contro di essa da parte di politici italiani mezzefigure a cui, purtroppo, la Democrazia consegna il potere enorme di disfare cose infinitamente più grandi delle loro minuscole persone…
Agli stolti che vogliono mandare Dio in esilio ricordo – al solito, da povero “quidam de populo” – che il loro progetto lo abbiamo già visto organizzato svariate volte da chi, volendo creare “l’homo novus”, ha proclamato la “morte di Dio” o la “religione oppio dei popoli” e puntualmente ha prodotto fame, gulag, lager, macerie e montagne di cadaveri.
Ai “5” amici, nonni, padri, nipoti, più e meno frequentatori di chiese, dico di reagire in prima persona affinché quei tali “maestri”, progettisti dell’“esilio di Dio”, non prevalgano almeno nella nostra Patria.
25 Aprile 2015, Festa di San Marco Evangelista Carmelo Bonvegna
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